Soia: più reddito con minima lavorazione abbinata a seme a dose variabile

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  • Varietà NAV 290 di Sipcam su minima lavorazione e seme a dose variabile: 674 euro/ha di reddito netto.
  • La stessa varietà su aratura e seme a dose variabile: 458 euro/ha di reddito netto.

Il risultato economico finale dell’attività Kverneland Academy Soia 2020 (vedi articolo precedente), in collaborazione con Sipcam Italia, conferma che anche sulla soia, già al primo anno di confronto, la minima lavorazione abbinata all’agricoltura di precisione consente di raggiungere un significativo aumento di redditività. Infatti 216 euro/ha in più sono un risultato economico da non trascurare, considerando che la differenza di produzione tra aratura (35 ql/ha) e minima (38 ql/ha) è stata appena di 3 ql/ha a favore della minima e che la semina a dose variabile non ha fornito i risultati attesi.

Minima lavorazione a confronto con aratura

I fattori chiave a favore della minima lavorazione si individuano analizzando alcune voci di costo “sensibili”, che in moltissimi casi l’agricoltore tende a trascurare.

Sul terreno arato viene eseguita l’erpicatura.
La minima lavorazione è stata effettuata con Kverneland CTC su stoppie di riso.
  • Costo del gasolio: con le lavorazioni tradizionali la spesa è stata di 120 euro/ha, scesa a 75 euro/ha con la minima lavorazione.
  • Costo d’uso delle macchine: si passa da 240 euro/ha con le lavorazioni tradizionali, che richiedono più cantieri di lavoro, a 163 euro/ha con semina a dose fissa e a 173 euro/ha con l’applicazione della semina a dose variabile.
  • Costo del lavoro: la semplificazione delle operazioni di gestione del terreno comporta una riduzione dei costi da 63 euro/ha dell’aratura a 32 euro/ha della minima.

Dunque non c’è alcun dubbio sul fatto che la minima lavorazione applicata alla soia abbia portato significativi vantaggi economici rispetto alle lavorazioni tradizionali.

L’emergenza della soia è stata perfetta su tutte le parcelle.
La soia alla terza foglia è in uno splendido stato vegetativo.

La dose variabile di seme

In questo primo anno di attività di Kverneland Academy Soia, anche a causa di una violenta grandinata che ha azzerato la prima fase di sviluppo della soia e di fatto accorciato il ciclo di quasi tre settimane nel momento fondamentale di inizio fioritura, non siamo in grado di quantificare il reale vantaggio derivante dall’applicazione della semina a dose variabile rispetto alla dose fissa, anche se qualche piccola differenza c’è stata.

Ecco come la grandinata del mese di luglio ha ridotto la soia, completamente defogliata.
La soia NAV 290 ha mostrato doti formidabili di ripresa. Ecco come si presentano le piante alcune settimane dopo la terribile grandinata.

Si tratta di un’assoluta novità per la soia, quindi non ci sono riferimenti per poter impostare le mappe di prescrizione del seme variabile su regole condivise e consolidate.

La variabilità del suolo ha un’incidenza rilevante

L’elevata dimensione delle parcelle in prova (circa 1 ha cadauna) comporta che la variabilità del terreno sia rilevante all’interno della stessa parcella e tra le parcelle, mentre quando si opera con parcelle di piccole dimensioni grazie alle ripetizioni delle tesi, tale variabilità viene considerata trascurabile.

Alcune delle mappe realizzate da Agrisoing dopo la mappatura del suolo. Come si vede dai parametri rilevati, la variabilità dell’appezzamento è notevole e quindi l’individuazione della dose di seme variabile è risultata alquanto difficoltosa.

I risultati della prova potrebbero essere, quindi, condizionati da una situazione di partenza “disomogenea”, in grado di generare differenze maggiori rispetto a quelle generate dal trattamento e, nonostante gli interventi compensativi adottati attraverso il rateo variabile, in alcuni casi la situazione di base potrebbe non essere stata compensata.

Non è facile individuare la ricetta giusta di prescrizione

Il fatto che non si siano registrate differenze significative come ci si sarebbe aspettato tra seme a dose fissa e a dose variabile può anche essere dipeso, come detto, da un mascheramento dello sgradito evento atmosferico, ma anche dal fatto che possa non esser stata individuata la “ricetta” più opportuna, data la difficoltà nell’individuare la correlazione esatta tra suolo e performance produttiva.

Le produzioni, nonostante l’evento catastrofico di luglio, hanno oscillato tra 35 e 38 ql/ha.

Approfondire la correlazione suolo-dose di seme

La correlazione tra la mappatura del suolo e la semente risulta più difficile, rispetto al caso della concimazione, anche perché in questo caso la “ricetta” non dipende soltanto dalla fertilità del suolo, ma anche dagli aspetti genetici e, quindi, dalle relazioni che si vengono a instaurare tra genetica, suolo e ambiente climatico.

Dato per scontato che la minima lavorazione vince sull’aratura, nelle prossime sperimentazioni si dovrà concentrare l’attenzione sulla dose variabile trovando più efficaci correlazioni tra i diversi fattori in gioco.

fonte: Kverneland Group Italia

Kverneland Italia

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