Il sistema foraggero vincente per la Pac e per la stalla

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Gli obiettivi di sostenibilità, posti come condizione per ottenere i sostegni del primo e del secondo pilastro della nuova Pac 2023-2027, non devono spaventare gli agricoltori-allevatori, bensì devono indurli a modificare gli ordinamenti colturali abituali, programmando la successione delle colture con l’obiettivo di produrre alimenti di elevata qualità nutrizionale, e diminuendo anno dopo anno gli acquisti extra-aziendali. Il rinnovato ordinamento colturale riuscirà infatti a intercettare gran parte dei sostegni previsti e anche a soddisfare pienamente le esigenze di alimenti di alta qualità di produzione aziendale.

Avvicendamento di graminacee e leguminose

Tutto deve ruotare attorno all’avvicendamento delle graminacee (come mais, loietto, cereali vernini e sorgo) con le leguminose (erba medica, soia, trifogli) e alla valorizzazione agronomica dei reflui zootecnici fino ad azzerare, ove possibile, l’acquisto di concimi minerali. Per esempio, fatta 100 una superficie a seminativi, l’organizzazione ideale del sistema foraggero proposto dal Forage Team dell’Università di Torino, in un articolo pubblicato sul numero 2/2023 di Stalle da latte, prevede il 30% a erba medica, il 50-60% a loglio italico-mais per la produzione di pastone integrale di spiga e il restante 10-20% a cereale vernino-sorgo.

Investimento progressivo sulla medica

Se un’azienda inizia questo percorso, il consiglio di Forage Team è di investire nel primo anno il 10% della superficie a erba medica e di continuare così negli anni successivi. Così facendo, al terzo anno ci sarà il 30% della superficie a erba medica e dal quarto anno in poi sarà possibile, dopo il primo taglio, rompere il medicaio e seminare mais.

Al mais possono seguire uno o due anni di doppia coltura loglio italico (da sfalciare precocemente in primavera) e mais, quindi la doppia coltura cereali vernini-sorgo e quindi altri due o tre anni di loglio-mais. Dopo circa sette anni l’erba medica avrà “bonificato” il terreno con la sua fertilità residua e l’azienda potrà investire nuovamente per tre anni gli appezzamenti a medica.

Il sorgo può assumere un ruolo importante nel sistema foraggero, succedendo a un cereale vernino, grazie ai suoi bassi fabbisogni di acqua.

 

Meno patogeni e malerbe

Questo schema evita che la medica succeda a se stessa per periodi troppo brevi, evitando problemi di patogeni che ne potrebbero compromettere la vitalità. La successione loglio italico-mais e cereali vernini-sorgo consente di controllare bene la pressione delle malerbe, dato che, dopo tre anni di medica, il terreno risulterà molto pulito.

Un sistema foraggero organizzato come descritto permette di produrre alimenti per soddisfare più dell’80% dei fabbisogni di una mandria tra vacche e rimonta, in termini di proteine, sostanza secca ed energia.

Il ruolo dei reflui zootecnici

Quando il carico di bestiame è ben calibrato sulla superficie aziendale, cioè 2,5-3 UBA/ha, i reflui possono restituire al terreno tutto quello che occorre per alimentare le colture in successione. La parte degli elementi nutritivi ingeriti con gli alimenti che gli animali non traslocano nel latte o nella loro struttura corporea è notevole e viene escreta con le feci, e così i reflui prodotti contengono in media il 70% dell’azoto e del fosforo e l’80% del potassio ingeriti con l’alimentazione. Ciò significa che per un’azienda con 330 capi e 150 in lattazione, i reflui contengono 23.000 kg di azoto, 4.400 kg di fosforo e 25.000 kg di potassio. Dunque una notevole dotazione che va valorizzata in campo.

L’erba medica modula la fame di azoto

Nel sistema foraggero proposto, l’erba medica ha un ruolo chiave anche nel creare circolarità degli elementi nutritivi. La pianta infatti, oltre a fissare l’azoto atmosferico grazie alla simbiosi batterica, asporta grandi quantità di azoto presenti nel suolo, modulando nel contempo a sua azione azotofissatrice, che può variare da poche decine di chilogrammi sino a 300 kg/ha/anno.

Più il suolo è ricco di azoto assimilabile dalla pianta e meno sarà la quota di azoto che la medica richiede al batterio di fissare dall’atmosfera. Poiché ottenere dal rizobio l’azoto che le serve costa molta energia, la pianta di medica preferisce assorbirlo direttamente dal terreno se è disponibile. Dunque l’erba medica è capace di modulare la quantità di azoto fissato per ettaro, regolandosi di volta in volta secondo le caratteristiche del suolo.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


Un commento

  • Antoni

    24 Maggio 2023 at 1:08 pm

    Fatemi capire meglio seminare erba medica, lasciarla sul terreno 4 anni e i suoi benefici durano per 8 anni giusto

    Rispondi

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