3 letture illuminanti sull’agricoltura conservativa

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Abbiamo sempre sostenuto che passare dalle lavorazioni tradizionali a quelle innovative (sodo, minima, strip-till, eccetera) non è facile e, se si sbaglia, le produzioni e la redditività si riducono. Dunque, oltre a darvi costantemente informazioni sul nostro sito su questi argomenti (seguiti su Facebook da oltre 27.000 followers, che ringraziamo), oggi vi consigliamo tre facili letture tecnico-agronomiche illuminanti, soprattutto per gli scettici che non intendono abbandonare l’aratura.

La prima è sul sito Life Helpsoil e si intitola “Linee guida per l’applicazione e la diffusione dell’agricoltura conservativa“: si tratta di un manuale pratico di una trentina di pagine di facile lettura, che vi darà molte risposte alle vostre domande più frequenti.

La seconda lettura tecnica è stata pubblicata su Veneto Agricoltura ed è “Agricoltura conservativa: 8 anni di esperienze in Veneto“, che in un centinaio di pagine contiene una serie di dati ricavati da attività di campo su svariati terreni.

Infine, l’Università di Milano ha realizzato un lavoro di Lodovico Alfieri che riporta dati di confronto agronomici ed economici molto interessanti, che già dieci anni fa dimostravano la validità delle lavorazioni conservative nonostante non vi fossero ancora le attrezzature di oggi. Lo studio si intitola semplicemente “Agricoltura conservativa“.

Non basta cambiare gli attrezzi: occorre cambiare il sistema di gestione

Concludiamo ripetendo un concetto che deve essere ben chiaro all’agricoltore. Il passaggio all’agricoltura conservativa non vuol dire cambiare uno o più attrezzi, bensì comporta un ripensamento generale della modalità di gestione delle colture e dell’organizzazione complessiva dell’azienda.

L’inesperienza, la tendenza a conservare le proprie abitudini e anche possibili errori operativi talvolta scoraggiano ad applicare l’innovazione, per la preoccupazione di peggiorare i propri conti economici. In realtà la conversione a un nuovo sistema di gestione agronomica è un vero e proprio investimento aziendale che crea benefici nel medio-lungo periodo: una volta che il sistema “suolo-colture” avrà raggiunto un nuovo equilibrio, ci saranno maggiori margini di guadagno, riducendo i costi di produzione e le ore di lavoro in campo, oltre che l’impatto ambientale.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Francesco da Schio

    12 Febbraio 2021 at 9:14 am

    L’ agricoltura conservativa è la soluzione per migliorare la resilienza del terreno perchè ne contrasta l’ erosione superficiale e ne accresce la capacità idrica.

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