Roberto Bartolini9 Marzo 20225min250526

La carestia è dietro l’angolo: occorre un nuovo piano agricolo

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Chi avrebbe immaginato che in pochi giorni il mondo e i suoi equilibri economico-sociali si sarebbero sconvolti? Peraltro tutto ciò è avvenuto proprio nel momento in cui l’Europa (e l’Italia) stanno varando una nuova Pac all’insegna di obiettivi che mettono al centro del sistema agroalimentare pressanti impegni per gli agricoltori in favore della sostenibilità ambientale.

Non è che in pochi giorni dobbiamo sconfessare tutto quello che ci siamo proposti, perché aria, acqua e suolo continuano a manifestare segnali di sofferenza allarmanti, ma è forse il caso di rimodulare e scadenziare in maniera diversa gli obiettivi alla luce dei drammi che stiamo vivendo. E le priorità immediate riguardano l’autoapprovvigionamento alimentare e quello energetico, dal momento che l’Italia importa gran parte dei suoi fabbisogni su entrambi i fronti.

Le correzioni di rotta indispensabili

Quindi si impongono correzioni di rotta sulla politica agricola italiana, immediate e coraggiose, sfruttando proprio la nuova Pac che mette a disposizione una montagna di euro dal 2023 al 2027. Nello specifico, ecco cosa dobbiamo fare:

  1. Aumentare la produzione interna di cereali e oleaginose con contratti che tengano conto dei reali costi di produzione.
  2. Abbattere i costi di produzione, finanziando l’acquisto di moderne attrezzature e delle tecnologie digitali e informatiche.
  3. Sospendere l’obiettivo di forte limitazioni all’uso di agrofarmaci e fertilizzanti.
  4. Sostenere le attività di produzione e di trasformazione nelle aree marginali e interne, dove gli ettari disponibili sono tanti ma improduttivi.
  5. Pianificare a livello comprensoriale la creazione di invasi e finanziare l’installazione di nuovi sistemi irrigui a basso dispendio energetico e idrico.
  6. Mettere in campo una rete capillare di consulenza professionale a disposizione delle aziende agricole per accompagnare gli imprenditori verso i nuovi modelli produttivi.
  7. Dare accesso ai contributi dei Psr ai contoterzisti che dimostrano di portare innovazione tecnologica e agronomica nelle aziende agricole.

L’elenco potrebbe essere anche più lungo, ma questi sette punti ci paiono indispensabili.

Quali modifiche alla Pac 2023?

Ma come andrebbe corretto e integrato il piano agricolo sulla Pac 2023-2027 che l’Italia ha sottoposto all’esame di Bruxelles? Ecco alcune idee.

  • Eliminare l’obbligo del 4% di superficie improduttiva.
  • Eliminare i sostegni Psr alla coltivazione biologica di cereali, oleaginose e proteoleaginose. Chi vuole continuare è libero, ma non incassa aiuti.
  • Chi oggi fa colture estensive in regime biologico ed è legato da un vincolo temporale nei Psr, può scegliere di tornare al convenzionale senza penalizzazioni, pur perdendo gli aiuti.
  • Eliminare dai nuovi eco-schemi 4 e 5 l’obbligo di non utilizzare gli agrofarmaci.
  • Premiare chi fa i secondi raccolti e chi utilizza le cover crops.
  • Predisporre un sostegno (oggi inesistente) per la coltura del mais, o come aiuto accoppiato oppure come misura specifica in ambito Psr.
  • Potenziare, come misura dei Psr, gli aiuti a fondo perduto per l’acquisto di nuove attrezzature Isobus per lavorazione terreno, semina, concimazione, diserbo e irrigazione solo se consentono miglioramenti gestionali (minori consumi, emissioni, eliminazione di sprechi di mezzi tecnici, aumento della fertilità dei suoli, eccetera) e per i sistemi digitali di supporto alle decisioni.
  • Inserire nei Psr una misura che finanzia al 50% l’operazione di mappatura con analisi fisico-chimica dei terreni agricoli.

Abbiamo letto che il governo ha messo in agenda un tavolo tecnico di confronto sul grano, ma non servono misure settoriali, bensì occorre un piano integrato globale calato sui territori. Insomma un nuovo “libro verde” tutto da scrivere. Ma chi ha le competenze per farlo?

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


6 commenti

  • Chiara

    10 Marzo 2022 at 1:42 pm

    Vergogna approfittare della crisi per cancellare il biologico e riempirci di pesticidi! Mangiamo meno mangiamo meglio. Piuttosto che morire di chimica ( cancro, malattie cardiovascolari e neurologiche) faccio la fame

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    • Giovanni

      12 Marzo 2022 at 2:39 pm

      Brava! Vai a zappare che ti fa bene.

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  • Stefano

    10 Marzo 2022 at 2:59 pm

    Seguo il suo sito sempre con piacere, anche se spesso non sono daccordo con lei.
    Detto questo, capisco che sono solo proposte e sue opinioni, ma mi chedo questo:
    Lei sta proponendo che per andare avanti bisogna tornare indietro: mi spiego.
    Fino ad ora abbiamo usato concimi di sintesi per “spingere” le produzioni, cercando di rincorrere i paesi con grandi superfici e monoculture, fallendo.
    Ora si vuole correre ai ripari, tornando sugli stessi binari, dopo che ci sono state importanti, e ancora timide innovazioni sui piani europei.

    Secondo me questa crisi, è l’esempio lampante che abbiamo vissuto sopra le nostre possibilità, con prezzi dei prodotti agricoli ridicoli, obbligando solo e sempre il produttore a risparmiare, contendo i costi.
    Ora che urea e compagni costano più dell’oro, tra l’latro di dierivazione petrolifera essendo sintetizzati dal metano, si suggerisce di ritornare su quella strada?
    Magari anche incentivandola?
    Insomma, è prorpio vero che l’Italia non è un paese che sa guardare avanti cercando altre vie, ma solo guardando indietro ed a un passato che non esiste più

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  • Alessandro iraci

    10 Marzo 2022 at 8:49 pm

    Concordo in pieno il suo articolo

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  • AGRICOLTURA A PARTIRE DA ZERO

    11 Marzo 2022 at 7:27 pm

    L’unica cosa fatta bene è il Biologico nell’agricoltura attuale.
    Bisognerebbe solo mettere meno paletti per lavorare e produrre al meglio. Leggo curioso questo articolo ma tornare indietro non è la soluzione.
    Oggi come oggi si dovrebbe puntare ad investire direttamente sulle piccole e medio imprese agricole con fondi Perduti al 100% sia per l’acquisto dei macchinari e per accrescere la produttività di esse.
    È chiaro che oggi più che mai abbiamo bisogno di produrre a pieno regime per i problemi collegati alla guerra e non solo.
    Ognuno deve fare la propria parte,i terzisti sono un ottima soluzione per chi non ama lavorare direttamente nella propria azienda,ma ci sono veramente tanti cittadini Italiani che amano l’agricoltura e con il giusto sostegno da parte delle Politiche Agricole,realizerebbero un aumento del lavoro e della produzione.
    Non vanno assolutamente sottovalutate le piccole e medie imprese,anzi bisogna investire in loro ad occhi chiusi,logicamente controllando che gli acquisti vengano poi effettuati realmente.
    Tornare indietro non è la soluzione.

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  • Giuseppe

    12 Marzo 2022 at 8:12 pm

    Ma stiamo scherzando? Conosce che significa essere e diventare azienda bio? Vergognatevi, il biologico è un modo di coltivare e di vivere

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