Il pomodoro Pellerossa nasce in serre senza terra riscaldate dal biogas
Pellerossa è il marchio di pomodoro Premium della cooperativa Agribologna, che viene prodotto nelle serre riscaldate dal calore prodotto da due impianti di biogas delle società Budrio GFE 126 e Budrio GFE 375 nelle campagne vicino a Bologna. Si tratta di una sinergia virtuosa, che dimostra ancora una volta come il biogas possa rappresentare una fonte di energia con molteplici impieghi, a patto che si sappiano sfruttare tutte le potenzialità di una risorsa che in Italia forse non utilizziamo al meglio.
Un impianto da 2 megawatt su 600 ettari di terra
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«Siamo partiti nel 2013 – dice Daniele Monti, responsabile del sistema campagna-impianto – grazie a una società che conta su un socio di maggioranza come Athesia Energy, gruppo che fa riferimento a Michel Ebner, con due impianti qui a Budrio di 2 megawatt che vengono alimentati con le colture prodotte su circa 600 ettari di terreno in affitto».
«Il nostro piano colturale – prosegue Monti – prevede per circa il 60% mais da insilato in successione con medica, barbabietola e cereali vernini. Disponiamo di terreni per lo più molto argillosi e i frequenti passaggi dei mezzi al momento non ci permettono di adottare le minime lavorazioni, che comunque in futuro cercheremo di prendere in considerazione perché comporterebbero un notevole risparmio sui costi a parità di produzione. Intanto ci stiamo attrezzando per introdurre l’irrigazione in azienda: già da quest’anno potremo irrigare circa 90 ettari, con l’obiettivo di aumentare le produzioni aziendali e ridurre così gli acquisti di insilati».
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Un predigestore di grande capacità e molto prezioso
«Il nostro impianto di biogas ha una peculiarità importante nel grande predigestore a forma di parallelepipedo, con una capacità di 1000 metri cubi, che accoglie tutti gli insilati e le polpe di barbabietola prima che vengano trasferiti nei digestori a forma rotonda», aggiunge Monti.
«Il predigestore svolge un compito molto importante e inoltre il 40% del gas è di sua produzione: grazie a un grande albero a rami, centrale rispetto alla struttura, gira molto lentamente (4 giri al minuto) e innesca in maniera ottimale i processi fermentativi a opera del complesso microbiologico che ha bisogno di tempi lunghi per poter effettuare un lavoro a regola d’arte. Il sistema sta funzionando molto bene e siamo a pieno regime».
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L’idea vincente di produrre pomodoro senza terra
Ecco come nasce l’idea delle serre per la produzione di pomodori fuori terra: «È un’idea della società Ipom che conta su tre soci – Barbara Callegari, Francesco Ambruosi e Riccardo Astolfi – che si occupano della gestione della coltura e della serra e la commercializzazione del prodotto fa capo ad Agribologna. Il complesso di serre occupa 10.000 mq, il pomodoro viene trapiantato a metà gennaio e la produzione, con cicli continui, arriva fino a ottobre. Le produzioni toccano i 40 kg di pomodori al metro quadro, quindi si tratta di performance record. Questo tipo di coltivazione senza terra e in serra permette di ottenere un prodotto molto sano e di alta qualità».
«Tutto il calore che occorre alle serre proviene dall’impianto di biogas – ricorda infine Monti – che sarebbe in grado di alimentare altre strutture anche con produzioni diverse. Da questo punto di vista la nostra società è pronta e disponibile a vagliare ipotesi di lavoro con imprenditori che fossero interessati a sfruttare la nostra energia termica».