Plantoide, il robot-pianta che rivoluziona l’agricoltura e il pianeta

plantoidi

Si adattano all’ambiente circostante e hanno delle capacità straordinarie. Non hanno un cervello centralizzato, bensì un’intelligenza distribuita e formano network integrati che esplorano il terreno in modo capillare. Si muovono in modo autonomo nel suolo alla ricerca di sostanze di interesse, come acqua o nutrienti. Forniscono dati preziosi per il monitoraggio ambientale e sono un buon alleato per un’agricoltura sostenibile. Si chiamano Plantoidi e sono gli straordinari robot realizzati dall’equipe di Barbara Mazzolai, vice-direttrice dell’Istituto italiano di tecnologia.

Un aiuto fondamentale per conoscere cosa c’è sotto di noi

«Il nostro lavoro – spiega Mazzolai – è quello di studiare le piante e in particolare le loro capacità di movimento, di comunicazione e interazione con l’ambiente, per poi cercare di replicarne le caratteristiche per costruire robot simili alle piante che ci aiuteranno a esplorare a fondo, dove l’uomo non può arrivare, l’ambiente in cui viviamo. I Plantoidi si sposteranno sul terreno per esplorare le caratteristiche del sottosuolo e raggiungeranno zone inaccessibili o aree remote. Vogliamo fornire una tecnologia a basso costo e alla portata di tutti, con la possibilità di attuare un monitoraggio continuo».

Inoltre, con i Plantoidi sarà possibile raccogliere dati ancora poco conosciuti come la concentrazione di anidride carbonica in prossimità del suolo, oppure individuare la presenza di contaminanti.

Barbara Mazzolai davanti a un Plantoide

I Plantoidi replicano i comportamenti virtuosi delle piante

La progettazione dei Plantoidi è ispirata al funzionamento delle piante, le quali adottano strategie evolutive e tecniche di adattamento così avanzate che si parla di “intelligenza delle piante”. Difatti le piante sono tutt’altro che individui isolati, bensì sono in contatto tra loro tramite l’apparato radicale, che forma appunto una rete, e si scambiano sostanze nutritive e segnali che ne regolano il comportamento: una comunicazione che non potrebbe avvenire senza i funghi del suolo, ossia le micorrize. La rete micorrizica, cioè la simbiosi tra funghi e radici, permette infatti agli alberi e alle piante di comunicare anche a grandi distanze.

Quanta vita in un cucchiaio di terra!

Inoltre non dobbiamo mai dimenticarci che ci sono più esseri viventi in un cucchiaio di terra di quante sono le persone del pianeta. Ed è l’agricoltore il primo a non crederlo, proprio lui che pesta terra ogni giorno! Il terreno ospita infatti una sorta di società multirazziale, in cui ciascuno dei membri ha un compito ben preciso: mantenimento della fertilità, mineralizzazione della sostanza organica, degradazione delle sostanze inquinanti, fissazione da parte dei batteri dell’azoto atmosferico in forme assimilabili per le piante. Poi altri batteri decompongono le sostanze organiche di sintesi come gli agrofarmaci, oppure creano sostanze come gli antibiotici.

Il suolo va rispettato: è il bene più prezioso

Ciò che ha ispirato i Plantoidi è proprio la fantastica simbiosi tra radici delle piante e funghi micorrizici, che costituiscono una vera e propria rete di comunicazione. Inoltre le micorrize rappresentano un enorme deposito di carbonio che purtroppo l’attività invasiva dell’uomo sul terreno ha ridotto notevolmente, con il conseguente rilascio in atmosfera.

Conoscere la presenza e la distribuzione delle associazioni micorriziche nei suoli costituisce una chance importante per difenderci dai cambiamenti climatici. Perciò, cari amici agricoltori, non dimenticate mai di rispettare il terreno agricolo, che è il bene più prezioso che avete nelle vostre mani!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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