Strip tillage, la tecnica ideale per il corretto utilizzo agronomico di liquami e digestati da biogas

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Un’immensa ricchezza, che non è un rifiuto ma una preziosa fonte di fertilità, ci proviene dai liquami zootecnici e anche dai digestati provenienti dai troppi impianti di biogas con i quali abbiamo invaso la Pianura Padana. Ma dobbiamo smetterla di distribuire questa ricchezza con le tecniche obsolete dello “spaglio”, che oltre a creare grossi problemi di volatilizzazione dell’ammoniaca, con conseguenti cattivi odori e perdite di azoto, non offre garanzie di distribuzioni omogenee. Pensate che sono state osservate perdite oscillanti tra il 14 e l’80% di azoto ammoniacale!

Oggi sono disponibili diverse tecniche di interramento di liquami e digestati per il loro corretto uso agronomico, tra le quali lo strip tillage o lavorazione a strisce, che sempre più interesse sta destando tra gli agricoltori e i contoterzisti propensi a innovare. Lo strip-till, ovvero la minima lavorazione a strisce, è un compromesso ideale con il quale si lavora il terreno a 15-20 cm di profondità, ma solo nella fascia larga 15-25 cm che sarà interessata dalla successiva o contemporanea semina della coltura, che può essere mais o soia prevalentemente.

Il Kultistrip di Kverneland per la lavorazione a strisce, abbinato a un cantiere per la distribuzione contemporanea alla lavorazione di liquami e di digestati.
Il mais è una delle colture che si avvantaggia maggiormente dello strip-till abbinato alla distribuzione localizzata di liquami e digestati, mostrando una più veloce emergenza e un’espansione maggiore del suo apparato radicale a tutto vantaggio della produzione finale.

L’interfila non seminata rimane coperta dai residui colturali, che hanno il pregio di incrementare il tasso di sostanza organica migliorando contemporaneamente la struttura del terreno.

L’abbinamento allo strip-till di un sistema di distribuzione sottosuperficiale di liquami e di digestati permette di lavorare la striscia di terreno e nello stesso tempo di fertilizzarla in maniera localizzata, consentendo una pronta e precoce emergenza della coltura e un’espansione ottimale dell’apparato radicale, che trova così la giusta dose di umidità e di elementi nutritivi necessari alla crescita. Questi aspetti agronomici sono fondamentali per puntare a maggiori produzioni e ottenere una minore sensibilità delle colture agli stress idrici e ambientali.

Dettaglio del Kverneland Kultistrip al lavoro.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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