Speziali: ”Il mais conviene ancora con minima lavorazione e agricoltura di precisione”

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Anche quest’anno il prezzo del mais si mantiene basso e si alzano i lamenti degli agricoltori che si dicono stufi di rimetterci dei soldi. Ma allora seminare mais conviene ancora? Marco Speziali (nella foto), presidente di Confai Mantova e uno dei contoterzisti più innovativi d’Italia, scende in campo e non ha dubbi: «Certo che il mais è ancora coltura da reddito, ma tutto dipende da come lo si fa. È ovvio che se si continua a entrare in campo tre o quattro volte per arare, estirpare ed erpicare, non si va da nessuna parte».

Quindi l’unica soluzione è mettere l’aratro in soffitta?

«È così, per la maggior parte delle situazioni agronomiche non ci sono alternative. Per ottenere soddisfazione economica dal mais oggi occorre modificare l’approccio al campo sin dalle prime operazioni di preparazione del terreno e poi andare oltre, applicando l’agricoltura di precisione».

Il CTC di Kverneland della ditta Speziali, attrezzatura per preparare il terreno anche in un solo passaggio.

D’altra parte anche il PSR spinge l’agricoltore in questa direzione...

«Fatta eccezione per le aziende di grandi dimensioni, che in Italia sono poche, oggi se si vuole fare reddito con il mais occorre rivolgersi a contoterzisti attrezzati e innovativi. Con la minima lavorazione e lo strip-till si riducono almeno di un terzo i passaggi, e il PSR riconosce all’agricoltore 185 euro all’ettaro. Teniamo conto che con le lavorazioni conservative si riduce il consumo di gasolio dal 22 al 55% e se abbiniamo a questa tecnica la concimazione a dose variabile, le spese si riducono ancora di un 11%».

Il Kultistrip di Kverneland adottato da Speziali per effettuare la preparazione a strisce del letto di semina.

Poi c’è la questione ambientale.

«È ovvio, e teniamo presente che con la minima lavorazione e lo strip-till si tagliano le emissioni di gas serra di almeno 116 kg per ettaro per anno. Ma anche l’azienda zootecnica può fare qualcosa di buono per l’ambiente, per esempio interrando i liquami nel momento in cui si prepara il terreno e con un solo passaggio si risparmiano altri 100 euro/ha. Senza considerare che così facendo in molti casi si eliminano completamente gli apporti di concimi chimici, con un risparmio in questo caso di 300 euro/ha».

La seminatrice Optima TF Profi di Kverneland per la semina a dose variabile sulla base delle mappe di prescrizione.

E le colture di copertura o cover crops?

«Il PSR concede 180 euro/ettaro agli agricoltori che seminano le colture di copertura tra una coltura principale e l’altra. Si tratta di produzioni a perdere che mantengono coperto il terreno e che migliorano la sua fertilità».

Dunque il mais è conveniente solo se lo fa il contoterzista innovatore?

«Ribadisco con decisione che oggi solo con l’applicazione di mappatura del suolo, mappe di prescrizione, semina e concimazione a dose variabile abbinati alla minima lavorazione del terreno e all’interramento dei liquami con attrezzature innovative si può fare reddito con il mais ed è quindi un delitto solo pensare di abbandonare una coltura strategica per il nostro fantastico made in Italy agroalimentare».

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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