Avvicendamento colture e cover crops in pianura e collina: un successo con l’agricoltura conservativa
Per convincere gli scettici contro l’agricoltura conservativa, non c’è nulla di meglio che riportare dei casi concreti aziendali. Lo ha fatto di recente l’Informatore Agrario con un resoconto che riassumiamo brevemente perché molto utile ed efficace.
Piemonte
Mattia e Franco conducono 70 ettari in provincia di Biella su terreni limosi. Nel 2011 l’azienda si converte al sodo.
L’ordinamento colturale prevede il mais avvicendato con soia, cereali a paglia, sorgo, colza e leguminose come favino e pisello proteico. Vengono seminate anche le cover crops.
Il passaggio al sodo punta a ridurre i costi colturali e del lavoro. Sono stati venduti aratri, erpici, scarificatori e seminatrici convenzionali.
Grazie alla tecnica conservativa si è migliorata la portanza dei suoli, riuscendo a entrare in campo in diversi momenti della stagionee allargando la finestra temporale anche in vista delle seconde semine.
Umbria
Giacomo coltiva 160 ettari di seminativi in provincia di Perugia su terreni argillosi e ricchi di scheletro e in pendenza (40%) con poca sostanza organica.
La conversione al sodo avviene nel 2013 per cercare di contenere l’usura e le spese di manutenzione delle macchine dovute a lavorazioni tradizionali di suoli molto argillosi. Inoltre l’erosione produce una perdita notevole di suolo, costringendo Giacomo a dover compensare la diminuzione di fertilità con dosi crescenti di fertilizzanti.
Le colture in avvicendamento sono frumento tenero e duro, favino ed erbai con mix di veccia-avena-loglio.
Oggi Giacomo utilizza le trattrici al 30% rispetto al passato per lavori che sono molto meno pesanti, riducendo le spese di manutenzione e di gasolio.
Campania
Giovanni conduce un’azienda di 200 ettari in collina, in provincia di Benevento, su terreni argillosi e in pendenza (20-30%). Nel 2010 adotta il sodo su una piccola superficie-prova di 6 ettari, seminando di notte per evitare le critiche dei vicini.
L’obiettivo è ottimizzare il fattore lavoro. Le superfici frammentate necessitavano annualmente lo spietramento dopo le arature, con tempi di lavoro insostenibili.
I risultati sono fantastici e ora tutta la superficie è a sodo. L’azienda ha ridotto a 40 litri/ha il consumo di gasolio per tutto il ciclo produttivo, trebbiatura compresa.
Con un trattore gommato a bassa pressione e larga sezione da 160 cavalli, grazie alla migliorata portanza del suolo, svolge tutte le operazioni colturali. Le colture praticate sono cereali a paglia e favino, poi cece ma anche girasole, coriandolo, canapa e colza.
Le produzioni continuano a crescere, come la fertilità del suolo
In tutte le tre aziende esaminate, dopo il periodo di conversione (2-3 anni) le produzioni non solo sono tornate al livello precedente, ma stanno migliorando anno dopo anno.
Per quanto riguarda i noti casi critici, cioè il controllo delle infestanti e dei parassiti, che per molti agricoltori costituiscono un ostacolo insormontabile se abbandonano l’aratura, i tre casi aziendali dimostrano che, se si pratica un avvicendamento ampio delle colture, se si seminano le cover crops e se si azzerano tempestivamente le infestanti e le banche semi, i problemi vengono superati brillantemente.
Come sempre, è la competenza e la professionalità dell’agricoltore che fa la differenza.