Pac, gli aiuti accoppiati sono dannosi. Servono più sostegni all’innovazione in agricoltura

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«Qualcuno sostiene che gli aiuti accoppiati e i prezzi garantiti servano per dare dignità all’agricoltore. Ma l’agricoltore acquisisce dignità se è orientato al mercato e all’innovazione, altrimenti è solo un assistito». Così ha scritto l’economista Angelo Frascarelli in un editoriale pubblicato su Terra e Vita n. 14/2024. «I problemi dell’agricoltura europea e italiana – continua Frascarelli – sono la protezione delle rese falcidiate dalle avversità climatiche, la stabilizzazione dei prezzi soggetti alla pazzesca volatilità dei mercati e la perdita di valore lungo la filiera. Per affrontarli, gli aiuti accoppiati non servono, anzi spesso sono dannosi».

Pochi spiccioli per sostenere l’innovazione

Allora cosa serve? Secondo Frascarelli occorrono aiuti disaccoppiati per sostenere le innovazioni e incentivare gli investimenti, che sono in grado di portare un cambiamento nel sistema agricolo e quindi creano lo sviluppo che oggi è necessario per stare sui mercati. Da sempre sul Nuovo Agricoltore siamo sostenitori dell’innovazione e quindi troviamo il ragionamento di Frascarelli condivisibile; peccato però che l’attuale Pac abbia dedicato solo pochi spiccioli a tutte quelle misure del secondo pilastro che sarebbero state proprio destinate all’innovazione: lavorazioni conservative, cover crops, agricoltura di precisione, distribuzione mirata di agrofarmaci e fertilizzanti, investimenti in nuove tecnologie e attrezzature, sistemi intelligenti di irrigazione, gestione agronomica di liquami e digestati e via dicendo.
Tutti capitoli presenti sulla carta nella Pac attuale, ma finanziati con risorse regionali ridicole e insufficienti. Senza dimenticare poi tutte le Regioni che le misure volte all’innovazione non le hanno nemmeno attivate.

Indispensabile l’assistenza territoriale

Ammesso che la nuova Pac post 2027 dedichi tutte le risorse che servono a portare innovazione vera e utile nei campi, poco cambierà se agli agricoltori non verrà assicurata una capillare e continuativa assistenza tecnica territoriale. L’applicazione delle innovazioni richiede prima di tutto conoscenza ed esperienza e per questo l’agricoltore non può essere lasciato solo, altrimenti nella maggior parte dei casi l’innovazione rimane ferma nei capannoni o viene utilizzata solo in minima parte come accade oggi. Pertanto la tesi economica di Angelo Frascarelli non fa una piega sotto il profilo teorico, ma per funzionare davvero ha la necessità che la politica cambi indirizzo nella distribuzione degli aiuti europei.

L’innovazione, l’informazione e la conoscenza costano non solo fatica e impegno, ma anche un notevole impiego di risorse economiche per gli imprenditori agricoli. Dunque se la prossima Pac non cambierà radicalmente, destinando sostegni economici adeguati per acquistare innovazione e per ottenere assistenza tecnica mirata, non rimarrà che continuare a sperare negli aiuti accoppiati.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Emilio Dedè

    7 Maggio 2024 at 10:58 am

    Da agricoltore: se non si metteranno i daxi alle frontiere, anche in Europa tra stati europei, che si sa, hanno comunque costi diversi da stato a stato; hai voglia ad innovare. Guardate i daxi che gli Usa stanno mettendo sull’acciaio cinese e non solo e non solo gli Usa. In Europa hanno spalancato le porte a tutto e tutti, non solo nel nostro settore ed i risultati si vedono. Dove hai delle produzioni di nicchia altamente tecnologiche, non ci sono problemi ma, nelle produzioni a basso costo di manodopera e specializzazione, siamo battuti. I nostri vecchi, senza troppe lauree ci erano già arrivati. Basta il buon senso. Saluti, buona giornata. Emilio Dedè

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