Istruire il contadino è impossibile? Nel 1899 ne erano certi

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«Istruire il contadino è pressoché impossibile, perché sono in lui gravissimi ostacoli a qualunque miglioramento intellettuale. I professori di agraria, i proprietari, gli agenti e i castaldi intelligenti, tutti coloro che lavorano per il progresso agrario, sanno che chi si oppone alla diffusione delle sane idee e delle buone pratiche razionali, è l’agricoltore stesso». Così si legge nel libro “Insegnamento agrario elementare. Sei conferenze ai maestri” del prof. Antonio Marozzi, pubblicato nell’anno 1899 da Gaetano Franchini Editore.

Viene da dire che qualche progresso lo abbiamo fatto, ma alcuni difetti di fondo rimangono tali e quali, anche dopo più di 120 anni. Sentite infatti cosa dice ancora il Marozzi:

«Quasi sempre l’agricoltore-contadino, molte volte l’agricoltore proprietario o agente, ha tre principali difetti che sono gli ostacoli maggiori.
Primo tra questi difetti è l’avversità alle cose nuove, per cui è buono e serio tutto ciò che è giunto fino a loro per vecchie ed oscure tradizioni di pratiche agrarie, ed è cattivo e non pratico tutto ciò che è frutto dello studio e della esperienza di persone che non lavorano materialmente e che non agiscono e non vestono da contadino.
Secondo difetto, e gravissimo, è la somma sei pregiudizi che occupano e, in un certo modo cristallizzano, la mente del contadino. Il contadino ha certe sue idee speciali curiosissime nelle quali ha la più cieca fiducia, ed a queste idee erronee, a questi pregiudizi, orienta la sua pratica e rifiuta, non solo qualunque istruzione pratica, ma qualunque ragionamento che urti le sue idee preconcette.
Infine, il contadino manca assolutamente di sano spirito di osservazione. Hanno così alta fede nell’esperienza da accettare l’esperienza, non si sa come fatta, dei loro antenati e non cercano di fare per se stessi esperienza. Se così non fosse, non avverrebbe di sentire un contadino sostenere l’influenza della luna sull’effetto dei concimi sparsi in luna nuova o vecchia, tenera o dura, senza aver mai fatta una prova seria per verificare se è vera o non è vera la supposta influenza.
In conclusione, il contadino che ha tanta opinione della pratica e tanto disprezzo della teoria, è perfettamente teorico. Se teorico è colui che ragiona in base ad un ordine di idee preconcette, che afferma senza aver sottoposto alla prova sei fatti, quello che ammette come indiscutibile verità, teorico, e teorico nel più brutto senso della parola, è il contadino».

 

Aggiunge ancora il maestro Marozzi:

«Compito del maestro della scuola elementare è quello di educare i futuri agricoltori. Non importa che dalla scuola escano giovani già esperti di cose agrarie, importa che escano giovani che abbiano fede in chi, senza essere lavoratore e senza aver le mani callose, studia e consiglia illuminato dalla sapienza. Giovani che al posto delle stolte idee e dei vieti pregiudizi, abbiano poche ma sicure e buone idee in accordo con la verità. Giovani che conoscano l’importanza dell’esperienza fatta osservando sinceramente e senza preconcetti, ciò che avviene nel campo agrario»

 

Noi della redazione del Nuovo Agricoltore, che tutte le settimane siamo impegnati nel cercare di diffondere e divulgare idee nuove, anche oggi ci troviamo spesso a scontrarci con questa mentalità, fortunatamente con tante eccezioni. Nessuno si senta offeso, ma questa è la dura realtà.

38 commenti

  • Giovanni Beraldin

    9 Dicembre 2022 at 4:07 pm

    Quello che il signor Marozzi non sapeva è che si sarebbe arrivati al limite estremo :l’eccesso di tecnologia. Spero che non ci ciberemo, in un prossimo futuro, passando un codice a barre con il telefono ma con sano, gustoso, nutriente, profumato e pulito cibo. Ora ci accorgiamo che i contadini ‘ottusi’ con le mani callose valgono come l’oro e lavorano come muli per mantenere una montagna di burocrati.
    Se permettete, dopo aver frequentato liceo ed università sono orgoglioso di aver ritrovato la mia anima ottusa. Un giovane minuscolo agricoltore

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    • Giovanni

      12 Dicembre 2022 at 4:20 pm

      Il problema evidenziato non era questo che evidenziava Marozzi, anche se è corretta an cc he la sua osservazione, oggi grazie alla cultura qualcosa è migliorato, ma frequentando istituti agrari risulta ancora inpietrita nell’animo del preconcetto.

