Pac 2023, la rotazione obbligatoria penalizzerà il mais
Dal 1° gennaio 2023 l’Italia ha deciso di applicare l’obbligo di rotazione su tutte le superfici a seminativo, compresi i prati avvicendati, con le seguenti esclusioni:
- Le superfici a riso
- Le coltivazioni biologiche
- Le aziende con superfici a seminativo inferiori ai 10 ettari
- Le aziende in cui le colture foraggere (prati e leguminose) occupano il 75% della superficie
Dal punto di vista agronomico la scelta è assolutamente condivisibile, dal momento che la rotazione porta numerosi benefici al terreno, limita la diffusione di patogeni e di infestanti resistenti e permette anche una diversificazione in termini di offerta al mercato, suddividendo i relativi rischi, su più prodotti. Tuttavia l’obbligo di rotazione riguarderà le singole parcelle e qui salta all’occhio un problema non indifferente per le aziende maidicole.
Occorre ammettere l’interruzione di monocoltura con le cover crops
Infatti, se a un cereale vernino o al loietto è possibile far seguire una leguminosa per poi ritornare ai cereali, nel caso del mais è ben difficile farlo seguire da una coltura secondaria nell’arco dello stesso anno per interrompere la monosuccessione. A questo punto allora diventa indispensabile che le nuove regole della Pac accettino come interruzione della monosuccessione a mais la semina autunnale di una cover crops invernale, da lasciare sul terreno sino alla primavera successiva quando si potrà riseminare mais su quella stessa parcella.
Questa deroga a nostro avviso è il minimo sindacale che si può chiedere ai legislatori, dal momento che il mais è già oggetto di una forte penalizzazione (insieme a grano tenero, orzo, triticale, eccetera), non godendo né di aiuti accoppiati e né di altre forme di sostegno agro-ambientale. Non è sufficiente dire, come è stato fatto già in occasione di molti incontri, che in fin dei conti il mais viene sostenuto indirettamente grazie ai forti contributi previsti a partire dal 2023 a favore della zootecnia (sia con aiuti accoppiati sia con ecocchema 1). Già la superficie a mais in Italia è ai minimi storici e le importazioni aumentano, quindi non si comprende come mai nessuno si impegni a difendere una coltura strategica per le nostre eccellenze agroalimentari made in Italy.
Un commento
Francesco Ceccarini
18 Febbraio 2022 at 5:54 pm
Una coltura che si può inserire bene in rotazione con il mais può essere il favino, il quale con il sovescio apporta discrete quantità di azoto e sostanza organica a favore del mais successivo, che verrà seminato nella primavera successiva.