Pac, il fallimento dell’autonomia regionale e dei sindacati agricoli
Siamo d’accordo che la Pac 2023-2027 è scritta male, è troppo complicata e quindi andrebbe riformata al più presto in molte sue parti. Siamo d’accordo che gli obiettivi di sostenibilità richiesti agli agricoltori abbiano bisogno di tempistiche molto più lunghe, perché oggi non disponiamo di tutti i mezzi tecnici alternativi, come per esempio le TEA (tecniche genomiche di evoluzione assistita, che nulla hanno a che fare con gli OGM). Infine, siamo d’accordo che gli agricoltori non debbano essere abbandonati, bensì accompagnati nella cosiddetta “transizione ecologica”, che comporta profondi cambiamenti nella gestione delle aziende e cospicui investimenti. Tuttavia, dobbiamo anche guardare in casa nostra e domandarci come mai molte importanti misure previste dal secondo pilastro della Pac 2023-2027 non siano state attivate da molte Regioni italiane. E si tratta proprio di misure che finanziano pratiche agronomiche innovative rivolte a contrastare il cambiamento climatico e le emissioni di gas serra, a gestire in maniera mirata l’uso della chimica in agricoltura e l’acqua e a ridurre i costi di coltivazione. Dunque, riguardano proprio la transizione ecologica.
Non tutta la Pac va buttata via
Quindi, attenzione: non tutta la Pac va buttata nel cestino, perché significativi contributi per sostenere gli imprenditori agricoli sulla strada della sostenibilità sono stati messi a disposizione dall’Unione europea, ma ancora una volta l’Italia non ha saputo sfruttare questa opportunità, con un danno per gli stessi agricoltori.
Facciamo qualche esempio facendo riferimento al secondo pilastro della Pac 2023-2027, come si legge nel Piano strategico messo a punto dall’Italia.
- Misura SRA19 – ACA19 – “Riduzione dell’impatto dell’uso di prodotti fitosanitari”. Sono solo 4 le Regioni che hanno adottato questa misura: Emilia-Romagna, Veneto, Abruzzo e Lombardia.
- Misura SRA20 – ACA20 – “Impegni specifici per l’uso sostenibile dei nutrienti”. Sono solo 3 le Regioni che l’hanno attivata: Lombardia, Veneto e Sicilia.
- Misura SRA13 – ACA13 – “Impegni specifici per la riduzione delle emissioni di ammoniaca di origine zootecnica e agricola”. Sono solo 6 le Regioni che l’hanno attivata: Calabria, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Puglia, Umbria e Veneto.
- Misura SRA 06 – ACA 6 – “Semina delle cover crops”. Sono solo 7 le Regioni che l’hanno attivata: Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Marche, Piemonte, Toscana e Veneto.
- Misura SRA 24 – ACA 24 – “Pratiche di agricoltura di precisione”. Sono solo 9 le Regioni che hanno attivato la misura: Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Liguria, Piemonte, Puglia, Toscana e Umbria.
- Misura SRA 02 – ACA 2 – “Impegni specifici per l’uso sostenibile dell’acqua”. Sono solo 6 le Regioni che hanno attivato la misura: Calabria, Campania, Lazio, Toscana, Umbria e Veneto.
- Misura SRA 03 – ACA 3 – “Tecniche di lavorazione ridotta dei suoli”. La misura comprende due sottomisure: azione 3.1 per la semina su sodo e azione 3.2 per minima lavorazione e strip tillage. Sono 13 le Regioni che hanno attivato la misura, ma con alcune palesi contraddizioni, anche frutto della scarsa sensibilità agronomica di molti funzionari. Infatti in Basilicata, Emilia-Romagna e Veneto viene finanziata solo la semina su sodo e non si comprende il motivo dell’esclusione della minima lavorazione, che è una pratica molto meno complicata da gestire in campo.
Occorrono linee guida nazionali
In sostanza, ogni Regione ha deciso per proprio conto, ma dalla lettura di questi dati è palese che l’autonomia regionale, nella modulazione degli aiuti europei del secondo pilastro della Pac, si identifichi in un clamoroso fallimento. Va bene decentrare le decisioni in considerazione delle diversità territoriali, ma è indispensabile che si faccia riferimento a un piano nazionale contenente linee guida generali, inderogabili per tutte le Regioni, che però il Ministero dell’agricoltura non ha mai predisposto.
