La medica è un seminativo o un prato permanente?

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I pagamenti diretti della nuova Pac vengono erogati per ettaro di terreno utilizzato a seminativo, a colture permanenti o a prati e pascoli. Ma la medica come si deve considerare? Un seminativo o un prato? Questa la risposta:

  • È un seminativo e rientra negli avvicendamenti sino al 5° anno dall’impianto.
  • È un prato permanente dal 6° anno dall’impianto.

Vediamo ora gli impegni per genera per l’agricoltore nei due casi.

  • Se è seminativo deve rispettare gli impegni della diversificazione e del greening. Quindi la medica, che è azotofissatrice, si può seminare sul 5% di aree di interesse ecologico (EFA) ed è anche classificabile come pianta da foraggio.
  • Se è prato e pascolo la medica non contribuisce né alla diversificazione, né alle EFA.

Alcuni vantaggi importanti

La medica è erba o pianta erbacea da foraggio e questo è rilevante – sottolinea Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia – perché i due impegni di diversificazione ed EFA non si applicano se i seminativi sono utilizzati per più del 75% per produrre erba, a condizione che i seminativi non sottoposti a tali impieghi non siano superiori a 30 ettari.

E se si vuole convertire il prato a seminativo?

Se un agricoltore vuole convertire i prati e pascoli permanenti a seminativo, deve chiedere autorizzazione ad Agea che la rilascia entro 30 giorni con una sorta di silenzio-assenso. Quindi l’autorizzazione è automatica.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Ella Ronn

    11 Gennaio 2020 at 11:39 am

    Il Decreto ministeriale n. 6513 del 18 novembre 2014 prevede che l’obbligo di rispetto della quota “prati e pascoli permanenti” si applichi a livello nazionale; quindi il singolo agricoltore non deve avere preoccupazioni per questo impegno. Tuttavia, qualora uno Stato membro accerti che il rapporto e diminuito di oltre il 5%, deve prevedere obblighi per i singoli agricoltori di convertire terreni a prato permanente. Il Decreto ministeriale n. 6513 del 18 novembre 2014, per cautela, ha fissato questa percentuale al 3,5%.

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