Per rilanciare il mais italiano non bastano i contratti di filiera

I bene informati dicono che lo scorso anno sono stati circa 108.000 gli ettari coltivati a mais nell’ambito dei contratti triennali di filiera che accedono a un fondo speciale Mipaaf di 8 milioni di euro, e che garantiscono all’agricoltore una premialità di 74 euro/ha. Ma non basta questo aiuto e non bastano nemmeno gli exploit produttivi del 2020 per garantire una ripresa forte delle superfici a mais nel 2021, come richiederebbe il nostro made in Italy troppo dipendente dalle importazioni.
Il piano maidicolo deve trovare riscontro operativo nella Pac
Il piano maidicolo messo a punto da Mipaaf e Regioni prevede altre azioni che è indispensabile vengano inserite senza tentennamenti nella prossima Pac, che l’Italia deve ancora scrivere e sulla quale notiamo, con rammarico,
come non si sia sviluppata ancora nessuna discussione costruttiva. Che cosa aspettiamo? Ministro Patuanelli, anche se lei è ingegnere e non agronomo, si dia da fare per favore!
Quali innovazioni mettere in campo
La competitività del mais italiano passa attraverso le innovazioni che devono essere la stella polare dell’agricoltore e del contoterzista, da oggi in poi:
- Caratterizzazione del mais nazionale in funzione della destinazione produttiva uscendo dalle logiche delle commodities indifferenziate per puntare alle “specialità” in filiera.
- Tracciabilità dal campo alla tavola della qualità e della sanità del mais prodotto in Italia.
- Percorsi produttivi innovativi all’insegna della sostenibilità ambientale ed economica, che devono essere caratteri distintivi da valorizzare lungo la filiera con un marketing aggressivo.
- Via libera alle verifiche in campo delle potenzialità dei nuovi ritrovati genetici Tea che, come noto, sono ben differenti dai classici Ogm.
- Rilancio in grande stile della formazione degli imprenditori agricoli e dell’assistenza tecnica territoriale, la sola che può garantire l’accesso di massa alle innovazioni tecnologiche e digitali.
Tutto ciò costituisce un progetto nuovo, quindi richiede una forte adesione di tutte le componenti in gioco, agricoltori in primis, che come è noto sono piuttosto restii a buttarsi a capofitto sulle novità.
Le misure da inserire nella Pac e nei nuovi Psr
Dunque l’Italia deve approfittare della libertà di manovra concessa dall’Unione europea per confezionare Pac e Psr più rispondenti alle specifiche esigenze territoriali, realizzando i seguenti punti:
Primo pilastro nuova Pac 2023-2027
- Rafforzare il pagamento di base, che comprenderà anche il greening.
- Concedere al mais un pagamento accoppiato riservato a coloro che sottoscrivono contratti pluriennali di filiera.
- Predisporre, nell’ambito dei nuovi eco-schemi, aiuti specifici per i maiscoltori che innovano i percorsi produttivi con le lavorazioni conservative, l’applicazione dell’agricoltura di precisione, l’efficienza nell’uso dell’azoto e dell’acqua e nella distribuzione interrata di effluenti zootecnici.

Secondo pilastro nuova Pac 2023-2027
- Investimenti (attuale misura M4) da sostenere con finanziamenti a fondo perduto per sistemi irrigui (manichette, pivot rainger, rotoloni a rateo variabile); attrezzature innovative per lavorazione terreno, semina, concimazione e distribuzione agrofarmaci; sistemi di precisione (software e hardware), sensori, sonde, app, sistemi previsionali e di supporto alle decisioni, eccetera.
- Pagamenti agro-ambientali (attuale misura M 10) con pagamenti a ettaro destinati a coloro che adottano agricoltura conservativa, rotazione delle colture, cover crops, produzione integrata, distribuzione efficiente dei mezzi tecnici e dell’acqua di irrigazione.
- Conoscenze e informazioni (attuali misure M1 e M2) con contributi finalizzati alla formazione, informazione e consulenza aziendale e territoriale.
- Gestione del rischio. Occorre mettere a punto pacchetti assicurativi sul raccolto sia a seguito di eventi climatici dannosi, ma anche per stabilizzare il reddito degli agricoltori in concomitanza di eccessivi abbassamenti delle quotazioni di mercato.

Per quanto riguarda gli investimenti, è indispensabile che l’accesso agli aiuti sia concesso anche ai contoterzisti che di fatto sono i principali fruitori delle innovazioni tecnologiche e digitali, data la modesta dimensione della maggior parte delle nostre aziende agricole.
Ci auguriamo che queste istanze vengano recepite e che il mondo agricolo vigili su coloro che metteranno mano alla scrittura della nuova Pac post 2022.