Più erba medica autoprodotta: la terra deve sostenere la stalla
![erba medica](http://www.ilnuovoagricoltore.it/wp-content/uploads/2024/02/erba-medica.jpg)
Con un autoapprovvigionamento di soia nazionale fermo al 17%, e quindi con i costi della componente proteica della razione delle vacche da latte sempre elevati, non rimane che puntare a una maggiore estensione dell’erba medica in azienda, affinché la terra riesca a sostenere il più possibile la stalla. È la tesi sostenuta da Giorgio Borreani dell’Università di Torino, che consiglia gli agricoltori-allevatori di considerare sempre con maggiore attenzione all’erba medica, magari iniziando a investire anche una piccola superficie.
All’erba medica il 30% della SAU all’anno
«L’erba medica può essere introdotta anche gradualmente nelle aziende che non la coltivano – dice Borreani – dedicandole ogni anno il 30% della superficie aziendale in rotazione con mais e cereali vernini, anche per avere il tempo di ridisegnare i connotati della razione e osservare gli effetti sulla mandria, che comunque sono sempre positivi».
La medica si adatta molto bene a terreni con pH neutro o alcalino (maggiore di 6,5), non tollera i ristagni di acqua, valorizza gli apporti di reflui zootecnici alla semina e fissa una ingente quantità di azoto atmosferico.
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La tabella qui sopra riassume la produzione di sostanza secca alla fine del terzo anno di medica, con un apporto di azoto nel terreno pari a 403 kg/ha, equivalenti a 876 chilogrammi di urea. Il mais e i cereali vernini che seguono dopo tre anni la medica si avvantaggiano, in termini produttivi, di questa importante fertilità residua.
Come produrre foraggio di alta qualità
Ma per avere i massimi risultati dall’erba medica occorre produrre un foraggio di alta qualità, che significa seguire tre regole fondamentali.
- Scegliere cantieri di raccolta che consentano tagli precoci, veloci e su ampie superfici, senza apporti di terra, con un foraggio che massimizza l’energia netta del latte e la proteina per ettaro.
- Attento utilizzo delle previsioni meteo, per gestire adeguatamente epoca di taglio, fase di appassimento in campo e raccolta.
- Scelta di sistemi (per esempio i balloni fasciati) e strutture di conservazione che minimizzino le perdite.
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L’immagine qui sopra mostra come variano il valore di sostituzione dell’erba medica nei confronti di una fonte proteica acquistata e il suo costo di coltivazione, a seconda che si produca erba medica di alta o di bassa qualità.
Gli indici di qualità per un giusto compromesso
In Italia assistiamo a una grande variabilità per quanto riguarda la qualità dell’erba medica prodotta, e l’immagine che segue ne è una dimostrazione.
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Tra PG (proteina grezza), NDF (digeribilità della fibra) e ADL (contenuto di lignina), occorre trovare un giusto compromesso per tutti e tre i tipi di prodotto, insilato, fieno ed essiccato. I cerchi rossi indicano le produzioni con parametri qualitativi negativi, con un indice NDF alto che significa bassa concentrazione energetica della razione e minore ingestione di sostanza secca.
Per l’insilato di medica, i parametri ottimali corrispondono a PG (s.s.) 67%, PG (proteina grezza) a 22,8% e NDF a 37,9%, che risulta il migliore compromesso tra i casi considerati. Nel caso del fieno di medica, è da scartare l’ultima produzione cerchiata in rosso, così come per l’essiccato è da escludere la prima.
Elevata massa verde e velocità di ricaccio
Molto importante è la scelta della varietà di medica da seminare, che deve essere valutata sulla base della fogliosità, ma anche della velocità di ricaccio, per poter competere meglio con le graminacee infestanti e quindi fornire un fieno più puro, che significa più elevato valore proteico.
Un medicaio ben gestito può fornire una massa verde in un anno pari a 15 tonn/ha di s.s. con una media di 3000 kg di proteina per ettaro. Dunque la medica può davvero essere valorizzata come coltura complementare al mais, e questa coltura ben si inserisce anche nello schema della Pac, consentendo di incassare l’eco-schema e di ottemperare all’obbligo di rotazione (a questo proposito, si rimanda al nostro articolo “Coltivare erba medica: buon reddito e meno vincoli Pac“).