Con il grano tenero si guadagna ancora: lo dimostra la virtuosa rete Proceva

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Lo abbiamo già scritto tante volte: oggi il singolo cerealicoltore isolato e che fa da sé, continuando a coltivare come ha sempre fatto da decenni, non può avere un futuro economico. E allora qual è la soluzione? Unire le forze, cioè mettere insieme più aziende agricole finalizzando la produzione su obiettivi di mercato ben precisi, stringere rapporti stretti con chi vende al consumatore e inventarsi qualcosa di nuovo per far diventare una commodity come il grano, una specialità dietetica ad alto valore aggiunto.

I lettori scettici ora diranno che queste sono le solite favole giornalistiche. Invece non è così, e infatti la rete Proceva (Produttori Cereali Valdelsa) in provincia di Empoli dimostra come si può continuare a produrre grano tenero e duro in una zona dove è il vigneto a farla da padrone, ricavando soddisfazioni economiche e sfruttando al meglio le sovvenzioni previste dalla nuova Pac e dai Psr regionali.

Cinque agricoltori capofila di un progetto di filiera che ha successo

Così Angiolo Simonetti, imprenditore agricolo di Montelupo Fiorentino che insieme ai fratelli conduce a vario titolo oltre 650 ettari di seminativo, racconta le origini di Proceva: «Sulla scia di una collaborazione tra i partecipanti a un precedente PIF (Piano Integrato di Filiera) nel 2011 in Toscana, cinque agricoltori dell’area empolese-valdelsa hanno maturato l’idea di collaborare sia sul piano operativo, cioè nella programmazione delle operazioni colturali e della raccolta dei prodotti, ma anche su quello della contrattazione per l’acquisto dei mezzi tecnici e della vendita del raccolto». Così è nata la cosiddetta rete Proceva, formata dalle cinque aziende fondatrici situate in un raggio di 15 chilometri, che interessa circa 1100 ettari a seminativo.

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Angiolo Simonetti, presidente Proceva.

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Edoardo Romoli, agronomo consulente di Proceva.

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La prima buona idea: grano tenero prodotto senza glifosate

Proceva risulta oggi anche capofila del PIF denominato “La rete del grano toscano dal seme alla tavola”, un progetto di filiera che vede coinvolte altre aziende agricole, tre molini e cinque operatori della trasformazione della nostra farina in prodotti da forno e pane. «Con Unicoop Firenze – spiega Simonetti – abbiamo sottoscritto un contratto importante di acquisto diretto di farina dalla nostra rete, prodotta con grano ottenuto senza l’utilizzo di glifosate. Si tratta quindi di un prodotto sostenibile, che ha raccolto grande interesse da parte della rete distributiva ma anche dai consumatori finali».

I vantaggi economici per chi aderisce

L’accordo di filiera, oltre a garantire agli agricoltori che vi partecipano la certezza di collocare il loro raccolto, offre un prezzo base di mercato predefinito a inizio campagna, che è remunerativo perché rapportato ai reali costi di coltivazione. Inoltre questo prezzo base definito in contratto può subire variazioni in alto nel caso in cui i costi di coltivazione risultassero superiori a quelli determinati a inizio campagna.

«Un altro aspetto importante – aggiunge Edoardo Romoli, agronomo e consulente tecnico di Proceva – è che stiamo innovando la tecnica colturale applicando la minima lavorazione al posto delle arature, con riflessi positivi sulla fertilità dei suoli e della sostenibilità ambientale, e piani di concimazioni e di difesa adeguati alla massimizzazione delle rese e della qualità della granella».

Il cantiere Kverneland per la minima lavorazione dei fratelli Simonetti, costituito dall’erpice Qualidisc e dalla barra di semina per seminare il frumento e l’orzo direttamente sui residui della coltura precedente, senza aratura ed erpicature.

La seconda buona idea: produrre un grano speciale e dietetico

Ma come si dice, l’appetito vien mangiando, e così Proceva ha deciso di sfruttare la sottomisura 16.2 del Psr toscano per farsi finanziare un progetto per valorizzare pasta, pane e prodotti da forno proveniente da un grano speciale con proprietà nutraceutiche destinati alla dieta dei pazienti affetti dal morbo di Crohn. Il progetto vede coinvolti dal punto di vista agronomico la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e da quello strettamente medico l’Ospedale Cisanello di Pisa.

A sinistra Elisa Pellegrino della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, intervistata per la puntata della trasmissione Agri Informa in onda domenica scorsa su 7 Gold, dedicata ai progetti di filiera di Proceva.

«Nei nostri laboratori – dice Elisa Pellegrino della Scuola Superiore Sant’Anna – abbiamo messo a punto dei particolari fertilizzanti biologici a base di inoculati microbici di origine micorrizica, che hanno la capacità di aumentare il contenuto di fenoli e flavonoidi nelle cariossidi di frumento. Inoltre su queste coltivazioni sono previsti due trattamenti fogliari con prodotti a base di selenio, elemento che potenzia la sintesi di antiossidanti nella granella. Ci aspettiamo che questo percorso agronomico, peraltro già testato nei nostri laboratori, consenta agli agricoltori coinvolti nel progetto di produrre un grano speciale che sarà utilizzato per produrre alimenti che entreranno nella dieta di un gruppo di pazienti operati per il morbo di Crohn, con effetti positivi sulla riduzione delle fasi infiammatorie e quindi la riduzione delle recidive a breve termine della malattia».

In piedi Sandro Battini, direttore commerciale Kverneland Group Italia, nel corso del recente incontro organizzato da Proceva a Empoli con agricoltori e contoterzisti, che ha avuto per tema l’agricoltura di precisione.

Quest’anno inizieranno i test in pieno campo e non c’è dubbio che, se ci saranno risposte positive, il frumento nutraceutico potrà raggiungere in poco tempo prezzi di mercato molto elevato e oggi impensabili, grazie alle sue caratteristiche peculiari. Una buona idea trasferibile in tante altre aree d’Italia, dove il grano potrebbe essere valorizzato e non essere più considerato “un male necessario”.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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