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    • Sandro

      12 Dicembre 2022 at 5:01 pm

      Pinamente d’accordo.Ottima osservazione

      Rispondi

    • Davide

      13 Dicembre 2022 at 9:55 am

      Ma cosa dici?
      Senza neanche rendertene conto hai fatto un perfetto ragionamento da “agricoltore”.
      L’ “eccesso di tecnologia” di cui parli altro non è che il sentimento dell’antico agricoltore che rifiuta a priori, senza conoscere nulla, solo perché “le buone tradizioni di una volta” vengono violate.

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    • Angela Franchini

      15 Dicembre 2022 at 3:17 pm

      Bravissimo!

      Rispondi

    • Marisa

      19 Dicembre 2022 at 5:02 am

      Bravo sono d’accordo con te anche io dopo e durante la mia carriera lavorativa ho fatto sempre anche ilnpicvol9 agricoltore ad udo familiare e dmici

      Rispondi

    • Wanda

      21 Dicembre 2022 at 3:36 am

      Condivido in pieno! Penso anche alle
      relativamente recenti campagne di istruzione per insegnare ad abbandonare i concimi naturali per utilizzare quelli chimici o per decantare la monocoltura e minimizzare la pratica della rotazione culturale…. Bisognerebbe appendere questo bel articolo in tutti i posti dove c’e’ l’intenzione di insegnare. Di sicuro male non farebbe, anzi..
      Una nonna che ama la visione a 380°
      Si 380 => ancora oltre la visione olistica.. La realtà supera ciò che appare.

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  • Edmondo Trovato

    9 Dicembre 2022 at 6:47 pm

    Be che dire mi sembra un ragionamento molto riduttivo specialmente se viene fatto da chi vive solo di teoria e teorie mai messe in pratica ma solamente sostenute.

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    • Davide

      13 Dicembre 2022 at 9:57 am

      Ecco un altro “agricoltore” di una volta.
      Ma cosa dici? Ma cosa hai letto?
      Ma se è scritto proprio che l’agricoltore di allora rappresenta l’emblema della pura teoria visto che agisce per preconcetti mai messi alla prova della pratica.
      Rileggi meglio il testo.

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      • Daniele

        20 Dicembre 2022 at 6:50 am

        “Mai messi alla prova”? E cosa mangiavano l’ottuso agricoltore e l’insigne cattedratico? Le merendine del mulino bianco?

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      • Simone

        20 Dicembre 2022 at 1:09 pm

        Esperienza si chiama esperienza.
        Quella che sui libri di scuola e senza calli sulle mani non potrai mai conoscere.
        Il maestro Marrozzi non c aveva capito una fava….

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      • Mattia

        22 Dicembre 2022 at 6:44 am

        È assurdo affermare che il contadino, specialmente quello di una volta, possa rappresentare l’emblema della “teoria” quando è in realtà il suo metodo è esclusivamente empirico. Se una tecnica funziona ne mantiene l’utilizzo, altrimenti la scarta. Ed è così da 7000 anni circa. I veri teorici sono proprio quelli come il Marozzi, imbevuti di positivismo ottocentesco. E che oggi francamente fanno ridere i polli! Gli accademici non saprebbero coltivare nemmeno una zucchina, e hanno contribuito non poco al peggioramento dell’agricoltura. Questa è la realtà!

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  • Ambrogio Campi

    10 Dicembre 2022 at 11:41 am

    lo stesso discorso vale per tante professioni artigianali, fate un giro fra gli artigiani di qualunque professione in Brianza e vi troverete a sbattere contro un muro simile, frase base “ocio che addess gh’è rivà l’architett”

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  • Amedeo Cattaneo

    10 Dicembre 2022 at 11:47 pm

    Si per certi versi concordo anche se non proprio fino in fondo.
    Del resto gli agricoltori e la stessa agricoltura è arrivata fino ai giorni nostri con i contadini che tra successi e illuminazioni hanno fatto di questo paese un eccellente esempio per molti.
    Il detto contadino scarpe grosse e cervello fino sennò per cosa è stato cerato?

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  • Proni Agide

    11 Dicembre 2022 at 8:55 am

    Oggi il “Contadino” è un Agricoltore Imprenditore che si è diplomato o laureato. Oggi per fare l’imprenditore agricolo è necessario avere conoscenze agronomiche molto approfondite ed inoltre avere ottime capacità gestionali. Purtroppo molte volte si affida a terzi per la vendita del proprio raccolto non massimizzando i ricavi. Questo è l’unico aspetto negativo del “Contadino” moderno.

