Più granelle e foraggi del comprensorio per il Parmigiano Reggiano

parmigiano reggiano

Non c’è dubbio che il problema principale dei nostri seminativi è quello di trovare sbocchi di mercato alternativi alla vendita cosiddetta “spot”, che ormai da anni soffre per la eccessiva volatilità delle quotazioni. In numerose occasioni si è sottolineato che l’unica via per creare valore aggiunto ai seminativi è trasformarli da commodities (materia prima indistinte) a specialities (materie prime differenziate per valore) destinate alle varie catene di trasformazione.

Una filiera per eludere l’instabilità dei mercati

Il Consorzio del Parmigiano Reggiano, insieme al CRPA (Centro Ricerche Produzioni Animali), ha messo in campo un progetto volto a realizzare una filiera emiliano-romagnola di produzione di cereali e proteiche destinate specificatamente al comparto del Parmigiano Reggiano Dop proprio per eludere l’instabilità dei mercati internazionali, limitare gli acquisti dall’estero e anche per valorizzare le produzioni del territorio.

La valutazione dei fabbisogni di sostanza secca per tutti i capi in produzione e in rimonta impiegati per produrre Parmigiano Reggiano è stata stimata in 2,45 milioni di tonnellate (56% di foraggi e 1 milione di tonnellate di concentrati). In Emilia-Romagna, con l’aggiunta di Mantova, si riesce a fornire quasi il 166% di foraggi e il 149% delle granelle, quindi la disponibilità di materie prime è sovrabbondante.

Le colture da sviluppare in filiera

Sono state anche individuate le colture più adatte alla filiera del Parmigiano Reggiano, tenendo anche conto dei cambiamenti climatici e della diversa disponibilità di irrigazione delle aree interessate.

Girasole e sorgo sono due colture ritenute interessanti per la creazione di una filiera dedicata per i produttori di Parmigiano Reggiano

Tra i cereali autunno-vernini è ritenuto interessate l’orzo, che è una coltura a basso input, mentre come alternativa al mais è stato confermato l’alto interesse per il sorgo. Infine, tra le proteaginose il girasole può avere un suo spazio come fonte di farine di estrazione.

Ora spetta al Consorzio, insieme ai suoi partner, riuscire a organizzare una filiera ad hoc con una concentrazione dell’offerta di prodotti dedicati, garantendo la giusta remunerazione alla parte produttiva agricola, attraverso contratti di coltivazione pluriennali.

Le strategie vincenti per gli agricoltori

Non c’è dubbio che questo obiettivo può coincidere con la necessità degli agricoltori di trovare nuovi sbocchi di mercato più remunerativi e che possano contribuire a una stabilizzazione dei redditi nel medio periodo. L’economista Angelo Frascarelli, nel corso di un recente incontro organizzato dal Consorzio Parmigiano Reggiano e CRPA, ha ricordato le strategie che obbligatoriamente l’agricoltore deve adottare se vuole rimanere competitivo sul mercato:

  1. Fare i conti a 5-10 anni
  2. Evitare il “mordi e fuggi” inseguendo i prezzi più alti dell’anno precedente
  3. Diversificare le colture e le attività
  4. Produrre su contratto e/o conferimento a solide realtà associative
  5. Partecipare a filiere strutturate
  6. Evitare il mercato spot, dove la volatilità dei prezzi è tutta a carico dell’agricoltore
  7. Uscire dalle commodities e orientarsi sulla distintività delle produzioni
  8. Attivare sempre adeguate coperture assicurative

In conclusione, il progetto in itinere del Consorzio del Parmigiano Reggiano avrà certamente successo se le parti che compongono la filiera riusciranno a trovare il giusto equilibrio per assicurare, a ciascun componente, la giusta remunerazione per il lavoro svolto.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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