Alessandro Rossi: ‘Diventare contoterzisti per innovare con poca terra’

Dalla monocoltura di mais alla rotazione con orzo, soia di secondo raccolto e medica. Alessandro Rossi, agricoltore e contoterzista di Castiglione delle Stiviere (Mantova), è già in linea con la nuova Pac 2015-2020: «Solo con il mais – ci spiega – i conti non tornavano più. Anche con produzioni di 120 ql/ha si fa fatica a compensare un costo di produzione che sfiora i 1800 euro/ha. Inoltre, grazie alla rotazione di più colture, si sfruttano tutte le sinergie positive. Ad esempio il mais che segue l’accoppiata orzo+soia di secondo raccolto, produce di più con meno unità di fertilizzanti perché trova un terreno già rifornito di azoto. Grazie alla medica, sfrutto i terreni dove le altre colture farebbero produzioni basse e per 5 anni risparmio sui costi di lavorazione del terreno».

Alessandro Rossi, qual è la destinazione di mercato dei suoi prodotti?
«Ho realizzato una filiera cortissima con un allevatore che ha più di mille capi in lattazione, al quale ogni anno conferisco orzo insilato, insilato o pastone di mais ed erba medica già imballata. L’allevatore a sua volta utilizza i miei terreni per distribuire il letame, e il separato lo sfrutto per la fertilizzazione attraverso l’irrigazione a scorrimento. Ormai non si può più pensare di fare reddito in agricoltura se non si lavora con la certezza di conferimento, e quindi i rapporti basati su una contrattazione seria e trasparente dovrebbero essere la norma. Invece gli agricoltori preferiscono non legarsi a un acquirente pensando di sfruttare le buone occasioni del mercato, che però da anni non ci sono più. È ora di cambiare mentalità».
Lei è stato un pioniere delle cosiddette lavorazioni conservative che mettono da parte il mitico aratro.
«Su oltre il 70% dei cinquanta ettari di terreno in proprietà lavoro con il CLC di Kverneland e poi semino, senza altri passaggi, mentre sulla parte di terra che riceve l’acqua per scorrimento continuo con un’aratura leggera a 25 cm di profondità. Quest’anno ho provato anche il sodo sulla soia e la germinazione è stata ottima, anche perché l’annata è stata umida».


La concimazione è una tecnica centrale per ottenere alte rese di mais. Quale strategia adotta?
«L’azoto sul mais viene frazionato in tre distribuzioni. La prima, per un 30% della dose totale di azoto, viene localizzata alla semina e il prodotto che mi sta dando le maggiori soddisfazioni è l’azoto a lenta cessione di Entec. La seconda distribuzione, per il 20% del totale di azoto, avviene quando il mais è alto 30 cm, per terminare con un’ultima distribuzione di Entec. Anche dove si irriga a scorrimento nove volte all’anno, Entec dimostra di non subire dilavamento e quindi è sempre disponibile per la pianta quando lo richiede. Anche su orzo, rispetto al nitrato ammonico, Entec ci ha fatto produrre 30 ql/ha in più di insilato».
Diserbo del mais e difesa dalla piralide: tante soluzioni possibili. Qual è la vincente per Alessandro Rossi?
«Per la lotta alle infestanti uso in post-emergenza precoce Adengo sui terreni più sabbiosi o con abbondante scheletro e Merlin Flexx sui terreni argillosi. Il trattamento alla piralide è d’obbligo con Coragen e Steward, ai quali aggiungo sempre al posto dell’adesivante, un concime fogliare che a mio parere porta notevoli benefici al mais».
Quanto detto finora riguarda il Rossi agricoltore. Ma come mai nel 2011 ha deciso di diventare anche contoterzista?
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«Cinquanta ettari non sono sufficienti se si vuole operare con attrezzature e percorsi agronomici innovativi, e quindi ho deciso di lavorare anche per gli altri. Ho cominciato con la semina di 100 ettari con la DL di Kverneland, oggi affiancata dalle nuove seminatrici S-Drill e Optima HD, e i risultati sono stati eccellenti, tant’è che da quel momento non mi sono più fermato. Oggi come contoterzista lavoro circa 700 ettari e ho un parco con una ventina di attrezzature, tutte dotate di sistemi di precisione: non solo GPS, ma anche gli ultimi ritrovati tecnologici per la semina e la distribuzione del concime a rateo variabile. Si tratta di tecnologie delle quali ormai non potrei più fare a meno, perché non solo mi fanno risparmiare tempo e fatica, ma anche ore di lavoro e mezzi tecnici. Oggi non accade più che ci si trovi a fine campo con la tramoggia scarica di concime!»
«La precisione estrema di tutte le operazioni che garantiscono i computer e i sistemi di controllo sono determinanti anche per il risultato finale delle coltura; inoltre tutto il percorso agronomico viene tracciato, e quindi si può dimostrare a chi acquisterà il raccolto che cosa è stato fatto in campo dalla semina alla raccolta». [/paragraph_right][/row]

Qualche novità che merita una citazione?
«Da quest’anno semino mais bianco da trinciato: è molto richiesto per via del suo elevato contenuto di amido, sia da chi alleva vacche da latte sia da chi alleva i polli. Sembra che riesca a puntare anche 2 euro in più al quintale rispetto al mais giallo. Vedremo come andrà. Poi ho un sogno nel cassetto che vorrei realizzare nel 2015: un moderno essiccatoio dotato di refrigerazione, con la possibilità di valorizzare il raccolto tenendo le diverse partite separate. In questa zone non ce ne sono, quindi gli agricoltori fanno solo insilato e pastoni. Vedremo se anche i nuovi PSR potranno aiutarmi a tradurre il sogno in realtà».
