Coltivare il sorgo: costi bassi, alte rese e amico dell’ambiente

sorgo

Vittorio Venturoli ci credette cinquant’anni fa, quando portò in Italia i primi sorghi ibridi, e Aralba, l’ibrido principe di RV Venturoli, da anni leader indiscusso tra quelli a granella bianca, fa ancora oggi la sua bella figura di fronte ai nuovi ritrovati genetici. Ma l’evoluzione non si ferma; anzi la genetica accelera per fornire agli agricoltori degli ibridi sempre più performanti: questo è importante perché il sorgo, in tempi di cambiamento climatico e di sfide per la sostenibilità, è un cereale che ha un grande avvenire.

Merita un posto fisso nella rotazione

L’agricoltore italiano ha sempre fatto molta fatica ad apprezzare con continuità il sorgo, e così la sua estensione è molto altalenante e cadenzata soprattutto in funzione dei prezzi di mercato, con forti sbalzi da un anno all’altro. Invece questo cereale merita molta più attenzione e soprattutto un posto fisso nella rotazione, al pari di altre colture come mais, grano e orzo, perché ha caratteristiche uniche.

Rusticità, produttività, bassi costi, alta qualità

Tra le caratteristiche uniche del sorgo ci sono prima di tutto la rusticità e la resistenza alla siccità, che al giorno d’oggi sono prerogative molto importanti. Oltre al minore fabbisogno idrico rispetto ad altre colture e una bassa richiesta di chimica (fertilizzanti e agrofarmaci), il sorgo ha un costo di coltivazione molto contenuto e presenta basse emissioni di CO2 nell’ambiente, un vantaggio che sarà premiato quando entreranno in vigore anche in Italia i crediti di carbonio, verosimilmente nel 2024.

Inoltre la granella di sorgo è priva di aflatossine, quindi molto sana, ed è gluten free e molto digeribile, se utilizzata per l’alimentazione umana. In zootecnica il sorgo è un foraggio digeribile e di alta qualità e come trinciato viene utilizzato con successo anche nella filiera del biogas.

A sinistra Luigi Boriani della Società agricola Eredi Boriani Carlo, e a destra Gabriele Gasbarrini, responsabile marketing e comunicazione della RV-Venturoli.

 

Campo catalogo a Granarolo dell’Emilia

RV Venturoli ha presentato la sua gamma di sorghi ibridi nel campo catalogo allestito presso l’azienda agricola Carlo Boriani di Granarolo Emilia (Bologna) su un appezzamento che aveva ospitato grano. La semina è stata effettuata il 19 aprile 2023 con geodisinfestante alla dose di 10 kg/ha, due concimazioni, in pre-semina il 4 aprile con 250 kg/ha di urea e in sarchiatura il 2 giugno con 200 kg/ha di urea.

Per il diserbo si è intervenuti in pre-semina il 30 marzo con 3 lt/ha di glifosate e in pre-emergenza il 20 aprile con Pendimentalin (1 lt/ha) e Aclonifen (1,2 lt/ha).

Arsky, precocissimo con panicolo semi-compatto, granella di colore rosso, taglia medio-bassa, raccomandato negli ambienti con scarsità idrica.
Arabesk, precocissimo, taglia medio-alta, con panicolo semi-compatto, poco sensibile alla sterilità apicale, con elevata tolleranza alla siccità, ideale per semine di secondo raccolto.
Ardito, eccellente produttività in rapporto al ciclo precoce, elevato peso ettolitrico della granella, ottima resa in farina, indicato per semine ritardate in secondo raccolto
Armelia, ciclo medio, con panicolo semi-compatto, ha granella di colore rosso intenso con alto potenziale produttivo anche in aree difficili, con ottima resistenza all’allettamento e alle malattie.
Araldo, ciclo medio con spiccata resistenza all’allettamento, indicato per terreni pesanti con potenziale produttivo molto elevato.
Artista, ciclo medio-precoce, con panicolo spargolo che favorisce l’essiccazione, granella bianca avorio, utilizzabile per produzione di trinciato.
Arsenio, ciclo medio, panicolo compatto di grandi dimensioni, granella bianca, resistente alle fitopatie fungine del sorgo, alta produttività in ogni ambiente.
Aralba, storico sorgo medio-tardivo e ibrido di riferimento per i “bianchi” in Italia, granella a frattura vitrea ad alto peso ettolitrico, consigliato in ambienti ad alta fertilità e anche per semine a interfila di 75 cm.

 

Il sorgo è il quinto cereale più coltivato al mondo, su 40 milioni di ettari, e ha un grande futuro anche in Italia perché le sue prerogative si sposano con l’attualità, caratterizzata dal cambiamento climatico e dalla necessità di disporre di produzioni a basso costo con più di una destinazione finale: granella, insilato, pastone, bioenergia. Infine, è ideale per le aree collinari, che in Italia non ci mancano. I nostri agricoltori finalmente lo capiranno?

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Baensaf

    23 Dicembre 2023 at 10:57 am

    Buongiorno, sono interessato a questi varietà per le prove fuori dal Italia. poi per seminare diversi centinaia ha.
    Grazie

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