Sodo e minima sono sempre meglio dell’aratura: lo dice l’agronomia

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È un dato di fatto: il terreno produce e produrrà sempre meglio con minori costi, se si mantiene biologicamente attivo uno strato che va dai 10 ai 30 cm di profondità, che è poi lo strato di terreno dove nascono e vivono le radici. Per questo, il compito primario dell’agricoltore deve essere quello di arrecare il minore disturbo possibile all’attività biologica che si manifesta in varie forme in questa porzione attiva di terreno, e quindi le lavorazioni di preparazione del letto di semina vanno escluse del tutto (facendo semina su sodo) oppure devono rimanere molto superficiali (facendo minima lavorazione).

I danni provocati dall’aratura

Infatti con l’aratura, che comporta il rivoltamento della fetta di terra, si ostacola la capacità di rigenerazione dello strato attivo di suolo, che così diventa privo di vita e di sostanza organica, obbligando l’agricoltore a lavorazioni sempre più intense e frequenti con spese insostenibili, sempre che si decida una buona volta a quantificarle con esattezza.

Aratura su terreno tenace. Il rivoltamento del suolo con la produzione di grossi aggregati distrugge completamente l’attività biologica dei primi 30 cm di terreno, producendo una sorta di sterilizzazione dello stesso, con successivi problemi di fertilità e di stabilità strutturale.

La sostanza organica lasciata in superficie o a minima profondità decomponendosi, grazie all’attività biologica dei numerosi esseri viventi che abitano i nostri suoli agrari, si trasforma in colloidi che costituiscono quello che viene chiamato “humus”.

I residui colturali lasciati in superficie e leggermente interrati dalle minime lavorazioni contribuiscono a favorire una intensa attività biologica nei terreni coltivati, con aumento della fertilità e della sostanza organica.

Il ruolo fondamentale dell’humus

L’humus è un composto virtuoso che assorbe acqua e si lega alle particelle minerali, creando quei piccoli aggregati capaci di creare la giusta e stabile struttura del suolo. Un terreno agrario ricco di sostanza organica, e quindi di humus, risulta più facilmente lavorabile in diverse condizioni di umidità e si asciuga più lentamente, sopportando meglio anche andamenti climatici estremi. Inoltre, l’acqua trattenuta dai colloidi organici presenti nei suoli a sodo e a minima lavorazione può essere ceduta più facilmente all’apparato radicale delle colture. Ecco perché chi pratica sodo e minima lavorazione da più anni sta riscontrando, oltre che minori costi, anche un aumento significativo di sostanza organica nei propri terreni che porta come conseguenza anche un miglioramento graduale delle rese.

Coltivatore CLC di Kverneland per la minima lavorazione del terreno.
A sinistra una striscia di terreno lavorata dopo un passaggio di Kverneland CLC e pronta per la semina. A destra una porzione di terreno con residui ancora da lavorare.

Il fattore chiave per conservare aggregati stabili e una porosità naturale del suolo (che quando si calpesta sembra di essere sulla gommapiuma) è quella di evitare il compattamento, cioè bisogna non calpestare i terreni. Per fare questo occorre dotare le macchine di pneumatici di larga sezione e con bassa pressione, non superando mai la soglia di 0,5 kg/cmq di pressione sul suolo.

I cingoli gommati evitano il calpestamento

Se si adottano le lavorazioni conservative, sono sempre da preferire i trattori a cingoli. Quelli gommati vanno dotati di pneumatici speciali con profilo del battistrada appiattito e pressioni bassissime. Inoltre, se possibile, i rimorchi devono rimanere sulle cappezzagne, cioè fuori dai terreni coltivati per evitare danni alla struttura del terreno (tranne se si producono insilati).

Le cingolature in gomma sono le più adatte per evitare qualsiasi tipi di costipamento del terreno.

