Raccolta frumento, i prezzi non sono allettanti. Ma qual è il costo di coltivazione per non perdere?
In Puglia gli agricoltori sono in fermento e nei giorni scorsi hanno addirittura bloccato la statale 16, ma nemmeno al nord si dormono sonni tranquilli. Anche nel 2017, infatti, il prezzo di mercato del frumento non pare offra segnali positivi tali da risollevare un po’ gli animi dopo il disastroso 2016.
L’esperto di mercati Stefano Serra sostiene che, comunque vada il raccolto italiano, la tendenza dei prezzi sarà determinata dalla combinazione di quanto varrà il duro in Europa (dove dovrebbe esserci un calo produttivo rispetto al 2016) e in Nord America, ma anche di cosa decideranno di fare i nostri agricoltori. Cioè: gli agricoltori sotto trebbia prezzeranno subito o attenderanno? E consegneranno al raccolto il duro a molini e strutture, in conto vendita o in conto deposito? Che significa: il raccolto 2017 potrà usufruire di un prezzo aperto oppure no?
Comunque vada con i prezzi 2017, a nostro parere per continuare a produrre frumenti occorre guardare con più attenzione alla destinazione d’uso, evitando inoltre di commettere i tanti piccoli e grandi errori e omissioni che si continuano a fare da nord a sud.
Gli errori di coltivazione da evitare
Ecco alcuni esempi di ciò che non bisogna fare.
- Continuare a seminare seme di riproduzione aziendale (ancora la metà delle sementi poste nel terreno ogni anno è di questo tipo).
- Non considerare le nuove varietà, ma continuare con quelle che si è sempre seminato.
- Preparare il terreno con arature ed erpicature, spendendo almeno 200 euro/ha in più del necessario.
- Non considerare la concimazione starter.
- Esagerare nelle quantità di seme/ha.
- Saltare una o addirittura due concimazioni azotate.
- Non fare i trattamenti fungicidi, anche quando sono consigliati.
Occhio alle destinazioni d’uso per i teneri
Parlavano di destinazione d’uso: quest’anno, per fare un esempio, il mercato è carente di frumenti biscottieri e quindi chi ha coltivato questi grani ne ricaverà certamente delle soddisfazioni economiche superiori a chi ha seminato grano tenero “generico”.
Ma non dobbiamo dimenticare che il consumatore sta premiando anche i cosiddetti grani speciali e i grani antichi, per i quali si fanno contratti di coltivazione pre-campagna. E qui bisogna cercare nella propria area le strutture di stoccaggio e di trasformazione che si dedicano a questi prodotti.
Saranno anche solo segmenti di mercato, ma bisognerà pure cominciare a considerarli, perché le quantità di questi prodotti speciali aumenteranno anno dopo anno, seguendo le richieste di un consumatore sempre più esigente.
La prima considerazione, che vale per il grano tenero, è che sarebbe opportuno riservare più attenzione ai cosiddetti grani speciali che richiedono un po’ di impegno per la ricerca di chi li contrattualizza e successivamente la capacità operativa di coltivarli come si deve.
Contratti di coltivazione per i grani duri
La seconda considerazione riguarda il frumento duro, un prodotto che sempre di più interessa, come made in Italy, molini e pastifici, ma che può dare qualche soddisfazione solo se ci si convince che non si può fare a meno dei contratti di coltivazione. E qui casca l’asino, come si diceva una volta, perché ancora troppi agricoltori non ne vogliono sapere di legarsi all’industria. Ma questo è un grossolano errore che pagheremo caro nel breve e medio periodo. Infatti, tutti coloro che aderiscono da anni ai contratti di coltivazione per i frumenti duri di alta qualità, affermano che il vantaggio economico c’è rispetto al mercato libero.
Il costo di coltivazione di un ettaro a frumento
Da ultimo affrontiamo una questione cruciale, il costo di coltivazione, ben sapendo che ci addentriamo in un ginepraio che solleverà mille critiche.
Oggi coltivare grano non deve costare più di 830-850 euro/ha. In particolare:
- Meccanizzazione delle operazioni colturali (dalla semina esclusa la raccolta): 330 euro/ha.
- Semente: 120 euro/ha.
- Biammonico in presemina: 90 euro/ha.
- Urea a lenta cessione: 180 euro/ha.
- Diserbo: 40 euro/ha.
- Due trattamenti fungicidi: 80 euro/ha.
- Totale: 840 euro/ha
In Pianura Padana ci sono tante aziende ben condotte che producono mediamente 70 ql/ha, sia di duro sia di tenero. Se si aderisce a un contratto di coltivazione e si raggiunge, come si deve raggiungere, il 14,5-15% di proteine, si ricava non meno di 1700 euro/ha. Se invece si sta al di sotto del 14% di proteine, male che vada 22 euro/ql si prendono e quindi ancora una volta non si è in perdita. Quindi tutto ruota attorno al costo di coltivazione e soprattutto alla gestione del letto di semina.
A parte la semina su sodo, che non sempre va per il verso giusto, se si adotta un cantiere come quello della figura sottostante, con un solo passaggio si lavora il terreno, si semina e si fa la concimazione starter. Vogliamo o no considerarle queste innovazioni, oppure preferiamo continuare solo a piangerci addosso?
2 commenti
marino mosconi
29 Giugno 2017 at 12:27 pm
Manca il costo della raccolta.
Si può risparmiare circa il 10% sulle anticipazioni (da 510 a 450)
La meccanizzazione – trebbiatura compresa – non può costare oltre 400 euro.
Ipotizzando una PLV di 1.200 euro si può tentare l’impresa…
Nicola
29 Giugno 2017 at 1:20 pm
Al professore ke ha scriito questo articolo, dietro un monitor ed una tastiera i conti quadrano sempre..venga a mettere in campo questo cantiere kneverland che fa miracoli sui nostri terreni, poi vediamo chi è che sa fare i conti..