Veneto Agricoltura e strip-till: non è vero che le macchine hanno bassa capacità di lavoro

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L’encomiabile progetto LIFE+Agricare coordinato da Veneto Agricoltura si propone di mettere a disposizione degli agricoltori italiani una serie di dati scientifici che dimostrino che le lavorazioni conservative, abbinate all’agricoltura di precisione, sono l’unica strada percorribile per elevare la redditività delle colture estensive. Tuttavia, come spesso accade alla sperimentazione italiana, per scelte operative non sempre azzeccate si possono trarre anche conclusioni errate e che contrastano con quella che è effettivamente l’esperienza e l’evidenza di campo. È il caso dello strip-till (la lavorazione del terreno a strisce), tecnica in grande espansione al nord Italia con grande soddisfazione degli operatori agricoli per i numerosi vantaggi che porta al terreno, alle colture e al portafogli.

Ecco cosa afferma Veneto Agricoltura nell’ambito del progetto sperimentale LIFE+Agricare:

[blockquote style=”2″]Nel caso dello strip tillage la riduzione dei costi (rispetto alle lavorazioni tradizionali) non è stata quella prevista, poiché le macchine utilizzate hanno una ridotta larghezza di lavoro e bassa velocità di avanzamento, quindi bassa capacità di lavoro.[/blockquote]

Di fronte a questa affermazione la bocciatura dello strip-till è clamorosa ma anche sconcertante, perché non risponde alla realtà dei fatti. La validità di una tecnica innovativa come lo strip-till non può essere indagata, come ci pare di capire, utilizzando nelle prove pratiche solo un’attrezzatura, dal momento che tra le diverse macchine sul mercato si riscontrano differenze anche molto significative dal punto di vista delle performance in campo.

Come si fa a parlare di ridotta larghezza di lavoro e bassa velocità di avanzamento quando, per fare l’esempio del Kverneland Kultistrip, con l’interfila da 45 cm il numero delle file può essere di 6, 10 e 12, con larghezze di lavoro da 3 a 6 metri e velocità di avanzamento di 12-15 km/ora?

Non si può macchiare un lavoro egregio come il progetto LIFE+Agricare con una conclusione errata che getta ombre minacciose, confondendo le idee agli agricoltori su una tecnica di minima lavorazione come lo strip-till che per mais e soia si sta dimostrando vincente in ogni ambiente e condizione di lavoro. E questo solo perché il progetto non prevede l’utilizzo di più attrezzature diverse, almeno per quelle operazioni dove è palese che le differenze tra i diversi marchi sono sostanziali ai fini delle conclusioni da trarre.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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