Concimazione a dose variabile: quali dati per la ricetta giusta?

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L’agricoltura di precisione sarà sempre più al centro di tutte le politiche di sviluppo e di crescita, quindi gli agricoltori e i contoterzisti devono mettersi in testa di chiarirsi bene le idee, perché al momento c’è parecchia confusione in giro per le campagne. Oggi ci concentriamo su un solo tema specifico: la concimazione a dose variabile delle colture estensive, come per esempio grano e mais.

Da dove si parte per scrivere la ricetta

Per decidere quali e quante dosi, per quali e quante zone dell’appezzamento da trattare, è ovvio che occorrono dei dati di partenza. Sono tre le principali fonti di dati:

  1. Mappe di vigore delle colture che hanno vegetato su quell’appezzamento negli ultimi anni.
  2. Mappatura delle produzioni degli anni precedenti realizzata dalla mietitrebbia.
  3. Mappatura del suolo.
A sinistra la mappa di vigore (il colore verde indica alto vigore della coltura, il colore rosso indica invece un basso vigore) e a destra mappa di produzione (in verde le aree più produttive e in rosso quelle meno produttive, con 40 quintali all’ettaro di differenze!). Come si può notare, c’è una buona corrispondenza tra la mappa di vigore e la mappa di produzione.
Due esempi di mappatura del suolo che evidenziano le differenze, nelle caratteristiche chimiche e fisiche, nei vari punti di un appezzamento.

Con la mappatura del suolo attraverso la resistività elettrica, si ottengono grazie all’analisi chimica a campione una serie di informazioni su azoto totale, C/N, percentuale di sostanza organica, argilla, limo, sabbia, valore del pH, eccetera, come si vede nell’immagine seguente del prof. Raffaele Casa illustrata nel corso di un webinar organizzato dall’Accademia del Contoterzista- Edagricole.

Tre fonti di dati a costi molto differenti

È evidente che i tre sistemi, che forniscono i dati di base per creare la ricetta della concimazione a dose variabile, hanno costi via via crescenti passando dalla mappatura della produzione (il più conveniente) alla mappa di vigore e alla mappa del suolo (il più costoso ma il più completo dal punto di vista dei dati), ma forniscono anche informazioni molto diverse.

Secondo Raffaele Casa dell’Università della Tuscia, ottenere mappe di prescrizione per la dose variabile del concime solo sulla base delle mappe di resa e/o di vigore è alquanto rischioso, perché non tengono conto di fattori limitanti insiti nelle caratteristiche del suolo. Mappe di resa e di vigore ci dicono infatti che in quelle zone le colture stanno bene o male, producono di più e di meno, ma non ci dicono il motivo. Con la mappatura fisica e chimica del suolo abbiamo invece a disposizione tutta una serie di informazioni analitiche che aiutano a capire perché la coltura ha avuto un determinato comportamento produttivo. La mappatura del suolo può consentire infatti di individuare il/i fattore/i limitanti: granulometria, pH, sostanza organica, azoto disponibile, permeabilità, drenaggio carbonio organico, capacità di scambio cationico, profondità utile alle radici, capacità di acqua disponibile, carbonati attivi, rapporto C/N, eccetera.

La consulenza agronomica è indispensabile

La mappatura del suolo ha il costo più elevato ma permette anche di creare, abbinata a una mappa di resa, la ricetta migliore a patto che si sappiano interpretare nel giusto modo i tantissimi dati a disposizione. Per la corretta interpretazione dei dati messi a disposizione dai diversi sistemi di mappatura al fine di creare una ricetta attendibile, la consulenza agronomica, almeno nel primo anno, diventa fondamentale e non c’è dubbio che il costo per ottenerla è una spesa ben fatta e che verrà ripagata dai migliori risultati agronomici che si otterranno sulle diverse colture.

Una strada vincente per i contoterzisti più avveduti

Alcuni contoterzisti si stanno organizzando in questa direzione e riteniamo che la loro scelta sia vincente. Ci auguriamo che non rimangano un gruppo sparuto, come sono attualmente, ma che tanti altri si attrezzino anche dal punto di vista della preparazione e della consulenza agronomica rivolta ai loro clienti. Perché è questa la direzione giusta, non quella di farsi la guerra all’insegna del prezzo più basso.

Nelle due immagini che seguono riportiamo le considerazioni di Roberto Guidotti del CAI.

«Le piccole aziende possono utilizzare l’agricoltura di precisione?», si chiede Guidotti. «Certo che sì, e proprio loro diventano i clienti più importanti per i contoterzisti, con un rapporto di stretta collaborazione che se fatto alla luce del sole e con professionalità, porterà vantaggi a entrambi».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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