Biogas, non occorre più abbattere l’azoto del digestato

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Gli imprenditori agricoli con impianti di biogas aziendali da sempre hanno dovuto affrontare il problema di abbattere le unità di azoto contenute nell’effluente per limitare la superficie di terreno destinata al loro smaltimento. Ma il digestato e gli effluenti zootecnici da problema possono trasformarsi in un’ottima opportunità economica, se viene utilizzata per la loro distribuzione la tecnica dell’iniezione diretta nel terreno con attrezzi da minima lavorazione trainate da botti semoventi innovative, come per esempio il modello Vervaet, dotate di GPS e del sensore NIR che legge in tempo reale le unità di azoto contenute nel prodotto da spandere e quindi varia l’erogazione in base a una mappa di prescrizione prefissata dall’operatore.

Un progetto innovativo che non è per tutti e non va banalizzato

Il semovente Verveat è un’attrezzatura destinata soprattutto ai contoterzisti, ma per poter sfruttare in pieno tutte le sue caratteristiche tecnologiche occorre inserirlo in un progetto agronomico ben costruito che presuppone l’utilizzo contemporaneo della minima lavorazione e delle mappe di prescrizione, sfruttando anche le opportunità di reddito offerte da due misure dei PSR regionali. Dunque il Verveat va indirizzato verso professionisti che non lo devono utilizzare semplicemente come una nuova botte per distribuire gli effluenti, altrimenti non si colgono tutte le opportunità tecniche ed economiche che leggerete nelle prossime righe, perdendo ancora una volta una ghiotta occasione di reddito per gli agricoltori.

L’agricoltore deve premiare un servizio globale che non si ferma alla distribuzione

Ma per fare questo occorre che il cliente-agricoltore comprenda bene fino in fondo tutti i vantaggi che si possono ottenere e che non si fermi alla semplice valutazione del costo che gli verrà proposto, pretendendo un dettaglio del servizio offerto, dal momento che sul mercato nei prossimi mesi si assisterà a una ridda di prezzi molto diversi. Vanno bene i prezzi diversi, ci mancherebbe, ma è ovvio che se un contoterzista distribuisce e basta, mentre l’altro si impegna in un progetto globale che tocca aspetti agronomici e legati alle opportunità offerte dai PSR, non si può pretendere che la cifra richiesta sia la stessa!

Dalla distribuzione a quantità alla dose di precisione bilanciata

Con questa nuova tecnologia si passa così dal concetto della distribuzione a metri cubi al concetto della distribuzione di precisione degli effluenti attraverso mappe di prescrizione che, sulla base delle caratteristiche dei diversi terreni, apportano la giusta e bilanciata dose di azoto, fosforo e potassio necessaria alle colture.

Ragionando in questo modo, le 4-5 unità di azoto al metro cubo contenute generalmente nei digestati permettono di coprire i fabbisogni della maggior parte delle colture, evitando o limitando al minimo l’acquisto dei concimi minerali. Ma consentono anche di risparmiare gli investimenti per l’acquisto dei vari sistemi di abbattimento dell’azoto, dal momento che maggiore è il contenuto di azoto dei digestati, meglio è. Inoltre molte Regioni italiane, attraverso le misure agroambientali dei PSR, finanziano gli agricoltori che adottano la minima lavorazione e l’iniezione degli effluenti.

Kverneland CLC, attrezzatura ideale per effettuare in un solo passaggio la minima lavorazione del terreno e la distribuzione di liquami e digestati. L’uso di questa attrezzatura consente di ricevere il premio di 180 euro/ha previsto dalla misura 10.1.04 del PSR Lombardia.

Un esempio pratico dimostra la validità economica del sistema

Facciamo un esempio pratico per dimostrare la validità di quanto affermato sinora prendendo come area di riferimento la Lombardia, dove la misura 10.1.04 destina 180 euro/ha alle aziende che adottano la minima lavorazione e la misura 10.1.10 destina 105 euro/ha alle aziende che adottano anche l’iniezione diretta degli effluenti.

Supponiamo di dover distribuire 180 unità/ha di azoto sulla coltura del grano, utilizzando il liquame aziendale che contiene 4,0 unità/mc in azoto, 2,3 unità in fosforo e 2,8 unità in potassio. Qual è la quantità che si deve distribuire?

