Puntiamo sulla doppia coltura: come massimizzare le rese di loietto italico e mais

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Loietto italico seguito da mais insilato è l’accoppiata più gettonata, sin dagli anni ottanta, dalle aziende agrozootecniche della Pianura Padana. Non sono tuttavia mancati anche insuccessi dovuti per lo più alla raccolta del foraggio in uno stadio troppo avanzato (fine spigatura-inizio fioritura), che se da un lato offre elevate produzioni di oltre 8 tonnellate di sostanza secca a ettaro, dall’altro fornisce un prodotto di bassa qualità con un contenuto di NDF del 60%. Si tratta di un foraggio che se per la rimonta può ancora andare bene, presenta invece forti limitazioni nelle razioni delle vacche da latte ad alta produzione.

Inoltre, come sottolinea il Forage Team del Disafa-Università di Torino in un recente supplemento all’Informatore Agrario, il posticipo del taglio del loietto penalizza la produzione e la qualità del mais seminato in secondo raccolto a fine maggio, con perdite che vanno da 3 a 9 tonnellate di sostanza secca. Queste perdite diventano ancora più rilevanti se si punta su mais di cicli lunghi con posticipo della raccolta dell’insilato nel mese di ottobre, che determina la perdita di amido nell’insilato e un’umidità eccessiva.

Un sistema colturale più efficiente

Esperienze aziendali recenti hanno dimostrato come sia possibile organizzare un sistema colturale basato sulla doppia coltura che consenta di avere un loietto di altissima qualità, senza compromettere la resa del mais di secondo raccolto in successione.

Quale varietà di loietto e quando raccogliere

Prima di tutto occorre utilizzare varietà di loietto italico diploide, evitando la concimazione primaverile con azotati. La qualità del loietto italico è elevata negli stadi vegetativi e di inizio levata, dove il valore energetico è comparabile a quello dei migliori silomais.

Il taglio del loietto a fine levata, quando la coltura è alta 50-60 cm, consente di portare a casa da 4 a 6 tonnellate di sostanza secca a ettaro, conservando con l’insilamento tutta l’energia netta della coltura di circa 4500 Ufl/ha.

La semina deve avvenire a fine settembre e la raccolta va effettuata a metà aprile. Il mais va poi seminato senza perdere tempo, prima della fine di aprile o al massimo a inizio maggio, con ibridi di classe FAO non superiore alla 600. Così facendo, la raccolta del mais può iniziare a settembre, in tempo per riseminare il loietto italico.

I livelli produttivi delle diverse combinazioni

Le produzioni ottenibili con la doppia coltura rispetto al mais di primo raccolto sono maggiori sia come sostanza secca sia come energia.

  • Silomais: 19.000 Ufl/ha, proteina: 1.510 kg/ha.
  • Loietto silo + Silomais: 20.500 Ufl/ha, proteina: 1.750 kg/ha.
  • Loietto silo (due tagli) + Silomais: 21.700 Ufl/ha, proteina: 1.930 kg/ha.
  • Erba medica silo + Silomais: 21.400 Ufl/ha, proteina: 2.160 kg/ha.
  • Erba medica silo (due tagli) + Silomais: 22.100 Ufl/ha, proteina: 2.750 kg/ha.

Questi risultati, ottenuti in numerose aziende dall’Università di Torino, dimostrano come, con annate favorevoli in aprile e maggio, si possano effettuare anche due insilamenti di loietto italico e seminare il mais entro l’ultima decade di maggio. Le Ufl raccolte sono maggiori e le perdite produttive per il ritardo di semina del mais sono ancora accettabili.

Possono essere prodotte oltre 25 t/ha di sostanza secca e circa 21.700 Ufl/ha.

L’importanza della rotazione colturale

Reintrodurre la rotazione colturale permette di avere una più elevata produzione di silomais, a parità di input in fattori produttivi, nonché il soddisfacimento delle regole del greening previste dalla nuova Pac.

Un’indagine condotta in 70 aziende tra Piemonte e Lombardia ha permesso di verificare che a parità di input produttivi, il mais in rotazione con altre colture ha prodotto di più rispetto al mais in monosuccessione sia come insilato (+8,3%), sia come pastone integrale (+10,1%), sia come granella (+11,6%).

L’inserimento in rotazione dell’erba medica permette di produrre un foraggio ricco in proteina a basso costo, con riduzione dei costi di produzione dei cereali in successione per quanto riguarda i fertilizzanti e il miglioramento delle fertilità globale del suolo.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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