La protesta sia contro il Masaf e le Regioni
Quindi l’azione di protesta degli agricoltori italiani di questi giorni, oltre che contro l’Unione europea, andrebbe rivolta anche verso il Masaf e le Regioni, che da anni dimostrano di non saper gestire le ingenti risorse disponibili nel secondo pilastro della Pac, uno strumento chiave per fornire contributi agli agricoltori a favore di pratiche agronomiche innovative e sostenibili, che sono poi quelle che ci chiedono i cittadini e l’Europa. In tanti anni di Pac, pensiamo a quanti soldi abbiamo rimandato a Bruxelles per incapacità gestionale e di spesa.
È il momento di un’unica rappresentanza sindacale
Un’ultima annotazione. La marcia dei trattori di questi giorni in Italia è stata accompagnata da una decisa contestazione, dichiarata apertamente e senza mezzi termini, contro le organizzazioni professionali agricole. Queste ultime, nel volgere di poche ore e a seconda di come girava il vento, hanno detto tutto e il contrario di tutto.
La nuova Pac 2023-2027 è stata frutto di un lungo compromesso, preceduto e seguito da infinite riunioni e discussioni, sia a Bruxelles sia in Italia in diverse sedi istituzionali con la partecipazione delle organizzazioni agricole. Ma le profonde divisioni che da sempre le hanno caratterizzate, hanno finito per rendere ben poco significativo il loro contributo alle decisioni finali, che infatti vengono contestate dalla base degli agricoltori.
Alla luce di tutto ciò, forse è venuto il momento di azzerare l’esistente e dare vita a un’unica organizzazione agricola che rappresenti davvero solo e soltanto gli interessi degli agricoltori.
18 commenti
Luigi ERRICHIELLO
5 Febbraio 2024 at 2:31 pm
Giusto creare un sindacato unico in nostra rappresentanza ma ancora più importante è quello di togliere gli industriali dal nostro ministero dell’agricoltura e mandarli in quello industriale
Giuseppe Vignola
5 Febbraio 2024 at 2:38 pm
Condivido tutto.
Gius
10 Febbraio 2024 at 5:41 pm
É esatto. Il ministro dell’agricoltura non é mai un agricoltore o dottore in agraria,invece i ministri dell’industria sono industriali.
Luigi
5 Febbraio 2024 at 3:06 pm
Sarà difficile per non dire impossibile dare vita ad un’unica organizzazione agricola perché le divisioni sono troppo radicate. Abbiamo organizzazioni narcisiste, ognuna va per proprio conto e negli ultimi anni le cose sono peggiorate. Proprio per questo ho la vaga impressione che in agricoltura non ci sia un gran futuro. Si tirerà a campare
Gian Mario Moro
5 Febbraio 2024 at 5:01 pm
Pienamente d’accordo!!!
Simona
5 Febbraio 2024 at 7:28 pm
Condivido quanto scritto nell’articolo.
Andrea
5 Febbraio 2024 at 8:18 pm
e che dire delle tecnologie del fuori-suolo a ciclo chiuso, con risparmio del 90% di acqua ? Tutto é solo in funzione delle coltivazioni intensive e non orticole. Ma ogni famiglia va al supermercato a fare la spesa …e i pomodori arrivano dall’Olanda (50% del consumo nazionale),le verdure e i piccoli frutti dalla Spagna, dal Marocco, o ancor peggio dal Sudamerica senza controlli adeguati dei pesticidi, ecc Ma noi pensiamo al mais , al frumento, alla soia ecc…dove ci sono i finanziamenti. Non parliamo mai di “gestione agronomica” anche perché le nostre scuole sia di Agraria che Universitá vivono un mondo surreale…avulso dalla formazione di figure moderne e adeguate. Agricoltura 4.0 non é solo comprare un trattore col satellitare!