180 Unità : 4 Unità al mc = 45 mc/ha di refluo da distribuire.

Vediamo ora quanto costa la distribuzione.

45 mc/ha x 3 €/mc (prezzo di distribuzione) = 135 €/ha

Se si è aderito alle misura 10.1.10 si ottengono dal PSR 105 euro/ha, quindi il costo reale di distribuzione sarà pari a:

135 euro/ha – 105 euro/ha (misura 10.1.10) = 30 euro/ha

La spesa scende da 267 a 30 euro/ha

Dunque con una spesa pari a 30 €/ha soddisfiamo l’esigenza in azoto della nostra coltura, oltre a distribuire 69 unità di fosforo e 84 di potassio. Mentre se coltivassimo il grano distribuendo concimi minerali, quali spese sosterremmo?

  • 300 kg/ha di nitrato ammonico 26% pari a 78 U in azoto = 81 €/ha
  • 220 kg/ettaro di urea 46% pari a 101 U in azoto =75 €/ha
  • 81€ + 75€ = 156 €/ha solo di acquisto dell’azoto chimico senza diritto di contributo e senza apporto gli altri macro e micro elementi.

Se si volessero apportare fosforo e potassio la spesa salirebbe nel modo seguente:

  • 150 kg/ha di perfosfato triplo 46% pari a 69 unità di fosforo = 60 €/ha
  • 140 kg/ha di cloruro di potassio 60% pari a 84 unità di potassio = 51 €/ha

Insomma, una concimazione chimica corrispondente in tutto e per tutto alla distribuzione del refluo risulta pari a 267 €/ha. E non abbiamo parlato dell’importanza di zolfo e zinco contenuti nel liquame!

Quale deve essere il titolo minimo del digestato per renderlo conveniente?

Ma qual è il titolo minimo che deve avere il digestato per rendere conveniente la sua distribuzione evitando l’acquisto di concime chimico

  • 267€/ha (spesa per la concimazione minerale : 3 €/mc (costo di spandimento) = 89 mc/ha di refluo
  • 180 unità di azoto da distribuire : 89 mc/ha = 2.02 Unità/ mc in N

Con 2,02 unità/mc in N il costo della distribuzione pareggia il costo di acquisto del concime chimico. Se poi il digestato dovesse avere un titolo di azoto più elevato, diminuiscono di conseguenza i volumi da distribuire e aumenta ancora di più la convenienza del sistema proposto.

Il Kultistrip di Kverneland (ammesso dalla misura 10.1.04 del PSR Lombardia e anche in altre regioni) è un altro attrezzo adatto alla distribuzione dei liquami e digestati nello stesso momento in cui realizza la lavorazione a strip-till del letto di semina per le colture di mais o soia.

Si aggiungono i contributi previsti per la minima lavorazione

Nel caso di una preparazione del letto di semina, come quella che nei prossimi mesi avverrà per le semine del mais, potremmo applicare lo stesso concetto abbinando un attrezzo certificato per la minima lavorazione come un Kverneland Kultistrip o un Kverneland CLC ottenendo anche il contributo previsto per la minima lavorazione, che è pari a 180 euro/ha con la misura 10.1.4: la somma dei due contributi (180 euro/ha + 105 euro/ha) risulta pari a 285 €/ha e l’efficienza dell’operazione, se ben fatta, risulta straordinaria, come testimonia una prova svolta nel mantovano su ben 54 ettari a mais.

Secondo voi, non vale la pena di battere questa strada?

Bruno Agazzani

Agronomo libero professionista, specializzato nell'elaborazione di piani di coltivazione specifici per ogni coltura in base al tipo di areale (terreno, clima, acqua e contributi), con particolare riguardo all'agricoltura di precisione.


2 commenti

  • luca

    7 Febbraio 2019 at 11:18 am

    Buongiorno, interessante articolo, come sempre. E per soddisfare le unità di azoto ad ettare per il mais, quanti MC/ha è necessario interrare? cordiali saluti

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    • Roberto Bartolini

      8 Febbraio 2019 at 4:15 pm

      Buongiorno Luca, nel nostro articolo abbiamo indicato i conti da fare per arrivare alla risposta che lei cerca. Tenga presente che il mais necessità di almeno 250 unità di azoto, a meno che non ci si trovi in aree sensibili ai nitrati, dove occorre rispettare dosi più basse.

      Rispondi

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