Frumento tenero, il limite di convenienza dipende da rese e tecnica

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È chiaro che al frumento non si può rinunciare, ma dopo un’annata in generale piuttosto complicata a causa di un andamento climatico animalo, in molti si chiedono quali sono i limiti di convenienza per non andare in perdita. Nel 2023 le rese hanno infatti oscillato da 40 a 90 quintali per ettaro con prezzi di mercato che, rispetto al 2022, si sono abbassati di almeno 10 euro al quintale, passando da 34 a 24 euro.

Tradizionale e sodo: come cambia il costo

Innanzitutto bisogna fare una distinzione tra semina tradizionale e semina su sodo, che per il frumento è assai consigliabile se non si sono maltrattati gli appezzamenti con ormaie e compattamenti. Il frumento su terreno lavorato ha un costo di produzione che si aggira su 1.950 euro/ha mentre su sodo costa 1.490 euro, quindi 460 euro in meno per ettaro. I costi indicati comprendono le spese per tutte le lavorazioni agromeccaniche, quelle per i mezzi tecnici (sementi, fertilizzanti, diserbi e trattamenti) ma anche 300 euro di oneri finanziari e spese generali.

Le rese del frumento su sodo in genere equiparano quelle su lavorato, ma nei casi in cui va male, si perde al massimo un 10% di produzione, quindi il gioco vale la candela.

Quanti quintali per coprire i costi?

Con un prezzo di mercato del frumento tenero di 24 euro/ql, per coprire i costi su terreno lavorato occorre produrre 78 ql/ha, mentre su sodo sono sufficienti 60 ql/ha. Il conto non tiene in considerazione la Pac, ma nemmeno un eventuale costo dell’affitto. Infatti, se dovessimo computare un ipotetico affitto pari a 600 euro/ha, il costo di produzione del frumento su lavorato passerebbe a 2.550 euro/ha e quello su sodo a 2.090, richiedendo, per pareggiare i conti, una produzione di oltre 100 ql/ha nel primo caso e di 87 ql/ha nel secondo.

Anche al sud il frumento tenero convince

Nel 2023 al sud Italia, il nostro granaio per il duro, il frumento tenero ha dimostrato di superare meglio le piogge di maggio e giugno, che hanno bloccato il duro impedendo il riempimento delle cariossidi, e le produzioni sono state più che soddisfacenti. Tant’è che molti produttori stanno seriamente pensando di puntare sul tenero, che non si è allettato e ha richiesto solo un trattamento fungicida.

Azzeccare le scelte agronomiche

Detto questo ,è evidente che di fronte a due incertezze come il prezzo di mercato e l’andamento climatico, diventa indispensabile predisporsi alle semine autunnali con un piano agronomico che consenta di razionalizzare i costi senza penalizzare le rese, partendo da una scelta oculata delle varietà e/o ibridi da seminare. Infatti sia la realtà di campo sia tutte le prove di confronto varietale dimostrano che non è affatto indifferente seminare un frumento piuttosto che un altro. Così come diventa indispensabile puntare sulla semina diretta o sul sodo limitando i passaggi in campo, su piani di concimazione ben equilibrati senza esagerare sull’azoto (anche quello da digestato e da liquame) e su diserbi mirati.

Al di là delle disgrazie climatiche, anche quest’anno il campo ha dimostrato che coloro che hanno scelto percorsi agronomici ben progettati se la sono cavata bene, riuscendo a ottenere soddisfazioni economiche, anche se inferiori a quelle del 2022.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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