“Una Pac sempre più verde”: le risposte ai lettori

Il nostro articolo “Agricoltori, non abbiate paura di una Pac sempre più verde” ha scatenato decine di commenti sulla nostra pagina Facebook e per questo ringraziamo tutti coloro che hanno espresso le loro opinioni. Per esigenze di sintesi, riportiamo solo alcuni dei concetti emersi dai vostri commenti, fornendo come risposta il nostro punto di vista, nella convinzione che possa essere utile a tutti i lettori.
La sostenibilità non è affatto una bella favola
Biancolini: «La Ue non spinge, ad esempio, sulle oleaginose che sono colture strategiche, mentre introduce bizzarrie ambientali, la riduzione dell’uso degli agrofarmaci, senza indicare alcun piano strategico preciso».
Bellini: «Una bella favola la sostenibilità e la digitalizzazione…»
La nostra risposta:
Sulla soia, l’Italia quest’anno ha introdotto per la prima volta un sostegno specifico ad ettaro (100 euro), che andrà avanti per 2-3 anni, a favore degli agricoltori che coltivano soia e altre oleaginose, nell’ambito di un contratto di filiera. Si tratta di un segnale importante che segue una raccomandazione europea.
In merito alla sostenibilità, tutte le politiche agricole che verranno implementate dal 2021 in poi rispondono a un preciso e ben definito piano strategico messo a punto dall’Ue e approvato da tutte le nazioni, che prevede due priorità:
- “transizione verde”, alla quale andranno il 40% delle risorse;
- “transizione digitale”, alla quale andranno il 20% delle risorse.
Tutto questo fa parte del cosiddetto “green deal europeo”, un percorso verde deciso dall’Europa, che mira a farci raggiungere la neutralità climatica (zero emissioni nocive) entro il 2050. Questo programma (che è vincolante, caro Bellini) interessa tutti, ma proprio tutti gli aspetti della vita economica e sociale, tant’è che molte imprese hanno già trasformato le loro strategie, così come i cittadini-consumatori stanno cambiando il modo di fare la spesa. Quindi anche gli agricoltori non si possono chiamare fuori!



L’errore fatale di lamentarsi sempre dei prezzi
Piacentini: «Voltiamo pagina con i prezzi dei prodotti, che al verde ci penseremo poi».
Finessi: «Se ci pagassero più i prodotti…»
Mazzotti: «La valorizzazione dei prodotti dobbiamo farla noi che coltiviamo».
La nostra risposta:
Ai prezzi bassi non si può rispondere con il protezionismo, che è una via fallimentare. Il nostro agroalimentare, che è apprezzato in tutto il mondo, deve distinguersi per qualità, distintività e tracciabilità di filiere organizzate. Il valore dei nostri prodotti aumenta di colpo se si seguono i trend di mercato e le aspettative dei consumatori. Quindi bisogna puntare sulle filiere corte, aggregarsi per portare i prodotti giusti nei posti giusti e allearsi con l’industria e la distribuzione, che non vanno più visti come il lupo mannaro. Solo se si produce ciò che il consumatore chiede, l’agricoltore non morirà di prezzi bassi. Se vogliamo uscire dalla morsa dei prezzi bassi, dobbiamo puntare sui “valori” per il cittadino-consumatore.


Import senza tracciabilità: non deve essere una scusa per stare fermi
Bellini: «Ambiente da rispettare? Ok. Il consumatore vuole sostenibilità? E allora perché si importano prodotti agricoli privi di garanzie sanitarie? Perché la tracciabilità non diventa un obbligo per tutti?»
La nostra risposta:
Il mondo è globalizzato e così lo scambio di merci e prodotti e non possiamo certo chiudere le frontiere, anche perché siamo importatori netti di materie prime agricole e trasformate. Sarebbe tuttavia sacrosanto esercitare maggiori controlli sanitari e qualitativi sull’import, fermando con più rigore ciò che non risponde a determinati standard. Tuttavia questa non deve essere la scusa per rimanere fermi: siamo nel mezzo di una rivoluzione globale e il consumatore già oggi premia, pagando di più, il prodotto sostenibile, di qualità e tracciato, e giorno dopo giorno lo farà sempre di più. L’agricoltore non ha alternative: se non è sostenibile è morto. Osservate le immagini sottostanti, tratte da pubblicità comparse su quotidiani e settimanali.



Occorre definire meglio i criteri di sostenibilità
Ferrero: «Certamente la sostenibilità è la strada da percorrere, ma oggi ha ancora tante lacune interpretative».
La nostra risposta:
È vero, ma presto le cose cambieranno, al più tardi con la nuova Pac 2023-2027. Infatti verranno misurati, con precise indicazioni di risultato, gli “effetti sostenibili”, cioè la ricaduta ambientale positiva derivante dalle attività agricole, per continuare a concedere specifici e mirati sostegni. Quello che cambia decisamente con la nuova Pac e i nuovi Psr è che da una verifica esclusivamente burocratica si passa a una verifica reale, come per esempio di quanto è migliorato il contenuto di sostanza organica del suolo, quanta Co2 è stata stoccata nel terreno, quanto gasolio in meno è stato consumato e via dicendo.
Come facciamo a ridurre l’uso di agrofarmaci e fertilizzanti? Ci sono due strade: con l’introduzione di nuovi materiali genetici provenienti dal biotech, che presto avranno disco verde, e con l’uso di attrezzature intelligenti che mirano le distribuzioni, senza spreco di prodotti.
“Ho sempre fatto così” deve sparire dal gergo degli agricoltori
Costantino: «Riprendendo il titolo dell’articolo, direi che non è paura, è solo ignoranza».
La nostra risposta:
È ignoranza di ciò che ci aspetta. I produttori agricoli devono accettare la sfida del cambiamento e mettere in discussione il concetto “ho sempre fatto così”. Cambiamento significa intraprendere strade inesplorate per trovare un futuro per la propria impresa, e per fortuna ci sono tanti agricoltori che hanno già affrontato con successo la crisi, con processi produttivi, commerciali e organizzativi nuovi e diversi dal passato, strade che non avrebbero mai immaginato e che oggi consentono loro di stare sul mercato. Si deve guardare con attenzione a queste realtà, cercando di imitarle con grande umiltà e determinazione.
E ora, chiudiamo con altri due esempi di aziende importanti che pubblicizzano la loro svolta sostenibile.

