Con l’irrigazione strutturante, mais in gran forma in un’annata difficile

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Mais Pioneer P 0937 a 88.000 piante/ha a quinconce, semina il 28 marzo 2019, emergenze perfette dopo un buon mese di aprile seguito da un mese di maggio disastroso con freddo, piogge continue e un’alluvione il 26 maggio, con 63 mm di pioggia caduti in un’ora scarsa. Questo il “bollettino di guerra” dell’azienda Corte Virginia di Luciano Lanza a Roverbella (Mantova), che oggi però può vantare un mais in salute e straordinariamente omogeneo nel suo sviluppo e con belle spighe, fattori davvero rari di questi tempi nelle campagne della Pianura Padana.

Immagini dell’alluvione sui terreni di Roverbella del 26 maggio scorso.
Luciano Lanza mostra una bella spiga dell’ibrido di mais Pioneer P 0937.

Luciano Lanza, qual è il segreto di un mais che sembra uscito da un’annata più che favorevole, quando invece le cose sono andate ben diversamente?

«Quando nel mese di giugno la stagione si è messa per il verso giusto, ma con temperature molto elevate, sono stati determinanti il modo e la cadenza nella distribuzione dell’acqua di irrigazione. Il sistema che ho adottato l’ho battezzato “irrigazione ristrutturante“, cioè una serie di interventi con volumi differenziati, distribuiti ogni cinque-sei giorni, per un arco di una quarantina di giorni. È fondamentale che il mais, anche se ha avuto un’ottima emergenza, dallo stadio di 6-10 foglie non subisca alcun tipo di stress e l’acqua è il primo fattore di successo. I terreni, usciti costipati dal maggio piovoso che c’è stato, non avrebbero potuto sopportare volumi eccessivi di pioggia battente, che tra l’altro avrebbero inciso negativamente sulla struttura del suolo, quindi occorreva mettere molta attenzione all’individuazione dei dosaggi dei volumi irrigui e anche ai turni. In sintesi sono partito con una prima irrigazione con 18 mm, seguita dopo cinque giorni da una seconda con 27 mm e dopo altri cinque giorni una terza da 35 mm, poi sono andato avanti ogni settimana con 40 mm per ciascun intervento, sino alla prima decade di luglio. È chiaro che è stato un lavoro molto impegnativo, ma gli effetti si vedono».

Ecco come si presenta il mais di Lanza il 30 luglio 2019.
Notare le spighe in maturazione e il colore verde scuro delle piante, che mettono in evidenza uno stato di benessere che quest’anno è davvero molto raro da riscontrare.
Da questa immagine dall’alto si nota l’uniformità della coltura, dovuta soprattutto agli interventi irrigui effettuati nei momenti giusti. Conta però avere anche un rotolone performante.

«Tre anni fa – prosegue Lanza – ho investito su un rotolone Casella PLMP 180 con motore Volvo da 330 metri, che con un basso costo riesce a soddisfare in tempi ridotti i fabbisogni del mais. È un’attrezzatura della quale sono molto contento: si risparmia sulle pressioni e si migliorano le performance irrigue, inoltre dispone di una serie di tecnologie e automatismi che semplificano gli spostamenti in campo e lo svuotamento del tubo quando si passa da una postazione all’altra».

Ottime rese anche con i cereali a paglia

La campagna dei cereali vernini come è andata?

«Il frumento Alteo da seme ha prodotto 92 ql/ha con 80,2 di peso specifico e oltre 14 di proteine, mentre l’orzo Enticel ha prodotto 90 ql/ha all’11% di umidità. Entrambe le colture sono state irrigate ad aprile e questa si è rivelata la mossa vincente oltre ai cinque, sottolineo cinque, interventi di azotatura effettuati al frumento. In questo modo la coltura è stata supportata al meglio nelle sue esigenze nutritive e il nostro impegno in campo è stato ampiamente ripagato dalle rese, che per l’annata sono state eccezionali».

Un aratore dotato di aratro super tecnologico

Lanza rimane un aratore convinto, e con le produzioni record che fa non c’è verso di fargli provare alternative, anche se il suo modo di arare è più vicino alla minima lavorazione rispetto a quello della media degli altri agricoltori.

Da qualche anno Lanza usa l’aratro Variomat LB 115 trivomere di Kverneland, con la possibilità di regolare la larghezza di lavoro anche in movimento dalla cabina del trattore. Variomat LB 115 vuol dire anche richiesta ridotta di sollevamento e bassissimo consumo di carburante. Insomm,a un aratro che rispetta la vitalità e la fertilità del terreno.

L’aratro Kverneland LB 115 Variomat.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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