Grano duro su terreno arato, in minima e su sodo: costi e ricavi a confronto

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Produzione grano duro 2016:

  • 66 ql/ha su aratura
  • 62 ql/ha su minima lavorazione
  • 57 ql/ha su sodo

Risultato al netto dell’affitto (valutato in 600 euro/ha) compresa la Pac (valutata in 250 euro/ha):

  • -106 euro/ha su aratura
  • -7 euro/ha su minima lavorazione
  • +34 euro/ha su sodo

Ancora una volta, centinaia di ettari a coltura in una regione con terreni complicati come l’Emilia-Romagna ci forniscono qualche indicazione utile grazie al lavoro certosino di raccolta dati di Eros Gualandi, coordinatore settore meccanizzazione di Legacoop.

Il costo di coltivazione 2016 su aratura è stato di 2.127 euro/ha, su minima lavorazione di 1.957 euro/ha e su sodo di 1.828 euro/ha.

«Dati i prezzi di quest’anno – dice Gualandi dalle colonne di Terra e Vita – la mortificazione dei cerealicoltori è più che evidente, tuttavia esistono situazioni territoriali reali che da anni cercano di pianificare la sostenibilità economica della produzione di grano duro facendo dialogare gli attori della filiera».

Il contratto di coltivazione a prezzo fissato prima delle semine

Prosegue Gualandi: «Il risultato di questo lavoro non facile si traduce in un contratto di coltivazione che, a fronte di requisiti qualitativi, l’industria pastaria riconosce e fissa prezzi al produttore indipendentemente dai valori di mercato che seguiranno. Il caso più importante e pressoché unico in Italia di applicazione di questa metodica è quello patrocinato dalla Regione Emilia-Romagna (e allora, diciamo noi, perché le altre regioni non fanno altrettanto e lasciano gli agricoltori da soli?). E infatti l’Emilia-Romagna in quest’annata registra un prezzo prederminato e fissato attualmente superiore di 8 euro/ql a quello di mercato. La Plv ottenibile con questi valori si eleva mediamente di 500 euro/ha a parità di costi. Quasi tutte le situazioni di coltivazione 2016 troverebbero così la copertura dei costi».

La valutazione del contratto non va fatta anno per anno, ma nel medio periodo

«Lo scorso anno il contratto di coltivazione aveva anticipatamente fissato il prezzo del grano duro al produttore in 28 euro/ql. Al momento della trebbiatura 2016 il prezzo era di 30 euro/ql e per un lungo periodo si è mantenuto su questi livelli, superiori al contratto di coltivazione. È chiaro che chi aveva sottoscritto il contratto ha ottenuto un ricavo inferiore, ma è stato il prezzo da pagare per avere un valore certo prima delle semine e contenere il rischio di perdite. Infatti quest’anno è avvenuto l’esatto contrario e il valore del contratto è superiore a quanto il mercato offre».

Occorre pianificare a livello territoriale, ma le regioni non fanno nulla

Quanto appena descritto sottolinea l’importanza della pianificazione. Conclude infatti Gualandi: «Il valore proposto dal contratto a mio avviso è congruo, perché copre i nostri costi di produzione che ben conosciamo. È la copertura dei costi di produzione che deve diventare il driver che guida strumenti contrattuali come quelli patrocinati dalla Regione Emilia-Romagna, e che sarebbe opportuno fossero adottati su tutto il territorio nazionale».

Anche noi sul Nuovo Agricoltore abbiamo sempre detto che i conti economici vanno fatti sulla base minima di cinque anni, e se osserviamo i prezzi medi del grano duro, negli ultimi cinque anni si sono attestati su 27 euro/ql, non tradendo gli agricoltori.

Quello che bisogna fare è gestire la volatilità dei prezzi, e gli unici due strumenti sono i contratti e l’aggregazione dell’offerta. Ma gli agricoltori non vogliono sentirne parlare, preferiscono gestire il raccolto con vendite spot e così subiranno sempre le conseguenze della volatilità dei prezzi.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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