Se il clima è sfavorevole, occorrono i decompattatori

In concomitanza con decorsi stagionali sfavorevoli nei periodi della raccolta si possono verificare, soprattutto sui terreni pesanti, situazioni di forte costipamento ai quali occorre porre rimedio con l’utilizzo di decompattatori dotati di denti ricurvi che non lasciano zolle in superficie. Un esempio di attrezzatura idonea a questo scopo è il recente dissodatore Kverneland CLI, con lame singole che conferiscono a questa macchina un aspetto robusto e lineare, permettendo una luce da terra di 1175 mm, per operazioni senza intasamenti a profondità tra 15 e 40 cm.

Il nuovo decompattatore CLI di Kverneland a lama singola ricurva con ampia luce libera da terra, che permette di dissodare alla profondità di 30-35 senza produrre zolle in superficie.

Va sottolineato che questa operazione deve essere effettuata in casi eccezionali, che peraltro sono anche contemplati per coloro che aderiscono alla misura 10 “Agroambiente” dei PSR regionali, previa autorizzazione su richiesta dell’agricoltore.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


10 commenti

  • Samuele

    20 Luglio 2019 at 6:27 am

    Buongiorno ma se su un terreno devo piantare dei bulbi come gli iris quale é la lavorazione giusta?

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    • gerolamo

      9 Novembre 2022 at 11:43 am

      bravo

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  • mimmo

    20 Luglio 2019 at 9:49 am

    Tutto OK
    Ma quale è il suo parere esperto sull’usanza sempre più frequente di:
    -NON ARARE IL TERRENO
    -E INNAFFIARE CON GRANDI QUANTITÀ DI DISERBANTI

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  • Il Belga

    21 Luglio 2019 at 3:13 pm

    Sono pienamente d’accordo con tutto quanto descritto in questo articolo,peccato che almeno per ora i grandi costruttori di macchine agricole non fanno trattori per frutteto con cingoli di gomma con trasmissione di almeno 30 km/h per i trasporti e trasferimenti stradali. Altrimenti sarei tra i primi ad acquistarne uno. Magari anche con motore elettrico, cosi’ sarei veramente al 100% bio.

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  • Aldini riccardo

    23 Luglio 2019 at 6:38 pm

    Io lavoro sempre i terreni molto fondi 50/60 cm e non è vero che si perde la fertilità…la fertilità si perde se non gli si apporta sostanza organica…Io su ogni lavorazione apporto circa 150 metri cubi di letame bovino per ettaro e ho una percentuale di sostanza organica pari al 3.8%

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    • giacomo

      14 Gennaio 2020 at 5:40 pm

      ti arrabatti per mantenere la fertilità portando ogni anno materia organica ed il tuo top soil è pochissimo quando potresti ottenere risultati ben maggiori risparmiandoti aratura e fertilizzazione, quindi un sacco di soldi e lavoro

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      • geronimo

        9 Novembre 2022 at 11:45 am

        bravo giacomino, piano però con i diserbi

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  • M Grazia Ippolito

    27 Febbraio 2020 at 2:02 pm

    Sono la sig M Grazia Ippolito e condivido la nuova aratura. Mi sono sempre chiesto come facevano i nostri genitori agricoltori arando con aratro e cavallo o asino? Credo che forse la terra era meno arida. Pertanto vorrei sapere che attrezzi prendere per fare una semina con il nuovo sistema e quali sono le fasi di lavorazione per il grano duro. Sono una insegnante di scuola superiore in pensione, da poco è deceduto a causa di un incidente e sto cercando di portare avanti io i terreni e gli oliveti. Aspetto una vista risposta e consiglio. Saluti M Grazia Ippolito

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  • Nicoletta

    19 Novembre 2021 at 4:35 pm

    Buonasera, un terreno con alberi di olive conviene arare o usare il veleno per seccare l’erba? E per quante volte conviene arare? Grazie

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    • Franco

      6 Dicembre 2021 at 10:10 pm

      Conviene arare almeno 2 volte l’anno e qualora piove molto e l’erba diventa grande usare il “secca tutto” una sola volta prima della raccolta.

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