Roberto Bartolini27 Febbraio 20196min17210

Mais, seminare o non seminare? Non fatevi tentare dalle alte temperature

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In questi giorni le temperature in Pianura Padana hanno toccato anche i 20 gradi e così molti maiscoltori hanno la dannata voglia di mettere il chicco giù. Sappiamo bene che la tempestività nella semina è uno tra i segreti per produrre di più, ma attenzione a non esagerare. E allora come si fa a essere tempestivi e nello stesso tempo accorti?

Misurare con cura la temperatura del terreno

La temperatura che occorre misurare non è quella dell’aria ma quella del terreno, e la regoletta del bravo seminatore dice che la seminatrice va messa in moto solo quando si sono stabilizzate, per più giorni, le seguenti temperature: 10 gradi a 5 centimetri di profondità alle 7 del mattino oppure i 13 gradi a 10 centrimetri di profondità alle ore 14.

La misurazione si effettua con un semplice geotermometro, facilmente reperibile e di costo assai modesto (le società sementiere a volte lo offrono in omaggio). Al di sotto dei 10 gradi il seme di mais non germina, quindi, come si dice, “calma e gesso”!

L’opinione del campione di produttività

«Io di solito semino nelle settimana santa, cioè prima di Pasqua; quest’anno Pasqua viene un po’ avanti, quindi può darsi che anticipi un po’, ma vedremo come andrà la stagione nelle prossime settimane». Chi parla è Luciano Lanza di Roverbella (Mantova), che produce in media 195 ql/ha di mais da granella e spesso supera anche i 200 ql/ha e che quindi ha voce in capitolo per fornire qualche buon consiglio.

Luciano Lanza è davanti a un suo campo di frumento ma pensa solo alla prossima campagna mais, che è l’unica coltura capace di metterlo davvero alla prova suscitandogli l’emozione e il fremito della sfida, per raggiungere altri straordinari record produttivi.

Luciano, tanti agricoltori stanno tempestando di telefonate i tecnici per sapere se è il caso di cominciare a seminare vista la bella stagione…

«Di giorno le temperature sono alte, ma non dimentichiamo che di notte si va vicino allo zero e il terreno è ancora molto freddo. Io ho seminato dei piselli e vedo che stentano persino loro. Non dobbiamo avere fretta, bisogna evitare che il mais abbia partenze stentate che mettono a rischio la produzione finale. Pensa che io devo preparare ancora i letti di semina e i 20 gradi di questi giorni non mi mettono certo fretta. Siamo ancora in inverno e mi aspetto dei colpi di coda freddi e non sarebbe la prima volta».

E per la scelta degli ibridi come sei orientato?

«Dopo numerosissime prove fatte in tanti anni di maiscoltura mi sono convinto che nella mia azienda, ma credo che il discorso sia valido anche per gran parte della Pianura Padana, la scelta giusta per chi fa granella debba ricadere sulla classe 500, che consente di seminare al momento giusto, garantendo una rapida germinazione del seme e di raccogliere entro la fine di agosto, quando la maggior parte del mais è ancora in campo. Raccolgo tanta granella con valori di umidità non elevati, sanissima quindi senza tracce di micotossine, e con i centri di stoccaggio in situazione di relativa calma operativa. Meglio di così…»

Ma puntando sulla classe 500 non si produce di meno?

«Tutto dipende dalla conoscenza diretta che ha l’agricoltore della genetica. Oggi se si sceglie l’ibrido giusto di classe 500 si produce al pari e anche di più di un classe 600. La scelta non va fatta a caso o solo sulla base di quello che consiglia il commerciante di turno. Gli ibridi vanno provati e riprovati nella propria realtà aziendale, così come tutti gli altri mezzi tecnici. Non esiste una verità valida per tutti i terreni e le alte produzioni di qualità non sono mai frutto del caso, mettiamocelo bene in testa».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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