Mais, la subirrigazione con manichetta è vincente (e i Psr devono sostenerla)

mais

150 quintali all’ettaro di granella secca con l’ibrido a granella bianca P 1517 di Pioneer, con semina su sodo, e 200 unità/ettaro di azoto distribuito con le manichette interrate. E una granella perfettamente sana, con valori di Fumonisine ben al di sotto dei limiti fissati per il mais a destinazione alimentare. Questo il risultato raggiunto nel 2018 dall’azienda agricola Giorgio Giuseppe Rossi di Malagnino (Cremona) che, su una parte della superficie destinata a un’ampia rotazione, da diversi anni ha installato un’ala gocciolante fissa e interrata alla profondità di circa 40 cm con il sistema brevettato Underdrip (www.underdrip.it).

Interasse brevettato a 70 o 75 cm

L’ala gocciolante con il sistema Underdrip viene sistemata con un interasse di 70 cm (oppure 75 cm) che corrisponde esattamente a quello delle piante di mais.

La particolarità di questo brevetto consiste nel sistemare le ali gocciolanti interrate con un interasse di 70 o 75 cm, che corrisponde a quello del mais o della soia. Così facendo l’efficienza dell’irrigazione aumenta rispetto agli altri sistemi di posa tradizionali, perché l’acqua viene distribuita proprio in corrispondenza degli apparati radicali e quindi le radici si distribuiscono nel terreno in modo più uniforme e profondo.

Minore spreco di acqua e fertilizzanti

La posa delle ali gocciolanti interrate tramite GPS con interasse 70 cm.

Sia l’acqua che gli elementi nutritivi distribuiti in manichetta vengono utilizzati al meglio, senza alcuno spreco né di acqua né di fertilizzanti, annullando qualsiasi percolazione in falda.

Grazie all’ala gocciolante interrata non si hanno perdite per evaporazione e i consumi possono arrivare a un quinto di quelli necessari per l’irrigazione a scorrimento e alla metà di quelli necessari per l’irrigazione a pioggia.

La fertilizzazione avviene insieme all’irrigazione e quindi le unità fertilizzanti possono essere distribuite in maniera molto frazionata e a basse concentrazioni. Così le piante trovano in ogni momento del loro ciclo di sviluppo sempre la giusta quantità di acqua e di elementi nutritivi senza entrare mai in stress, anche in condizioni ambientali limite.

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Le manichette posate con i collettori di fine campo. L’impianto lavora a basse pressioni (2 atmosfere) e quindi è molto limitato il consumo di gasolio e di conseguenza anche le emissioni.

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Come si vede dall’immagine, la terra bagnata, di colore più scuro, interessa esattamente la superficie occupata dall’apparato radicale.

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Produzione e sanità, concimando meno e con meno acqua

Si può produrre concimando di meno e utilizzando meno acqua, dunque si tratta di una tecnica che corrisponde perfettamente agli obiettivi di minor impatto ambientale indicati dalla Pac. Poiché con questo sistema di irrigazione non si bagnano né le piante né il terreno, si sviluppano meno malattie e parassiti e la pianta di mais risulta più sana.

Ma i PSR trascurano questa tecnica agronomica

Proprio per questo non si capisce come mai i PSR regionali non abbiamo dedicato al sistema di irrigazione con ala gocciolante interrata le giuste attenzioni, riservando, come si sarebbe dovuto fare, adeguati sostegni economici a superficie capaci di incentivare gli agricoltori a prendere in considerazione questo investimento.

Perfetta sinergia con semina su sodo e minima lavorazione

Campo di frumento coltivato su un terreno con impianto di subirrigazione ad ala gocciolante interrata.
Teniamo conto che questo sistema irriguo interrato obbliga chi lo adotta ad abbandonare le arature e le lavorazioni profonde e quindi anche in questo caso si segue una precisa indicazione della Pac.

Il sistema infatti è compatibile perfettamente sia con la semina su sodo sia con le minime lavorazioni effettuate entro i 25 cm di profondità. Ci auguriamo dunque che gli apparati tecnici regionali già con l’attuale Pac introducano sostegni diretti alla diffusione dell’ala gocciolante interrata, con un preciso riferimento all’interasse, che contribuirebbe in maniera molto incisiva a tesaurizzare la risorsa acqua e a limitare le emissioni con impatti decisamente inferiori alle tecniche agronomiche tradizionali.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • David

    20 Marzo 2023 at 11:49 pm

    Bella soluzione e semplice ma poi come la togliamo la plastica dopo anni interrata a 30cm di profondità?

    Rispondi

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