Il prezzo del latte finalmente aumenta. Ma non abbassiamo la guardia sull’efficienza della stalla

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Dopo due lunghi anni, il vento comincia a soffiare dalla parte giusta, quella degli allevatori. In queste ultime settimane ci sono segnali molto incoraggianti sul fronte del prezzo del latte, e anche l’industria mostra comportamenti un po’ diversi dai mesi scorsi e sembra venire a più miti consigli, con contratti di medio-lungo periodo a condizioni che permettono alla stalla di quadrare i conti.

Perché il prezzo del latte è tornato a salire?

Primo motivo: l’offerta mondiale di latte. Premesso che avremo sempre a che fare con la volatilità dei prezzi e che le basse quotazioni prima o poi torneranno, non c’è dubbio che la prima causa della rinnovata tonicità del mercato è da ascrivere a un’offerta mondiale che ha arrestato la crescita nel terzo trimestre del 2016, passando da un +2,4% a zero. E a fine anno il dato sarà di -0,2%, come rileva uno studio di mercato del Crpa di Reggio Emilia.

Secondo motivo: i consumi mondiali di latte, che al contempo sono in lenta e costante crescita.

Terzo motivo: il prezzo mondiale del latte. Come sempre accade per le note leggi del mercato, questo squilibrio tra domanda e offerta ha fatto sì che a partire da giugno 2016 il prezzo del latte sul mercato mondiale iniziasse la sua corsa al rialzo, superando i 30 dollari/100 kg, e tra breve supererà i 32 dollari. Va ricordato che a maggio 2016 il prezzo mondiale del latte era fermo a 22,10 dollari/100 kg.

Le dinamiche della globalizzazione

Ma diamo uno sguardo a cosa sta accadendo nel mondo e che determina una situazione positiva sui prezzi di mercato anche in Italia:

  • In Usa la produzione cresce grazie a una forte domanda interna a prezzi superiori a quelli del mercato mondiale.
  • In Ue-28 l’aumento di produzione si è arrestato, passando da +6,1% nei primi tre mesi del 2016 a -1,9% nel terzo trimestre 2016.
  • In Oceania la produzione è in costante calo e stazionaria in Nuova Zelanda.
  • In America latina continua a calare la produzione di latte.

Questi fenomeni che accadono sul mercato globale hanno un effetto sulle dinamiche di formazione del prezzo del latte nei singoli paesi, quindi è normale che in Italia i primi effetti positivi siano già iniziati.

Ripartire con gli investimenti sull’efficienza della stalla

Ma gli attuali segnali confortanti non debbono illudere, perché i tempi grami potrebbero tornare e quindi è bene che l’allevatore sfrutti i momenti favorevoli per fare quegli investimenti, in campo e in stalla, che consentono poi di superare meglio le ricorrenti crisi dei prezzi. Investimenti che significano maggiore efficienza, che a sua volta vuol dire un rapporto sempre migliore tra costi e ricavi.

I numeri della stalla da latte che guadagna

La rivista L’Informatore Agrario ha presentato di recente un identikit interessante della “stalla da latte efficiente”, che nasce da un’iindagine che dura ormai da molti anni, realizzata dal SATA della Lombardia. Riportiamo in sintesi i parametri che identificano la stalla da latte efficiente, in modo che ogni allevatore possa paragonarli con i propri

  • Plv/vacca: 4500 euro (utile netto > 500 euro)
  • Costi di produzione totali: < 40 euro/100 litri
  • Alimentazione: < 24 euro/100 litri
  • Manodopera: < 7 euro/100 litri
  • Farmaci: < 1 euro/100 litri
  • Ammortamenti: < 3 euro/100 litri
  • Oneri finanziari: < 1 euro/100 litri
  • Ricavo al netto di tutti i costo alimentari: 5 euro/vacca in lattazione/giorno e 1500 euro vacca/anno
  • Totale debito: < 5000 euro/vacca
  • Ritorno dell’investimento: > 8%
  • Non più del 10% della Plv per pagare ammortamenti + interessi

Attenzione all’omogeneità della razione

La corretta gestione aziendale è alla base del successo delle stalle da reddito, ma non meno importante è il rendimento nutrizionale della razione. Uno studio condotto dall’Università di Padova sull’omogeneità della razione dimostra come il 40% delle aziende campionate evidenzi gravi problemi di omogeneità della miscelata, quindi alcuni animali assumeranno un eccessivo quantitativo di fibra e altri invece più matrice proteica, compromettendo sia la produttività sia la funzione ruminale.

Ancora una volta raccomandiamo agli agricoltori-allevatori di osservare con grande attenzione tutti i numeri della stalla, perché non è vero che si è sempre fatto tutto nel migliore dei modi. Tanti miglioramenti, anche piccoli, sono ancora e sempre possibili!

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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