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  • Miriam

    11 Dicembre 2022 at 10:04 am

    In base a quanto detto nell articolo
    non mi sembra proprio che sia così .Ad oggi ciò che ostacola il mettere in atto ciò che è stato scritto di non dare ascolto “a chi sa” è frutto di costi elevati nei prodotti fitosanitari biologici, e delle gradi aziende che non permettono il giusto guadagno x noi contadini…
    Poi non bisogna fare di “tutta l ‘erba un fascio”
    perché in verità sono molti quelli che osservano e ascoltano la scienza…..io sono una di questi!

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  • Francesco

    11 Dicembre 2022 at 10:14 am

    Non c’è da stupirsi. Chi ha appreso le tecniche agricole con la pratica, vedendo come fanno gli altri e quindi per mimesi,, non può allontanarsi da tali pratiche perché gli mancano gli strumenti tecnici e scientifici per modificare i comportamenti. Per poter innovare bisogna sapere PERCHÉ si fa una cosa e non COME si fa.

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  • Diego Pizzolato

    11 Dicembre 2022 at 1:14 pm

    …Attenzione, però!
    Una Cosa è La Scienza, ben Altra è la Multinazionale che dice: “Fa come ti dico Io ed andrà tutto bene…”
    Per spiegarsi meglio con un esempio:
    chi coltiva non sa molto bene che gli può capitare davanti il Tizio di Città che consiglia l’uso di che so, Coccinelle… oppure il Tizio di Città che gli consiglia porcheria chimiche tali da ammazzare sia gli insetti dannosi che gli insetti impollinatori.
    Attenzione perciò: la considerazione fatta nel 1899 poteva anche essere fatta da persone che miravano in buona fede al Progresso, oggi a guardare certa gente negli occhi e dirgli può essere un atto salvifico non solo per il “Contadino da Istruire”.
    Anche per il Consumatore, o la Collettività in Generale.

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  • Massimo

    11 Dicembre 2022 at 5:24 pm

    Sono pienamente d’accordo , se parliamo di contadini, lo Sono molto meno quando si parla di imprenditori agricoli…L’importanza dell’effetto della luna, non è ancora stato dimostrato scientificamente, ma nemmeno il suo contrario…Evidentemente è la scienza un passo indietro.

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  • Romolo

    11 Dicembre 2022 at 6:05 pm

    Purtroppo sono il caso che non conferma la regola, un confronto col Nostradamus l avrei gradito, peccato….. anzi fortuna che intercorrono tre generazioni. Oggi il mago cambierebbe le profezie. Gli parlerei di …..Raul Gardenia…..

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  • Andrea

    12 Dicembre 2022 at 4:35 pm

    Chi mette in discussione l’influenza della luna sulla natura e di conseguenza sul fare dell agricoltore è il vero ottuso e per giunta ignorante.

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  • Luciano

    12 Dicembre 2022 at 8:52 pm

    Sono contadino, agricoltore o imprenditore agricolo come più vi piace. Figlio di un agricoltore( così mi piace definirlo) purtroppo da poco deceduto che non aveva nemmeno uno di questi presunti difetti del 1899. Un uomo estremamente intelligente aperto al progresso prontissimo ad ascoltare e mettere in pratica i consigli di chi aveva studiato. Mi ha insegnato tanto soprattutto a lottare a credere in quello che si fa ad ascoltare le persone intelligenti

    Rispondi

  • Sandro Tonello

    13 Dicembre 2022 at 1:34 pm

    Buongiorno.
    L’articolo è poco chiaro : siamo nel 1899, quindi ancora non c’erano multinazionali, fetilizzanti chimico e diavolerie varie.
    Quindi sicuramente si riferisce al fatto che per quei tempi normalmente contadino significava, per la miseria in cui viveva, ignoranza.
    Spero che tutti siano d’accordo che ignoranza vuol dire assenza di cultura e quindi di poter scegliere ciò che è bene da quel che è male….
    Non credo che una sana agricoltura biologica possa essere perseguita senza conoscenza, al pari di quella fatta con macchine agricole complesse e con prodotti chimici.
    Purtroppo l’ignoranza in senso pieno è la goduria di chi sa…..anche nelle scelte politiche dei nostri governanti!!!
    Buona giornata a tutti.

