Biogas, quale futuro per gli impianti più vecchi?

Tra 500 e 1000 sono gli impianti di biogas italiani, per lo più da 1 MW, realizzati tanti anni fa con generosi sostegni e ben poche restrizioni sulle matrici da utilizzare. Ora tutti questi impianti rischiano di chiudere, con l’approssimarsi della fine degli incentivi rappresentati dalla tariffa agevolata. La data di scadenza varia a seconda dell’anno di attivazione e della norma in vigore in quel periodo, ma dato che il boom del biogas si è avuto a inizio millennio, è facile immaginare che nei prossimi mesi per numerosi impianti finirà la tariffa agevolata. Per questi non è al momento prevista alcuna proroga, e con i costi attuali delle biomasse e considerando che gli impianti più grandi funzionano generalmente con colture dedicate, il rischio di non pareggiare i conti è concreto.
Due alternative per la salvezza
Le alternative allo stop sono al momento due: la riconversione a biometano o l’accesso al libero mercato. La seconda opzione è attuabile anche da chi abbia impianti di dimensioni inferiori: gli agricoltori che producono energia sono infatti liberi di venderla al migliore offerente, come per qualsiasi altro prodotto della loro azienda. Stanti i prezzi attuali, è una possibilità concreta: vi sono per esempio alcuni casi, in Italia, di partnership tra biodigestori di matrice agricola e aziende municipalizzate interessate ad acquistare energia elettrica a costi adeguati e con in più la garanzia di provenienza da fonti rinnovabili.
Per quanto riguarda la riconversione a biometano, invece, i problemi non mancano. È vero che nella bozza dei decreti che dovrebbero essere approvati a breve lo Stato è disponibile a finanziare il 40% degli investimenti necessari, ma a pesare maggiormente sono le spese per la purificazione (upgrade) e la compressione del metano, ma anche per il collegamento dell’impianto alla rete nazionale. Si parla di circa 1.000 euro per metro di conduttura, e se consideriamo che alcuni digestori distano chilometri dalla rete del metano, i conti sono presto fatti.
Nelle due tabelle che seguono sono riassunti alcuni aspetti pratici presenti nella bozza del nuovo decreto per quanto riguarda incentivi e tariffe.
Il periodo di incentivazione per biogas elettrico, riservato ad aziende agricole «anche consorziate», è stato prorogato nei successivi decreti Milleproroghe 2020 e 2021 per tutto l’anno 2022 con tariffa comprensiva di 0,233 euro/kWe e ora si attende il FER 2, un decreto sugli incentivi rinnovabili innovative.
Nelle tre immagini che seguono vengono indicati alcuni aspetti presenti nel FER 2.
È interessante notare che in futuro, per l’alimentazione degli impianti vecchi e nuovi, sarà consentito l’uso solo di determinate matrici, che riportiamo nelle due tabelle che seguono.