“Apro una stalla da solo: ci pensa il robot a mungere 70 vacche”

20170324_110928

«Siamo sempre stati allevatori, ma sette anni fa il papà e lo zio decisero di chiudere la stalla e così rimanemmo con i nostri 33 ettari da coltivare a grano, mais e medica. Per due o tre anni i conti sono tornati lo stesso, poi alla lunga, con i prezzi dei cereali attuali, non potevamo più andare avanti e così abbiamo deciso di riaprire la stalla da latte, ma su basi completamente nuove». I fratelli Andrea e Stefano Zanazzi mostrano orgogliosi le loro 125 vacche, delle quali circa 70 in mungitura, acquistate pochi mesi fa da cinque allevamenti diversi, che entrano ed escono in piena tranquillità dal robot di mungitura DeLaval VMS acquistato dal concessionario Battini Agri di Castiglione delle Stiviere (Mantova).

In zona il robot DeLaval ha creato molta curiosità, tant’è che oltre cento agricoltori lo hanno visto in funzione nel corso di una giornata di visita all’azienda organizzata da Battini Agri. Nel video qui sopra potete ammirarlo all’opera (basta cliccare sul tasto play).

Da sinistra, Andrea e Stefano Zanazzi.
Il robot DeLaval VMS. A sinistra la sezione dedicata all’alimentazione in pellet nel corso della mungitura, personalizzata per ogni vacca in base alla sua produzione media di latte. L’animale viene riconosciuto dall’apposito collare. A destra il braccio meccanico, la postazione per la mungitura e il quadro elettronico di controllo.
La stalla Zanazzi dove è stato installato il robot DeLaval al posto della vecchia sala a spina di pesce.
L’ingresso della vacca nella postazione del robot DeLaval attraverso l’apposito cancello automatico.

Dei due fratelli, solo Andrea lavora a tempo pieno in stalla e sui terreni. Lo abbiamo intervistato per capire i motivi della sua scelta.

Le stalle chiudono e tutti dicono che, se non si hanno dai 300 capi in su, si lavora in perdita. Voi invece da tre mesi avete riaperto una stalla medio-piccola. Come avete fatto?

Soprattutto oggi, che non c’è più il grosso esborso per acquistare le quote latte, riteniamo che una stalla come la nostra, se si acquista il robot e si valorizzano i foraggi aziendali, possa dare molte soddisfazioni. Chi chiude forse non ha il coraggio di cambiare come invece abbiamo fatto noi. La stalla è sempre quella di anni fa, ma investiamo nelle tecnologie che ci permettono di migliorare la nostra vita e quella degli animali, di automatizzare il più possibile la stalla e di ricevere per ogni vacca in ogni istante, anche sul cellulare, tutte le informazioni e gli eventuali allarmi, che sono il punto chiave di una gestione aziendale vincente e redditizia.

Come è stato l’approccio degli animali con il robot?

Sono trascorsi solo due mesi e siamo già molto soddisfatti: certo, nei primi giorni gli animali dovevano essere portati a conoscere il robot ed è stato faticoso, ma una volta imparata la strada tutto è diventato routine e oggi ogni animale anche più volte al giorno entra da solo nella postazione del robot. La produzione attuale è di 33 litri/capo/giorno e i nostri obiettivi sono di arrivare a 38-40 litri, con un aumento graduale della qualità del latte.

Meglio il robot del bergamino?

Assolutamente sì, anche perché il robot ci fornisce ogni giorno una serie di informazioni oggettive e veritiere, che sono di fondamentale importanza. E poi per una questione di costi. Il robot costa come un trattore di media potenza!

Qual è il futuro della stalla?

Chi vuole produrre latte con marginalità deve puntare sul ciclo chiuso, dalla vitella alla vacca: se si sceglie di acquistare gli animali, le perdite sono garantite!

Nei pressi del robot è stata installata una spazzola dedicata al benessere molto ambita dagli animali. È presente anche un ampio abbeveratoio.
Il momento della mungitura. Il braccio riconosce il capezzolo di ciascun quarto con estrema precisione. Questo robot riesce a mungere anche capezzoli piegati di 45 gradi.
Nel computer aziendale l’immagine del quadro Cow Mon, che vuol dire monitoraggio di ogni singola vacca. Questo documento ci dice ogni giorno cosa succede nella mammella di ogni vacca: per esempio se c’è sangue nel latte, se non è stata eseguita una corretta mungitura, se c’è una produzione inferiore alla media, oltre al conteggio delle cellule.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • giuseppe

    19 Agosto 2019 at 5:35 pm

    sono un consulente ed ho un cliente di un terreno agricolo di 400 ha.Mi ha chiesto di impiantare un allevamento di vacche bruno alpine con annesso caseificio noche utlizzare i derivati del latte per impiantare una porcilaia.Desidero una consulenza-Grazie

    Rispondi

Lascia un commento

Il tuo indirizzo mail non sarà pubblicato I campi obbligatori sono contrassegnati


Chi siamo

Nato nel 2014, Il Nuovo Agricoltore è un portale informativo dedicato all’agricoltura, con un occhio di riguardo alle innovazioni tecnologiche. Il progetto è sviluppato da Kverneland Group Italia.


CONTATTACI