Milko
5 Febbraio 2024 at 8:47 pm
Prima di fare certe considerazioni bisognerebbe provare a fare l’agricoltore… facile perlare seduti dietro una scrivania purtroppo la realtà delle nostre aziende non permette di affrontare certi investimenti.sono d’accordo sul fatto che dovrebbe esserci un solo sindacato agricolo anche se rimane un’ utopia per vari motivi
Sergio
6 Febbraio 2024 at 7:33 am
Buongiorno le volevo dire che la.SRA 02 non è stata attivata nel Laizo
Emilio Dedè
6 Febbraio 2024 at 8:40 am
Buongiorno dottore, più che d’accordo; da piccolo agricoltore, proprietario di 25 ettari in Lombardia, mais e frumento. I fondi PAC sono stati usati male, soldi in proporzione agli ettari ed a gente senza titolo, si ricorderà il caso della regina Elisabetta, mi pare abbia percepito die milioni di euro ogni anno, agli inizi della PAC.Grandi proprietari che prendevano molto denaro, quando già avevano grandi proprietà, questo anche in Italia. I nostri sindacati, arroccati sulle loro poltroncine, con simpatie chi a destra ,chi a sinistra; come quelli dell’industria. Ma vedo che comunque Lei sa già tutto e non ha certo bisogno che glielo ricordi io. Buona giornata.
Emilio Dedè
Giovanni Barcheri
6 Febbraio 2024 at 9:25 am
Gli agricoltori denunciano gli enormi profitti dell’agro chimico ma i principali acquirenti di pesticidi che fanno arricchire le multinazionali dei fitofarmaci sono proprio loro. Avvelenano i nostri suoli e solo per ignoranza e stupidità
Tommaso Dell'Oso
6 Febbraio 2024 at 9:56 am
Condivido. Come La Triade CGL CISL anche Coldiretti e Cia. I sindacati dovrebbero fare meno servizi e più sindacato.
Luciano
6 Febbraio 2024 at 11:09 am
Ho da sempre una mia idea: vorrei che ogni nostro prodotto della terra e degli allevamenti avessero un prezzo di Mercato giusto , onesto, in modo che ogni
agricoltore possa vivere dignitosamente insieme alla sua famiglia, Ed eliminerei completamente ogni ente europeo, statale e regionale , ogni sussidio, ogni pac , perché a quel punto diventerebbero inutili, e non avrebbero ragione di esistere. Messa come è adesso fare agricoltura è rimasta solo una passione e solo per pochissimi che riescono a cavalcade” certi treni” è un business , che schifo!!!
A. Mazzei
6 Febbraio 2024 at 4:43 pm
Pienamente d’accordo, anzi di più.
L’ Italia, un paese saturo di interessi politici, economici, mediatici, sindacali ecc., parassiti che vivono di rendita in posizioni consolidate. Tutti Abbuffini seduti comodamente a pranzo allo stesso tavolo.
Raffaele
6 Febbraio 2024 at 8:26 pm
La viticultura ha un grande problema i consorzi a tutela delle doc DOCG , vedi i bandi non democratici colli tortonesi due bandi il primo 3 ha per azienda punteggi , per poter usufruire poche aziende , e tante escluse il secondo ben 7 ettari per azienda ,peggio del primo , hanno preso i7 ettari le stesse aziende , solo due punteggi chi vinifica più del 50 per cento , ma la cosa peggiore che sono andate a immischiarsi fuori dal territorio in quanto si chiedeva anche sulla vinificazione su altre doc dell’ azienda è urgente mettere freno a queste ingiustizie rendete obbligatorio a turno che tutte le aziende che ne fanno richiesta , devono ottenerlo , puntualizzo che si escludono i piccoli e giovani agricoltori e che coloro che non hanno la cantina , sono obbligati a vendere l uva ai grandi viticoltori della zona , fate qualcosa grazie
Giuseppe Collura
6 Febbraio 2024 at 8:51 pm
Osservazioni pienamente condivisibili
Roberto
6 Febbraio 2024 at 11:23 pm
La PAC non può essere declinata a livello regionale, fosse per me le regioni dovrebbero essere abolite, sono la causa principale dell’aumento della spesa pubblica, tra l’altro in stipendi e non in investimenti. La PAC è un trattato ideologico che da agronomo quale sono inorridisco nel vederla! Auguri Italia spero che ti risolleverai ma purtroppo non vedo a cora la luce.
Lorenzo canu
7 Febbraio 2024 at 6:03 pm
Troppe mangiatoie molte menzionate altre no. i contributi devono servire a sostenere le diseconomie dovute alle più svariate branche dell’agricoltura della zootecnia senza escludere nessun settore non aggravare le imprese agricole con costi aggiuntivi assicurativi.Ma viviamo nel mondo dei servizi,per cui c’è ne inventiamo uno al giorno . Inoltre utile d’impresa.Il totem il toccasana.