Favino e pisello nella razione per applicare l’obbligo di rotazione delle colture

favino

Ormai sembra in dirittura di arrivo la decisione del Ministero dell’agricoltura di sancire l’obbligo di raccolta per le colture secondarie che potrebbero interrompere la monosuccessione di una stessa specie botanica che la BCAA 7 vieta sulle parcelle iscritte alla Pac. Quindi l’allevatore deve trovare strade alternative, conscio che in molte situazioni dovrà rinunciare a produrre una quota di mais, almeno ad anni alterni. A questo proposito un’interessante ricerca eseguita dall’Università di Bologna, dal Crpa e dal Consorzio Parmigiano Reggiano ha permesso di verificare gli effetti della introduzione di pisello e favino nella razione al posto della soia.

Le caratteristiche della stalla

La sperimentazione è stata realizzata presso un’azienda agricola sita nel comprensorio del Parmigiano Reggiano, con circa 140 ettari in pianura e che è autosufficiente per la produzione dei fieni, realizzati con l’ausilio di moderni impianti di essiccazione assistita. In allevamento sono presenti circa 150 vacche di razza Frisona in mungitura, alimentate con la tecnica del piatto unico. Il latte è trasformato in Parmigiano Reggiano nel moderno caseificio aziendale. Per la ricerca sono state utilizzate 120 vacche in lattazione.

Fonte: Informatore Agrario n. 30/2023
Fonte: Informatore Agrario n. 30/2023

 

I risultati ottenuti sulla mandria

Dai risultati finora emersi dalla ricerca si ritiene di poter trarre le seguenti considerazioni.

La sostituzione della farina di estrazione di soia con favino e pisello nella razione per vacche da latte destinato a Parmigiano Reggiano:

  • riduce la capacità di ingestione degli alimenti senza tuttavia modificare lo stato di nutrizione e di salute degli animali e tendendo a migliorare l’efficienza di conversione degli alimenti, se rapportati alla produzione di latte corretta al 4% di grasso;
  • non influenza la produzione corretta al 4% di grasso, riducendo però il volume produttivo in maniera significativa;
  • eleva sia il contenuto di grasso, sia di caseina del latte con rese in formaggio fresco maggiori;
  • non interferisce negativamente sulla qualità del formaggio valutata a 12 mesi di stagionatura.

Si può ridurre anche l’apporto di mais

La sostituzione della soia con pisello e/o altre leguminose da granella, a parità di apporti proteici, consente di ridurre drasticamente anche l’esigenza di cereali (mais nello specifico) nella dieta delle bovine. Questa possibilità offre l’opportunità di ridurre l’inclusione nella razione del mais, cereale spesso contaminato da micotossine.

Un elemento comunque appare interessante e tale da essere sottolineato: l’inclusione nella razione di favino e pisello tende a influenzare positivamente la sintesi di materia grassa da parte della mammella, con una accresciuta efficienza di conversione alimentare se si considera la quantità di latte corretto al 4% di grasso in rapporto alla sostanza secca consumata.

L’inclusione nella razione di pisello e favino influenza positivamente la sintesi di materia grassa da parte della mammella delle bovine.

 

I vantaggi delle leguminose

Sono in corso numerosi sforzi per favorire il rilancio della produzione di leguminose domestiche. I possibili risultati positivi di questi consentirebbero:

  • una maggiore diversificazione colturale, con l’introduzione della coltura del pisello nei sistemi foraggeri delle aziende zootecniche padane;
  • un minore impiego di fattori di produzione, con una diminuzione dell’input di concimi di sintesi grazie alla coltivazione di una specie azotofissatrice;
  • un miglioramento dell’autoapprovvigionamento aziendale o comprensoriale di alimenti zootecnici, con riduzione della posizione di vulnerabilità del sistema legato alle importazioni di materie prime e, di conseguenza, un’intensificazione del legame del prodotto con il territorio.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


5 commenti

  • Dario

    10 Ottobre 2023 at 9:19 pm

    Gli allevatori l’alternativa l’anno già trovata , facendo a meno di fare quella stupida domanda per ricevere oramai un elemosina
    Ci piacerebbe sapere chi è il o i guru che anno scritto quella porcheria di regolamenti ,assurdi e folli
    Le terre sono nostre e ci seminiamo cosa ci serve

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  • Dario

    10 Ottobre 2023 at 10:07 pm

    Gli allevatori l’alternativa l’anno già trovata
    Rinunciare a questa folle domanda,uno scempio di regole
    I terreni sono nostri e ci seminiamo ciò che serve

    Rispondi

  • Luca

    11 Ottobre 2023 at 9:23 am

    Quindi non si sono visti problemi nella ruminazione anche con minore ingestione di fieno? Interessante

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  • GIOVANNI GAZZOTTI

    11 Ottobre 2023 at 1:44 pm

    Esiste il serio problema del diserbo del FAVINO da granella non essendo incluso nelle colture da rinnovo della PAC 2023-2027, quindi come leguminosa non è diserbabile.

    Gradirei ricevere una risposta.

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    • Chiara

      17 Ottobre 2023 at 8:29 am

      Ho seminato il favino l’anno scorso in regime biologico ed è rimasto pulito.
      Non ho avuto bisogno nemmeno dello strigliatore. Credo abbia delle qualità allelopatiche.

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