Agricoltura di precisione, facciamo chiarezza: ecco come si applica in campo

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Se ne parla tanto ma, per il momento, viene applicata solo sull’1% della superficie agricola italiana. Troppo poco per un sistema di gestione come l’agricoltura di precisione, che consente l’ottimizzazione dei mezzi tecnici e un significativo aumento della redditività. Che sono proprio i due obiettivi principali dell’azienda agricola che intende rimanere sul mercato.

Ma che cos’è in concreto l’agricoltura di precisione? Il concetto si divide in due grandi capitoli:

  1. L’assistenza alla guida
  2. Le dosi variabili

Assistenza alla guida

Attraverso un collegamento tramite l’antenna posta sul tetto della cabina del trattore, con la rete satellitare che individua costantemente e con precisione la posizione di trattore e attrezzo sui diversi appezzamenti, con l’agricoltura di precisione si riducono sino a eliminarle completamente tutte le sovrapposizioni, sia nella lavorazione del terreno sia nella distribuzione dei mezzi tecnici. Pensiamo per esempio a una preparazione del letto di semina con un’attrezzatura da 7 metri: un errore anche solo del 5% comporta una sovrapposizione di almeno 35 cm, cioè una passata in più ogni dieci giri, con uno spreco di tempo e di gasolio notevole.

Ancora più evidenti sono gli effetti sul portafogli nel caso di irroratrici e spandiconcime, dove di solito l’agricoltore che non usa sistemi di distribuzione assistititi, ma si fida degli schiumogeni tracciafile o simili, preferisce abbondare negli incroci per assicurarsi la massima copertura della superficie lavorata. Sovrapporre in questo caso significa sprecare concimi e agrofarmaci, aumentando il rischio per l’ambiente e anche per la coltura, che potrà soffrire per fitotossicità, allettamento, eccetera. Per non parlare del calo di attenzione dell’operatore, inevitabile dopo ore e ore di lavoro. Inoltre con la guida assistita e automatica si può lavorare anche nelle ore notturne, dove il piano di campagna non si vede, o con la nebbia.

Se si usano attrezzature sezionabili lungo la larghezza di lavoro, come per esempio gli spandiconcime Exacta Geospread, le barre Ixter e Ixtra e le seminatrici Optima HD di Kverneland, è possibile gestire in modo ottimale anche le testate su campi di forma irregolare, evitando inutili distribuzioni dove non serve. Così chi già adotta la guida automatica può confermare che anche il sistema più costoso si ripaga nel giro di poche ore di lavoro.

La doppia botte Kverneland Ixter e Ixtra, con una barra di distribuzione gestita da satellite, consente di evitare le sovrapposizioni e i sovradosaggi e di ottenere la massima precisione.

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Lo spandiconcime Kverneland Exacta Geospread permette di evitare sprechi di concime chiudendo in automatico le sezioni dove è già stata distribuito il prodotto e anche in prossimità dei fossi e delle cappezzagne.

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Un esempio di chiusura automatica di alcune sezioni a destra per evitare doppie distribuzioni di concime.

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La tecnica di precisione che abbiamo descritto, che punta alla massima precisione e uniformità di distribuzione, assicura a ogni singola pianta le medesime condizioni agronomiche e le stesse possibilità di sviluppo ed è il primo passo da compiere.

Le dosi variabili, la nuova opportunità dell’innovazione

Il secondo aspetto dell’agricoltura di precisione, ovvero la dose variabile, parte da una constatazione che per ogni agricoltore è un dato acquisito: anche se si effettuano dosaggi e distribuzioni con la massima accuratezza e precisione possibile, nello stesso appezzamento si registreranno sempre differenze produttive tra un punto e l’altro.

Ecco allora che entra in gioco il concetto di variabilità, che è il fenomeno sul quale oggi finalmente l’agricoltore può lavorare per tentare di correggerla a suo favore. Il chhe significa:

  • cercare di migliorare, ove è possibile, la produzione nelle zone meno fertili; e se non si riesce, conviene diminuire gli investimenti in mezzi tecnici;
  • ottenere ancora più produzione nelle zone più fertili, aumentando gradatamente gli input.

Tutto parte dalle mappe di produzione

Ma da dove si comincia? Dalle mappe di produzione, realizzate dalla mietitrebbia in fase di raccolta del prodotto dal campo, che certifica su una mappa colorata le produzioni ottenute zona per zona, facendo così identificare all’agricoltore con esattezza le aree dove si è prodotto di più e dove si è prodotto di meno.

Finalmente l’agricoltore, avendo a disposizione un dato produttivo sitospecifico, non ragiona più solo in termini di media di campo come ha fatto sino a oggi, bensì come produzione relativa alle diverse aree omogenee dei suoi appezzamenti. Da qui potrà incamminarsi verso le cosiddette “dosi variabili” di semente, concime e agrofarmaci.

Grazie alle mappe di prescrizione lette da seminatrice, spandiconcime e barra (ma solo se Isobus compatibili), l’agricoltore potrà dunque variare le dosi distribuite a seconda delle aree dell’appezzamento dotate di maggiore o minore fertilità.

Un esempio di mappa di produzione realizzata dalla mietitrebbia.
La seminatrice Kverneland Optima HD per la semina a dose variabile sulla base delle mappe di prescrizione.

Tutto ciò che è innovazione fatica a entrare nella mentalità degli agricoltori, ma per fortuna cresce la percentuale di imprenditori che sono convinti che l’innovazione tecnologica è l’unico strumento per riguadagnare in competitività.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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