Quali prati e pascoli sono ammessi alla nuova Pac?

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I pascoli e i prati permanenti sono terreni utilizzati per la coltivazione di erba o di altre piante erbacee da foraggio naturali o seminate, e che non sono compresi nell’avvicendamento delle colture dell’azienda per almeno 5 anni o più. Possono beneficiare come tutte le altre superfici agricole dei pagamenti diretti se rientrano in questi quattro casi:

  1. Pascoli polifiti di buona fertilità con pendenza inferiore al 30% e situati al di sotto di una certa quota altimetrica (1800 e 2000 metri per le Alpi orientali e occidentali e 1700 metri per gli appennini).
  2. Pascoli magri con tara tra il 5 e il 50%.
  3. Superfici agricole mantenute naturalmente individuate nei pascoli con vincoli ambientali: pascoli con pendenza superiore al 30% e pascoli oltre una certa quota.
  4. Superfici sulle quali si svolgono pratiche locali tradizionali.

Chi vuole andare a leggersi la complessa normativa che riguarda questo capitolo della nuova Pac, può leggere i decreti ministeriali n. 6513 del 18 novembre 2014 e n. 1420 del 26 febbraio 2015 da questa pagina del sito del Mipaaf.

Pascoli polifiti

Sono ammessi al 100% e 1 ettaro di pascolo genera un titolo. Su queste superfici l’agricoltore deve dimostrare una pratica agricola con cadenza almeno annuale come uno sfalcio, un’operazione colturale ordinaria o un turno di pascolamento.

Pascoli magri

Sono ammissibili con una percentuale che varia ed è proporzionale alla tara (80 o 50%). Tara rappresentata da cespugli, alberi, arbusti e roccia affiorante con percentuali eccedenti il 5% e sino al 20%. Oppure con tara eccedente il 20% e sino al 50%.

Il mantenimento dello stato idoneo al pascolo avviene solo tramite il pascolamento, e questo vincolo è soddisfatto con uno o più turni annuali di durata complessiva di 60 giorni, con una densità minima di 0,2 UBA per ettaro (animali al pascolo). Per il calcolo della densità zootecnica si può consultare il decreto n. 1420 del 26 febbraio 2015 che si trova su internet.

Superfici mantenute naturalmente

Sono prati permanenti caratterizzati da vincoli ambientali che ne consentono la conservazione anche senza pascolamento o pratica colturale. Qui l’agricoltore deve svolgere un’attività agricola minima con cadenza annuale consistente in almeno una pratica colturale ordinaria.

Pratiche agricole tradizionali

Si tratta di:

  1. Pratiche per superfici destinate al pascolamento che hanno carattere tradizionale.
  2. Pratiche importanti per la conservazione degli habitat indicati nelle direttive 92/43/CEE e 2009/147/CEE.

Le superfici a pascolo permanente dove si applicano le pratiche locali tradizionali sono individuate da Agea nel sistema di identificazione delle parcelle agricole (SIPA) su indicazione della provincia e regione competente. Tali superfici hanno un’ammissibilità pari al 50%.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • GIUSEPPE

    25 Agosto 2015 at 6:12 pm

    VORREI SAPERE DI PIU SUI PASCOLI

    Rispondi

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