Come conciliare minima lavorazione e sodo con la riduzione degli agrofarmaci

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Una delle domande più frequenti che ci pongono gli agricoltori è come fare a conciliare i nuovi indirizzi di politica agricola dell’Unione europea, che indicano la necessità di ridurre del 50% l’uso degli agrofarmaci, e l’applicazione delle lavorazioni conservative (minima e sodo).

Innanzitutto va detto che la riduzione del 50% dell’attuale uso degli agrofarmaci non si ottiene solo tagliando la chimica, bensì con almeno altri due indispensabili mezzi: la nuova genetica TEA, che supera i vecchi OGM e che l’Unione europea non può tardare ad approvare, e l’uso continuativo delle colture di copertura. Dunque si può ipotizzare che quel -50% di agrofarmaci che tanto fa discutere, sia così composto:

  • -30% grazie a piante resistenti geneticamente;
  • -20% grazie al minor uso di molecole chimiche in campo;
  • -10% grazie all’effetto soffocante sulle malerbe esercitato dalle cover crops utilizzate ogni anno e anche come copertura permanente del terreno, con semine dirette delle colture.
L’uso continuativo delle cover crops permette di controllare lo sviluppo delle infestanti, che nel giro di 5-6 anni diminuiranno in maniera notevole la loro presenza.

Nel corso dell’ultimo CT Day via web organizzato da Edagricole, dalla rivista Il Contoterzista e dal CAI, l’agronomo Michele Pisante si è soffermato sul tema e ha risposto ad alcune domande dei contoterzisti intervenuti numerosi al webinar: «La semina delle colture di copertura tra la raccolta e la successiva semina – ha detto Pisante – accelera il miglioramento delle caratteristiche fisiche del suolo, incrementa la dotazione di sostanza organica e concorre a limitare nel tempo (5-6 anni) la crescita delle infestanti. Molto importanti sono anche l’azione antigerminello esercitata dai residui colturali (che in toto o in parte rimangono sulla superficie del terreno con le minime lavorazioni e il sodo), l’aumento progressivo dell’attività dei microrganismi e la diminuzione della carica dei semi infestanti dovuti al mancato rimescolamento della fetta di terreno. In ogni caso l’Italia deve negoziare ancora per qualche anno l’utilizzo del glifosate per uso professionale prima delle semine e dei trapianti».

Ormai è confermato da anni di esperienze pratiche aziendali che il sodo si adatta perfettamente alla semina dei cereali vernini, con ottime rese e riduzione dei costi.

«Poi ci sono i miglioramenti nella gestione degli agrofarmaci – ha aggiunto Pisante – che si ottengono con l’uso delle tecnologie di precisione per applicazione della chimica solo dove e quando serve e non su tutte le superfici. Infine va precisato che le colture di copertura o cover crops sono perfettamente compatibili con la minima lavorazione, a patto che si utilizzino erpici a dischi e/o a denti non mossi dalla presa di forza della trattrice, che è opportuno sia dotata di gomme a bassa pressione o di cingoli gommati per ridurre i calpestamenti».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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