Dalla lotta biologica tra buoni e cattivi, la nuova frontiera per prevenire le aflatossine del mais

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Con la prevenzione si può giocare di anticipo, magari favorendo la lotta tra due contendenti della stessa specie fungina. Vale anche nel caso dell’Aspergillus flavus, di cui esistono un ceppo cattivo e un ceppo buono: il buono colonizza in campo il cattivo e lo annienta, evitando che la granella di mais si copra delle pericolosissime aflatossine. Come nella maggior parte dei film d’avventura alla fine vincono i buoni, e anche in questo caso è così.

Una scoperta nata da un gioco di squadra vincente

La scoperta è frutto della collaborazione tra la società DuPont Pioneer e l’Università del Sacro Cuore di Piacenza, che hanno brevettato il nuovo AF-X1. Il prodotto deve ancora ricevere l’autorizzazione definitiva alla vendita, ma per il momento, data la sua valenza biologica (quindi non chimica) e la sua importanza strategica, ha ottenuto un’autorizzazione straordinaria alla vendita con il vincolo dell’uso zootecnico del mais trattato, che ne ha consentito l’uso nella scorsa campagna maidicola anche se, ovviamente, in forma ridotta.

Semi di sorgo inerti inoculati con il killer biologico

Che cos’è in pratica AF-X1? Si tratta di un formulato fatto di semi di sorgo devitalizzati che servono solo come supporto, inoculati con le spore del ceppo non tossico del fungo Aspergillus flavus selezionato nei nostri ambienti italiani.

Nel periodo che va dal post-sarchiatura sino a 15 giorni prima della fioritura del mais, il prodotto va distribuito con lo spandiconcime e deve rimanere sulla superficie del terreno affinché le spore del fungo buono si attivino e si diffondano il più rapidamente possibile, fino a colonizzare la pianta e la spiga.

Il principio del trattamento consiste dunque nel favorire una colonizzazione preventiva e massiccia con il fungo buono per prevenire la diffusione del fungo cattivo. Il ceppo del fungo buono è molto aggressivo, non si combina con i ceppi cattivi e non produce a sua volta alcuna tossina. Risulta così un ottimo ed efficace killer biologico.

La testimonianza di un agricoltore veneto

Paolo Miotto, un agricoltore di Vescovana (Treviso), afferma: «Da tre anni mettiamo in campo AF-X1 alla dose di 25 kg/ha. Nel 2013, un anno molto difficile, le aflatossine superavano i 100 ppb (parti per miliardo), mentre nella zona trattata erano inferiori a 5 ppb. La frequenza di attacco da parte delle aflatossine sta aumentando sempre di più, quindi questo sistema per noi è essenziale. Per l’alimentazione zootecnica sono ammesse fino a 20 ppb di aflatossine, ma di fatto il mercato vuole valori inferiori ai 5-10 ppb».

La percentuale di controllo sull’Aspergillus, dannoso in tutte le esperienze di campo realizzate sino a oggi – soprattutto per opera dei Consorzi Agrari d’Italia – su ampie superfici dal 2013 al 2015, ha oscillato sempre tra l’85 e il 100%: dunque un pieno successo dell’AF-X1.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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