Puntiamo forte sulle leguminose: la nuova Pac segnerà la svolta?
L’aiuto accoppiato e il greening qualche spinta propulsiva l’hanno determinata alla semina delle leguminose, ma in Italia siamo ancora troppo indietro come ettarato occupato stabilmente da queste colture. E siamo ancora troppo dipendenti dalle importazioni e troppo legati a una rotazione stretta che guarda di anno in anno solo all’andamento dei prezzi di mercato, non tenendo conto di altri fattori strategici che dovrebbero rendere le leguminose stabili in ogni piano colturale che si rispetti.
Un’ampia gamma di colture
Facciamo bene mente locale: stiamo parlando certamente di soia, ma anche di pisello, fava, favino, favetta, lupino, fagiolo cece, lenticchia, vecce, leguminose foraggere, erbai di leguminose, medica, eccetera. Se poi ragioniamo in termini di proteine vegetali, che da tutti le parti ci dicono di aumentare a sfavore delle proteine animali troppo energivore, dobbiamo includere nella lista anche girasole e colza. Dunque le possibilità di ampliare la rotazione per interrompere, con semina estiva o autunnale, la monocoltura cerealicola sono molto ampie e permettono di agire su mercati molto diversificati e oggi assai attrattivi, visto il cambiamento di gusti e gli orientamenti della dieta dei consumatori.
L’agricoltore è restio ai cambiamenti e anche per quanto riguarda la rotazione va incentivato e supportato nell’esplorare nuovi percorsi agronomici.
Due strumenti della nuova Pac da usare bene
La scrittura imminente delle misure di sostegno della nuova Pac 2023-2027 da parte dei nostri funzionari ministeriali e regionali è l’occasione buona per dare una spinta definitiva all’aumento di superficie occupata dalle leguminose nel nostro paese. In particolare, due sono gli strumenti che la nuova Pac può mettere a disposizione degli agricoltori:
- il sostegno accoppiato, che verrà mantenuto anche dal 2023 in avanti;
- gli eco-schemi, il nuovo pagamento che contempla tra le varie opzioni anche “rotazione delle colture con inserimento di leguminose”.
Dunque potrebbero essere due gli aiuti economici a sostegno di coloro che seminano le leguminose con alcuni vincoli, come per esempio l’uso obbligatorio di seme certificato e alcune raccomandazioni come l’applicazione delle tecniche di minima lavorazione e/o sodo.
I vantaggi che molti trascurano
Ma l’agricoltore, oltre a guardare al conto finale (produzione in ql/ha x prezzo di mercato – costi di produzione) deve tenere anche conto dei vantaggi indiretti, ma di non poco conto, legati alla presenza stabile delle leguminose nella rotazione aziendale. I più importanti effetti positivi apportati dalle leguminose sono tra le priorità indicate dalle linee strategiche della nuova Pac definite a Bruxelles:
- miglioramento della struttura e della fertilità dei terreni agricoli;
- riduzione dell’uso di fertilizzanti azotati di sintesi grazie alla capacità delle leguminose di fissare l’azoto;
- riduzione delle emissioni di gas serra, con un significativo contributo a contrastare il cambiamento climatico.
A questi si aggiungono:
- rotazione degli erbicidi, minimizzando i fenomeni di resistenza delle infestanti;
- diminuzione nel tempo dell’uso degli erbicidi;
- aumento dei progressi della produttività dei cereali in rotazione;
- possibilità di effettuare secondi raccolti.
Come per tutte le cose di questo mondo anche le leguminose devono essere coltivate bene, con le giuste attrezzature e con le tecniche adeguate; quindi occorre un po’ di esperienza di campo per fare errori e per avere il tempo di correggerli. Per questi motivi occorre programmare subito l’inserimento delle leguminose nella rotazione, senza aspettare il 2023.