Agricoltura, come affrontare la volatilità dei prezzi e il cambio del clima

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Il contesto agricolo attuale rimane caratterizzato dall’incertezza e dal cambiamento. «In agricoltura l’incertezza è ormai strutturale, e quindi bisogna gestirla; non si può sperare che finisca», ha sottolineato l’economista Angelo Frascarelli nel corso di un recente convegno organizzato a Gualdo (Ferrara) dalla Fondazione per l’agricoltura Fratelli Navarra. Il cambiamento è veloce, quindi non si può stare fermi.

Perché un’annata è andata male?

Molti imprenditori agricoli affermano: «Quest’anno è andata male per colpa del clima», oppure «è andata male per colpa dei prezzi bassi», o ancora, «va male perché non si trova manodopera». Ma non è così! È andata male perché si è subìto passivamente il clima, i prezzi e l’organizzazione aziendale. Perché un’annata vada bene, occorrono approcci innovativi.

I prezzi di mercato non sono bassi

Spesso si pone l’attenzione sui prezzi e sulla Pac, ma i veri problemi degli ultimi due anni sono stati le rese di cereali, frutta e uva da vino, falcidiate da avversità climatiche e fitopatie. Quanto ai prezzi dei cereali, come si vede dal grafico qui sotto, oggi non possiamo dire che siano bassi.

 

Il vero problema è la volatilità. Nel 2022 abbiamo assistito a un’impennata dei prezzi, superiore addirittura a quella del 2008, seguita da un calo vertiginoso a partire da inizio 2023 e una frenata in estate. Oggi i prezzi si sono assestati, con un andamento che ricalca quello del periodo 2017-2020.

Anche il prezzo del latte mostra un’elevata volatilità, ma oggi possiamo dire che si è assestato su un valore che è più alto dal 2005 in poi.

 

La tabella qui sotto riassume la variazione dei prezzi di alcuni prodotti agricoli dal 2021 al 2023 e offre una visione di insieme molto chiara di che cosa significhi volatilità dei prezzi e quindi incertezza sul loro andamento da un anno all’altro.

La variazione di prezzo in tre anni nel caso del grano duro è stata del 5,2%, per il mais del 7,2%, per le angurie del 92%, per l’olio di oliva del 61,8% e per il latte bovino del 41,2%.

 

I costi dei mezzi tecnici sono in discesa

E i costi di produzione? I grafici seguenti mostrano come i prezzi dei mezzi di produzione per il frumento sono scesi drasticamente dall’ottobre 2022 a oggi.

Anche per quanto riguarda il latte bovino, i costi dei mezzi di produzione, dopo un aumento durato quasi un anno, oggi sono tornati al livello di maggio 2022.

Una nuova strategia in cinque mosse

A questo punto, cosa consigliare agli agricoltori? Angelo Frascarelli sostiene che ogni imprenditore deve trovare la strada più efficace per stabilizzare e aumentare le rese: anticipando le operazioni colturali (semina e difesa) e utilizzando strumenti digitali, dati meteoclimatici, reti antigrandine, irrigazione di precisione, nuove tecniche agronomiche e coperture assicurative. In definitiva, bisogna mettere in campo “più agronomia”.

Sono cinque le strategie che oggi risultano vincenti, secondo Frascarelli, e che già molte aziende agricole hanno adottato con successo.

  1. Pianificazione: fare i conti a 5-10 anni. La maggior parte degli agricoltori ancora oggi non fa i conti e semina quasi sempre la coltura che l’anno precedente ha spuntato i migliori prezzi di mercato. Per esempio, nel 2022-2023 molti agricoltori hanno aumentato le superfici dei cereali, attratti dai buoni prezzi del 2022, pensando di sfruttare il momento. Questo atteggiamento “mordi e fuggi” va evitato.
  2. Diversificare le attività aziendali. La specializzazione è troppo rischiosa; mentre diversificare le produzioni e le attività aziendali è fondamentale.
  3. Stabilizzare il rapporto con il mercato: occorre guardare al mercato non come un nemico, cercando di programmare le produzioni sulla base di contratti di coltivazione e/o con conferimento a buone realtà associative, attivando rapporti duraturi con le filiere, evitando il mercato “a spot”, dove la volatilità è tutta a carico dell’agricoltore, e cercando sempre di uscire dalle commodities, orientarsi alla distintività delle produzioni e diversificare le attività aziendali per suddividere meglio i rischi climatici, produttivi e di mercato.
  4. Difesa attiva e passiva. Le produzioni vanno difese con reti antigrandine, ventilatori contro il gelo, irrigazione, tecniche agronomiche, anticipo delle operazioni colturali. Inoltre, oggi non si può pensare di rinunciare alle assicurazioni, dato che ci troviamo di fronte a un cambiamento climatico drammatico e imprevedibile.
  5. Gestione finanziaria prudente, che significa soprattutto mantenere una buona liquidità per poter così far fronte alle criticità di mercato che si possono presentare.

 

Il mondo ha fame di cereali

Il fatto che occorra produrre sempre più cibo viene confermato dai dati relativi ai consumi di cereali nel mondo, che in dodici anni sono aumentati del 31%.

 

Il consumatore vuole prodotti sostenibili

Nel scegliere i percorsi agronomici che portano alla maggiore produttività, non bisogna mai dimenticare cosa chiedono i consumatori, che sono i clienti finali degli agricoltori.

Una recente indagine Nielsen presso i consumatori certifica che la sostenibilità è diventato uno dei fattori di scelta nel momento in cui fanno la spesa: ben il 42% dei consumatori intervistati afferma che la sostenibilità indicata in etichetta è diventata molto più importante rispetto a soli due anni fa. È quindi evidente che l’agricoltore non possa ignorare questa richiesta, e per produrre in maniera sostenibile non c’è altra strada che mettere in campo l’innovazione, che consente di aumentare le rese e tracciare la produzione a basso impatto ambientale.

Innovazione vuol dire dati e conoscenza

La prossima e ultima immagine riassume cosa significa mettere in campo l’innovazione: ovvero utilizzare macchine e attrezzature di moderna concezione e di sistemi elettronici in grado di fornire una serie di dati sulle caratteristiche dei suoli, sullo stato delle coltivazioni, sulle rese sitospecifiche e sui momenti in cui intervenire con la chimica. È la cosiddetta “agricoltura smart”, che significa “intelligente”, dove è la conoscenza che guida la mano dell’agricoltore e non più solo l’esperienza e la pratica, che sono ancora importanti ma che da sole non bastano per riuscire a stare sul mercato e a fare reddito.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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