Borgo di Luce punta sulla rotazione e sulle cover crops

L’azienda agricola Borgo di Luce si estende con un centinaio di ettari a seminativo in pianura e in collina nei pressi di Tolentino (Macerata), nelle Marche. Su questi terreni si semina soprattutto grano duro in rotazione con colture come colza, girasole, soia. «Noi seminiamo anche pisello e fagiolo borlotto – dice Francesco Luchetti, che ha la responsabilità della conduzione agronomica dell’azienda – che sono due colture in grado di garantire, almeno in certe annate, un reddito superiore a tutte le altre intorno a 800-900 euro/ha». Ma il grano duro quanto produce qui da voi? «In collina siamo attorno a 50-55 ql/ha e in pianura arriviamo anche a 60 ql/ha. Normalmente le varietà che ci danno maggiori soddisfazioni sono Liberdur e Normanno».

Una prova su sodo che è andata bene
Come viene lavorato il terreno?
«L’aratura viene fatta solo prima delle colture ortive e a non più di 25 centimetri di profondità, mentre per le altre facciamo una ripuntatura, oppure un passaggio di erpice a seconda dei terreni e delle condizioni. Quest’anno abbiamo fatto una prova di semina di grano duro su sodo dopo soia e devo dire che la produzione ha raggiunto i 60 ql/ha, con un risparmio dei costi del 50% rispetto alla lavorazione tradizionale. Sono stato molto soddisfatto e sarebbe opportuno estendere questa pratica, anche se non si può pensare di fare sodo tutti gli anni, visto che abbiamo per lo più terreni ricchi di argilla».
Buone produzioni con agrotecniche attente
E le altre colture quanto producono?
«La soia come primo raccolto con irrigazione arriva a 30 ql/ha, il girasole sui 30 ql/ha; mentre il colza, con l’accortezza di effettuare una concimazione azotata appena riparte a vegetare all’uscita dell’inverno, arriva a fare sui 22 ql/ha. Il colza lascia un terreno ancora più soffice della soia e per la collina è una coltura interessante al pari del girasole».
Quando seminate il colza?
«Molto presto, a fine settembre, su terreno molto affinato distribuendo il lumachicida una settimana dopo la semina, altrimenti addio semi!»

Nuove tecnologie in campo
L’innovazione tecnologica più recente in questa azienda passa dall’acquisto di uno spandiconcime Kverneland Exacta Geospred 1800 e di una barra per i trattamenti con serbatoio posteriore Kverneland Ixter da 1300 litri e con serbatoio anteriore Ixtra da 1100 litri. Entrambi i cantieri sono gestiti con il monitor Kverneland Isomatch Tellus e connessi con protocollo Isobus.


«Concimazione, diserbo e trattamenti fitosanitari – spiega Francesco Luchetti – sono pratiche che debbono essere eseguite con la massima tempestività e precisione se si vogliono fare quintali e qualità. Con il nuovo spandiconcime a larghezza variabile di distribuzione e mappatura dei campi, oltre ad avere la certezza di non avere dispersioni fuori dei confini degli appezzamenti ed evitare le sovrapposizioni, otteniamo una distribuzione omogenea per una larghezza di lavoro di 36 metri con un risparmio di concime rispetto ad altri sistemi di distribuzione».
«Lo stesso discorso vale per la nuova barra – prosegue Luchetti – che, grazie al bilanciamento dei pesi con la botte anteriore e quella posteriore, permette di far arrivare sempre a bersaglio diserbanti e fungicidi, eliminando ogni possibile dispersione di prodotto anche grazie alla chiusura automatica dei settori della barra. Una volta effettuata la mappatura dei campi da trattare, si può dire che l’attrezzatura va avanti e indietro da sola».

La strada per migliorare la fertilità dei suoli
Novità per la prossima campagna di semina?
«Sono un convinto sostenitore delle coltura di copertura, le cover crops, che a mio avviso possono migliorare sia la struttura sia la fertilità di fondo dei terreni (clicca qui per maggiori info sulle cover crops, NdR); e quindi seminerò favino e rafano che rimarranno per tutto l’inverno a copertura dei suoli, per essere poi interrati a primavera prima della semina del girasole o di altre colture. Il terreno è la nostra ricchezza principale e vanno applicate tutte le tecniche che possono non solo conservarlo al meglio, ma anche migliorarlo, per cercare di produrre sempre qualche quintale in più. Con l’incertezza sempre maggiore sui prezzi di mercato, solo l’alta produttività può salvaguardare i nostri redditi».