Erosione del suolo e ruscellamento a valle: ecco cosa succede quando si ara in collina

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Dopo mesi di scarsa piovosità, a novembre si sono succedute violente piogge e anche consistenti nevicate nelle zone collinari e montane del nostro territorio, che hanno messo in evidenza ancora una volta come le lavorazioni tradizionali del terreno (cioè arature ed erpicature) siano molto dannose per tutto l’ambiente circostante.

Le foto che pubblichiamo sono state scattate nelle colline del bolognese, patria dei più convinti aratori, e dimostrano come le lavorazioni tradizionali dei terreni abbiano provocato, dopo le piogge battenti dei giorni scorsi, evidenti fenomeni di erosione del suolo con forti ruscellamenti a valle di ingenti quantità di acqua e di terra.

Notare le numerose e profonde erosioni del terreno lavorato lungo le linee di pendenza del terreno, che hanno provocato forti smottamenti a valle.

Al contrario, sui terreni a fianco della zona lavorata, la vegetazione presente sul suolo ha trattenuto egregiamente le particelle di terreno, favorendo l’infiltrazione dell’acqua negli strati profondi.

È evidente che, di fronte ai cambiamenti climatici che rendono sempre più frequenti precipitazioni a carattere eccezionale, è più che mai opportuno adottare tecniche alternative alle arature che dovrebbero essere, a nostro avviso, addirittura vietate nelle aree collinari, pena la distruzione progressiva di un patrimonio di tutti noi, qual è il terreno agrario.

A destra del terreno lavorato e con forti smottamenti, si nota una superficie ricoperta da vegetazione che non ha subìto alcun danno grazie all’azione protettrice delle piante.

Di fronte a queste immagini, viene spontaneo ricordare il ruolo che svolgono le cover crops a semina autunnale, che ricoprono il suolo durante tutti i mesi invernali, proteggendoli dai fenomeni erosivi e di ruscellamento superficiale, oltre che contribuire a migliorare la stabilità e la struttura del terreno e la sua dotazione di sostanza organica.

Ancora una volta dunque non possiamo che invitare i convinti aratori, che ancora imperano nelle nostre campagne, di cambiare strategia operativa, perché il terreno che coltivano è certamente di loro proprietà, ma rappresenta un bene dell’intera comunità e quindi va rispettato e difeso.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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