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    • Francesco

      14 Dicembre 2022 at 2:44 pm

      A proposito dei cosiddetti ‘nostri governanti’, che non sono affatto ‘nostri’ ma sono solo di chi li ha votati. Per essere rappresentanti di qualcuno bisogna riceverne il mandato esplicito. Gli italiani che scelgono di non farsi rappresentare dalla partitocrazia, e che quindi non danno nessun mandato, sono anche loro cittadini a pieno titolo che dovrebbero avere gli stessi diritti degli altri. Né si può arbitrariamente invocare la regola del silenzio assenso sul voto, per cui chi non vota o vota scheda bianca è legittimamente ‘rappresentato’ da chi è stato scelto da altri. Questa pseudo rappresentanza, che è di fatto una non richiesta né voluta rappresentanza coatta, ci riporta direttamente ad un’altra questione molto più importante che è la mancanza di democrazia in Italia di cui l’informazione in questo paese ha sempre ignorato, come se non ci fosse. Quel partito di maggioranza rappresentato da chi decide di non votare per il regime oppure che vota scheda bianca dovrebbe avere il diritto di farsi rappresentare da seggi vuoti in parlamento determinati nello stesso modo degli altri seggi.

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      • Cris

        19 Dicembre 2022 at 8:30 am

        Scegliere di non votare non ti da il diritto ti criticare chi lo fa, il voto è stata una conquista di chi ha lottato per le idee e la libertà e non si nasconde dietro alle incertezze, perché critacare è sicuramente piu facile che agire e esporsi per difendere i propri ideali.

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        • Andrea

          22 Dicembre 2022 at 12:23 am

          Sono dell idea che la democrazia, piaccia o no, è PARTECIPAZIONE, funziona così: si scelgono persone, si da loro un mandato e, nel caso, si mandano via. Non votare è come non nuotare in acqua: scelgo di non muovere gambe e braccia ma inevitabilmente affogo.

          Rispondi

  • Francesco

    14 Dicembre 2022 at 7:08 am

    L’articolo è un’accozzaglia di luoghi comuni che possono avere un senso solo se contestualizzati nello spazio (socio economico e ideologico) e nel tempo in cui è stato scritto.
    In realtà, come chiunque può facilmente constatare, la mancanza di formazione del sistema scolastico-universitario è uno dei problemi più gravi del nostro tempo. Questo vale soprattutto in Italia dove il sistema preposto alla formazione sforna persone che non hanno imparato a fare niente dopo avere percorso invano il lungo tunnel della scuola bruciando gli di vita in cui il potenziale di apprendimento è massimo.
    Dopo 13 anni di scuola, più un numero meno definito di anni di università, lo sconsiderato pseudo maturo (non si è mai capito cosa voglia dire questa parola, di certo non si è maturi per entrare nel mondo del lavoro) viene scaricato del tutto impreparato nel mondo vero dove finalmente si accorge che le cose si imparano con l’esperienza non sui libri che semmai potrebbero avere una loro utilità solo dopo essersi formati con l’esperienza, che in questo articolo è rinominata in modo riduttivo come ‘la pratica’.
    La realtà vale più di qualunque inconsistente chiacchiera. Le pseudo analisi parolaie a nulla valgono di fronte alla realtà italiana dei laureati che affollano i concorsoni con la speranza di ottenere un lavoro qualunque, spesso non qualificato.
    Il discorso della mancata formazione in questo paese (perché di questo si tratta, essendo l’agricoltura in Italia non competitiva e quindi sostanzialmente fuori mercato e quindi morta) è molto più serio di quello fatto in questo articolo.

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  • Anacreonte

    14 Dicembre 2022 at 9:20 am

    Da che mondo è mondo i contadini, pur nella loro “ignoranza”, hanno tratto dalla terra il necessario per dare di che vivere alle proprie famiglie e a parecchia altra gente. Se si sono rifiutati di cedere ai “consigli” dei cervelloni teorici è stato perché non sono state spiegate loro le ragioni per cui avrebbero dovuto adottare dei cambiamenti nel loro modo di gestire la terra. Se avessero rifiutato fino in fondo questi “suggerimenti” oggi non ci troveremmo davanti alla distruzioni di insetti molto utili, vedi API.

    Rispondi

  • Gianni

    14 Dicembre 2022 at 2:15 pm

    Evviva il contadino ignorante
    Che lotta da solo contro le erudite….multinazionali ……CIAO

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  • Fausto

    16 Dicembre 2022 at 12:27 am

    Tutti i Vs commenti sono utili .. certo per chi è nato in quei poveri anni la coltura contadina era più o meno quella molto scarsa .Ma anche in regioni più evolute il contadino viveva nel modo che gli aveva insegnato suo padre o il nonno. Comunque era la coltura della sua famiglia che magari poteva fare la differenza, secondo me era più bravo quello di allora rispetto al contadino di oggi gestito solo dalla quantità del bisness..Lavorare la terra oggi non è più la fatica di una volta ma una gara. e fare soldi dimenticato i valori antichi della terra.

