Grano duro: la nuova Pac lo penalizza, il mercato lo sostiene

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Si avvicinano le semine autunnali e l’agricoltore deve cominciare a fare i conti con le regole della nuova Pac, che partirà il 1° gennaio 2023 e che modificherà radicalmente il sostegno al grano duro.

Con la nuova Pac le aziende agricole subiscono una riduzione consistente dei pagamenti diretti, il pagamento greening viene soppresso e i nuovi ecoschemi non contemplano il grano duro. L’unica nota positiva è che aumenta il sostegno accoppiato, ma senza compensare le altre riduzioni. Per fortuna, ha sottolineato Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia in un recente articolo su Terra e Vita, il mercato sembra reggere, con prezzi che da dieci mesi oscillano intorno ai 50 euro al quintale, anche se occorre tenere presente dei forti aumenti dei costi di produzione e di rese non sempre elevate.

Come cambia il pagamento di base

Oggi le aziende che coltivano grano duro possiedono titoli di un valore medio attorno ai 240 euro/ha, al quale si aggiunge il greening che porta il sostegno totale a 370 euro/ha.

Il taglio del plafond del pagamento di base previsto dalla nuova Pac fa sì che il suo valore scende a 172 euro/ha senza che ci sia più l’aggiunta del greening. A questi 172 euro/ha va aggiunto il pagamento accoppiato, riconosciuto solo alle aziende del centro-sud, che si prevede valga circa 100 euro/ha.

Un esempio pratico

Prendiamo come esempio un’azienda di 100 ettari interamente coltivata a grano duro.

  • Nel 2022 il sostegno totale (base + greening + accoppiato) è di 431 euro/ha.
  • Nel 2023 il sostegno totale (base + accoppiato) sarà di 298 euro/ha e scenderà gradatamente negli anni successivi per effetto della convergenza, arrivando nel 2027 a 277 euro/ha.

Fabbisogno nazionale di grano duro molto superiore alla produzione

Dunque il grano duro risulta penalizzato dalla nuova Pac, ma in misura minore rispetto a grano tenero, orzo e mais, che non ricevono nemmeno l’aiuto accoppiato. Commenta Frascarelli: «I produttori di grano duro registrano una riduzione del 30% dei pagamenti Pac, ma ci sono comunque vantaggi di mercato che attirano gli agricoltori verso questa coltura, sostenuta da prezzi elevati di mercato e da un fabbisogno nazionale che è largamente superiore alla produzione interna».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


11 commenti

  • Francesco

    5 Settembre 2022 at 12:47 pm

    I prezzi del mercato di grano duro sono effemiri possono crollare da un momento all altro i 50 € sono dovuti alla crisi geopolitica di questo momento il vero aiuto era la Pac ma senza di essa non si produrrà niente

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  • Antonio

    5 Settembre 2022 at 7:07 pm

    Salve,
    al sud dove si produce il grano duro e nn potremmo fare altro x il clima, con rese da 25-35 q.li/ha, con 50 €/q.le siamo passivi, quindi meglio nn seminare.
    Poi lacrime di coccodrillo se l’import da dipendenza ad una intera nazione

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  • Donato

    5 Settembre 2022 at 10:26 pm

    Per chi fa transumanza e coltiva erba medica prr animali quando è il titolo?

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  • Donato

    5 Settembre 2022 at 10:28 pm

    Per gli allevatori che seminano erba per pascoli e fa transumanza

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  • Francesco

    6 Settembre 2022 at 8:55 am

    La produzione di grano duro anche con l aumentare dei prezzi non porta alcun utile in quando produrre grano di qualità con i prezzi attuali dei concimi è il cambio climatico che comporta rese inferiori non coprono assolutamente i costi di produzione, e si rischia che molte superfici agricole in provincia di Foggia restino incolte o a colture diverse dal grano duro.

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  • Michele

    6 Settembre 2022 at 10:00 am

    Ma i nostri politici non si rendono conto che in questo modo distruggono l’agricoltura in quanto per gli alti costi di produzione non conviene più la coltivazione di grano duro e si finirà come per l’acquisto del gas essere dipendenti da altri paesi con ricatti come sta facendo la Russia, miei cari politici aprile gli occhi prima che sia troppo tardi.

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  • Pier Paolo

    6 Settembre 2022 at 2:17 pm

    Con tutto quello che sta succedendo, per via anche della guerra, possibile che nessuno della triade decida un’inversione di tendenza, seppur momentanea della PAC?
    A chi conviene che la base produttiva agricola diminuisca ulteriormente per via dei costi di produzione sempre più elevati?

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  • Cinzia Fiorani

    6 Settembre 2022 at 2:29 pm

    Sempre molto precisi

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  • Giuseppe Pulieri

    6 Settembre 2022 at 3:10 pm

    Trovo vergognoso il disacvoppiamento,e le misure di sostegno tolte o a scalare dell’europa.Bisogna uscire immediatamente dall’ europa,costruita su di una presunta stabilita’ monetaria,e buona neanche a ,questo! Era meglio quando stampavamo per nostro conto! Via ilvgoverno draghi,e che avvenga l’italexit!

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  • Massimo Motolese

    6 Settembre 2022 at 5:31 pm

    Bentrovati. Bè un commento a caldo, proprio dopo un periodo di Covid e dell’Ucraina,era proprio il momento giusto per sostenere il famoso ‘aiuti al reddito agli agricoltori ‘ ,che se pur programmato sarebbe potuto essere prorogato. Tanto più l’import di grano duro,che è in entrata è un colossale colapasta . Strano che mi ritrovo a lamentarmi come agricoltorie italiano.

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  • Paolo

    6 Settembre 2022 at 6:25 pm

    C’è poco da commentare, con la commissione europea in mano ai 4 big del settore. Bisogna slegarci da questa Europa e soprattutto dal mercato borsistico che nulla a che vedere con la realtà di chi lavora la terra. Quest’anno apparentemente si avrebbe dei piccoli vantaggi che vengono cmq azzerati dal costo dei concimi e dei fitosanitari oltre che, ovviamente, fai carburanti. È una Caporetto per chi non l’avesse ancora capito.

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