I contoterzisti uniscono le forze: un ruolo chiave per l’innovazione e la sostenibilità in agricoltura

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Unima e Confai, i due più importanti sistemi organizzati di contoterzisti italiani, si riuniranno in un unico organismo di rappresentanza entro la fine di questo mese. Finalmente, dopo anni di discussioni e di divisioni, almeno questa parte del mondo agricolo fa squadra, aumentando con la forza dei numeri il suo peso anche sul piano politico – il che non guasta, dato che c’è molta strada da fare per far capire a Roma cosa vuol dire fare agricoltura nel nostro paese.

Che questa unificazione serva da buon esempio a tutti gli altri, ma sappiamo purtroppo che rimarrà un caso isolato!

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Marco Speziali, presidente Confai Mantova, contoterzista illuminato e molto innovativo dal punto di vista tecnologico e agronomico, ci ricorda i dati statistici che indicano come il comparto agromeccanico «generi in Italia un volume di affari di oltre 3,7 miliardi di euro, mentre il numero di aziende agricole diminuisce a un ritmo di quattro volte maggiore rispetto alla contrazione delle superfici coltivate».

È evidente quindi il ruolo centrale dei contoterzisti, che evitano l’abbandono dei terreni a seguito della chiusura delle aziende agricole gravate da un lento ricambio generazionale.

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Marco Speziali, presidente Confai Mantova.

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La flessione di manodopera nelle aziende agricole promuove il contoterzismo a garanzia non solo della maggiore e qualità e precisione nelle lavorazioni, ma anche della sostenibilità economica e ambientale, grazie anche all’applicazione in lento progressivo aumento dei sistemi di agricoltura di precisione. «Le imprese agromeccaniche – dice Speziali – svolgono anche un ruolo sociale, dato che siamo sempre più la banca dell’agricoltore che liquida le nostre spettanze a fine anno o quando arriva la Pac».

«Tuttavia, temo che in futuro non potremo più sostituirci alle banche – conclude Speziali – se non cambierà qualcosa nell’accesso al credito e se finirà la nostra esclusione dalle sovvenzioni dei PSR regionali».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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