Una rivoluzione nell’agroalimentare è alle porte, ma gli agricoltori sono pronti?

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“Dal campo alla tavola” (nella versione originale inglese si chiama“Farm to Fork”) è il documento pubblicato pochi giorni fa dalla Commissione europea che delinea la nuova strategia per il settore agroalimentare dei prossimi dieci anni. La strategia si inserisce, infatti, nel più ampio quadro del piano sul Green Deal presentato a inizio anno dalla Commissione europea e si pone l’obiettivo di attuare una profonda trasformazione dei sistemi alimentari e di rendere il sistema europeo lo standard di riferimento per la sostenibilità. Il documento riveste una importanza notevole, perché sarà il punto di riferimento per la stesura delle linee guida della prossima Pac e quindi avrà un elevato impatto sulle scelte che verranno fatte sulle contribuzioni destinate all’agricoltura.

Il cambio di marcia sul campo

Si parte dal campo con la riduzione del 50% degli agrofarmaci, del 20% dei fertilizzanti, del 50% degli antibiotici negli allevamenti e con l’incremento del 50% delle superfici a colture biologiche. “Farm to Fork” considera poi la cattura del carbonio come un «promettente esempio di nuovi modelli di business verde», riconoscendo che sia la Pac (Politica agricola comune), sia l’Ets (sistema di scambio di quote di carbonio europeo) possono rendere finanziariamente sostenibili le pratiche agricole più attente al clima. A tal fine, la Commissione svilupperà un “Manuale Ue sull’agricoltura del carbonio” per quantificare le riduzioni delle emissioni nelle aziende agricole e nei sistemi forestali.

I cambiamenti sul fronte alimentare

Proseguendo lungo la filiera sino al carrello della spesa, il documento della Commissione Ue prevede altre misure che hanno comunque un forte impatto sulla produzione dei campi, quali per esempio:

  • stabilire profili nutrizionali per limitare la promozione di alimenti contenenti determinati livelli di sale, zuccheri e grassi;
  • avviare iniziative volte a stimolare la riformulazione degli alimenti trasformati, compresa la fissazione di livelli massimi per determinati nutrienti;
  • introdurre un sistema obbligatorio di etichettatura nutrizionale fronte-pacco (“Fop”);
  • fissare l’obbligo di indicazione d’origine di alcune categorie di alimenti.

Chi avrà diritto al sostegno al reddito?

Un punto chiave del documento è quando si legge che la Commissione «valuterà rigorosamente» la conformità della concessione del sostegno al reddito (soprattutto i sussidi basati sulla produzione, noti come pagamenti accoppiati) al fine di migliorare la sostenibilità dei settori interessati. Questo passaggio introduce un elemento nuovo, che sarà certamente adottato nella nuova Pac a partire dal 2023, e cioè che per ottenere il sostegno al reddito l’agricoltore deve dimostrare concretamente che ha introdotto nella gestione aziendale sistemi e metodi che contribuiscono a mitigare gli impatti ambientali e ad assicurare al consumatore cibi sani, sicuri e di alta qualità.

L’innovazione e il digitale non possono più attendere: l’agricoltore si deve preparare da oggi

Tradotto nella pratica del campo, non c’è più alcun dubbio che coloro che non adotteranno per esempio minime lavorazioni e sodo, cover crops, sistemi di precisione per limitare l’uso della chimica, sistemi di difesa integrati con monitoraggio dei livelli di attacco delle avversità, sistemi intelligenti per la distribuzione dell’irrigazione, tracciabilità completa dei percorsi colturali, benessere animale, stretti e continuativi rapporti di filiera eccetera, avranno sempre più difficoltà ad avere accesso ai contribuiti della Pac e dei Psr.

Diamo notizia oggi di questo documento perché segna un deciso spartiacque con quello che si è fatto sinora e pone l’imprenditore agricolo di fronte all’inderogabile necessità di fermarsi un attimo per valutare con spirito critico e obiettività tutto ciò che fa in azienda e fuori dall’azienda, per verificare se è o non è in linea con le direttrici future. Infatti chi non terrà conto di questi profondi cambiamenti ormai alle porte non potrà rimanere sul mercato e sarà costretto a cambiare mestiere.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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