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    • Cris

      19 Dicembre 2022 at 8:49 am

      Da contadina sono daccordo ci avevano talmente bistrattato negli anni del bum economico da farci sentire il nulla, guardatevi in giro dove ci hanno portato questi cervelloni laureati che si fanno mantenere dietro le scrivanie e riflettete. Sono cresciuta mangiando la frutta direttamnte sull’albero era buonissima adesso se non fai i trattamenti ti ritrovi solo frutta comprmessa, chissa perchè. Bevevo il latte appena munto era buonissimo, quello che comprate voi del latte non ha propri niente ,
      Mangiavo formaggio che aveva un sapore sempre diverso e non di plastica come quello che ti rifilano ora, pagato pure caro se questa è la l’innovazione dell’agricoltura viva il contadino dell’ottoceto sicuramente piu in sintonia con la natura.

      Rispondi

  • Giorgio

    18 Dicembre 2022 at 8:30 am

    Non accondiscendo al pensiero dello scrittore dell’ articolo… Comunque nelle tre Venezie si dice contadin più mona patata più granda

    Rispondi

  • Gian Piero Leoni

    19 Dicembre 2022 at 2:41 pm

    Cari “contadini”,
    il libro di Morozzo è stato pubblicato nel 1899, ed illustra una tragica realtà (anche se con delle eccezioni). Questa realtà è rimasta maggioritaria fino alla fine degli anni Cinquanta.
    Questo dice l’articolo e diceva Morozzo, non altro.

    Rispondi

  • Gian Piero Leoni

    19 Dicembre 2022 at 2:44 pm

    PS. Cara signora Cris,
    con l’agricoltura dell’Ottocento avremmo ottimi prodotti (forse) ma moriremo di fame.

    Rispondi

  • Dino

    20 Dicembre 2022 at 3:07 pm

    Non amo le generalizzazioni…Vengo da famiglia pastorale, ho fatto classico e scienze agrarie. Nella mia lunga esperienza lavorativa ho fatto il tecnico in campagna, il funzionario CIA a Urbino e Rimini ed il presidente provinciale, un decennio in totale…Ho trovato chiusure mentali, ma anche tante aperture…Il lavoro legato al ciclo della vita in campagna sicuramente condiziona la conservazione e la non apertura: aratura,semina, raccolto…Ma la tecnologia che aiuta, allevia ed accelera il lavoro è sempre ben accetta(pensiamo alla meccanizzazione dei lavori, la mungitura…). Quello che manca, esasperando il conto terzismo, è la presenza continua sul territorio, che risulta negativo soprattutto per la salvaguardia delle opere idrauliche…Una volta, in momenti di piogge intense, kl coltivatore era vigile con la zappa kn spalla, per aprire o ripristinare canali e fossi di scolo.

    Rispondi

  • Ferruccio

    20 Dicembre 2022 at 5:43 pm

    Buongiorno, io venendo da un mondo agricolo, non sono contro alla tecnologia o all’innovazione, sono contro a coloro che, in base ad essa, viene strumentalizzata a proprio piacimento.
    È ricordate che dalla terra nasce ogni bene.
    Buona giornata

    Rispondi

  • F.Guerra

    22 Dicembre 2022 at 7:42 am

    Questo è un discorso oltranzista. A cominciare dal fatto che non ci si chiede come mai il contadino diffida delle novità; certo è che è sempre stato sfruttato, alla terra servivano braccia. Inoltre spesso le novità sono mistificazioni che a lungo andare determina la desertificazione dei terreni, le colture intensive. Gli OGM che arrivano a rendere sterili i semi di modo che non siano in grado di riprodursi, obbligando il contadino ad acquistare da grossi produttori tipo “Monsanto”. Non ultimo anche lo sterminio di piante considerate erbacce, che comunque servono a mantenere l’umidità nei terreni proteggendo la crescita delle altre.

    Rispondi

  • Adriano

    23 Dicembre 2022 at 6:37 am

    Vorrei dare voce a un elemento che ritengo fondamentale: il buon senso, visto che la materia è un po’ vasta,indicando due elementi: una frase che sentivo spesso dai vecchi contadini (ora sono io vecchio) che recita così:” un annu a trigu e un annu a fa..traduco: un anno a grano e un anno a fave.
    L’altro e un articolo di qualche anno fa della senatrice nonché scienziata Elena Cattaneo che diceva che il miglior modo di fare agricoltura biologica è..paradossalmente intervenire nel modo giusto con gli OGM!. Un saluto a tutti da un contadino

    Rispondi

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