“Noi allevatori dobbiamo abbattere gli impatti negativi”
«Come allevatore sono ben conscio di rappresentare un esempio di impatto negativo agli occhi dei consumatori, quindi ritengo necessario innovare i miei percorsi produttivi, sul campo e in allevamento, per imboccare la strada della piena sostenibilità ambientale». Sergio Pedercini della Società Agricola Caiano a Remedello (Brescia) è partito dal benessere animale dell’allevamento suinicolo per passare poi al terreno, imprimendo così un nuovo corso all’azienda di 170 ettari, fatta di tanti appezzamenti molto irregolari.
Minima lavorazione abbinata a semina di cover crops
«Siamo fermamente convinti della validità delle minime lavorazioni per sostituire arature ed erpicature, troppo dispendiose e impattanti sulla fertilità dei suoli – spiega Pedercini – quindi abbiamo acquistato da Kverneland un erpice Qualidisc PRO 4000 da 4 metri pieghevole con rullo Actipack abbinato a un serbatoio frontale DF1 Eldos (Isobus) con un distributore a spaglio per la semina».
Siamo andati da Pedercini negli ultimi giorni di settembre e abbiamo visto alcuni campi seminati con le cover crops.
«Con il nuovo cantiere Kverneland – dice Pedercini – abbiamo già seminato in due giorni 60 ettari con due cover crops vernine, il tillage radish (rafano) destinato ai terreni con una maggiore percentuale di argilla e la senape per i terreni di medio impasto. Si tratta di appezzamenti che verranno seminati a mais nella prossima primavera. La copertura permanente dei terreni lasciati liberi dalle colture principali in inverno è importante per applicare correttamente le lavorazioni conservative e ottenere anno dopo anno un miglioramento della fertilità fisica e chimica dei terreni».
Farm Centre per raccogliere tutti i dati che servono
L’altro fronte dell’innovazione riguarda la raccolta di più dati possibile su tutta l’attività agricola di campo. «Negli ultimi anni abbiamo aumentato considerevolmente il numero di campi coltivati con nuove acquisizioni, quindi è indispensabile avere tutto sotto controllo», prosegue l’allevatore. «Noi siamo asburgici per quanto riguarda i dati e così ci siamo dotati del sistema Farm Centre di Kverneland, che ci consente di avere sotto controllo in ogni momento tutti i cantieri in campo, con uno scambio continuo di informazioni e di dati delle varie operazioni. Inoltre grazie al Farm Centre riusciremo a trasmettere ai nostri clienti la tracciabilità totale di quello che abbiamo fatto in campo e in stalla, oggi indispensabile per aumentare il valore delle nostre produzioni».
Dietro l’angolo c’è la subirrigazione
Nei prossimi mesi grande attenzione sarà riservata anche alla gestione dei sistemi irrigui. «Non possiamo continuare ad irrigare a scorrimento: è il sistema più dispendioso che esista a scapito di una risorsa preziosa come l’acqua, e anche il meno indicato dal punto di vista agronomico», afferma Perdercini. «Stiamo perciò pensando alla subirrigazione, che riteniamo il sistema più efficiente e sostenibile che ci sia».
Il giovane entusiasta di mettere in campo l’innovazione
La gestione dei terreni è affidata oggi a Samuele Varini, un giovane che ha già le idee molto chiare: «Sono passato dalla stalla al campo da poco tempo e mi appassiona molto perché posso confrontarmi con importanti innovazioni come la minima lavorazione, che ho imparato a conoscere a scuola presso l’Istituto Dandolo di Bargnano dove Sandro Battini, direttore commerciale di Kverneland Group Italia, nel corso di un incontro organizzato con gli studenti ci aprì gli occhi su molte innovazioni».
«Oggi sono felice di pilotare il cantiere Qualidisc abbinato al distributore DF1, con guida satellitare e terminale Isomatch Tellus in cabina», commenta Varini. «Oltre che la precisione, apprezzo anche la semplicità di gestione di queste attrezzature. Ritengo sia fondamentale che le innovazioni siano facili da usare e intuitive, perché noi agricoltori non abbiamo molto tempo per studiare e applicare sistemi complessi».
Varini è entusiasta delle innovazioni, ma non tutti la pensano così: «Infatti mi sono scontrato anche di recente con giovani amici agricoltori che criticano il mio entusiasmo per la minima lavorazione», chiosa il giovane. «Non si fidano delle novità e preferiscono stare al riparo del passato. Ma così facendo si precludono un futuro in campagna. Dovranno cambiare mestiere».