Pac, BCAA 7 e cover crops sì o no? Il ministero faccia chiarezza

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Ancora una volta nel nostro paese siamo speciali nell’emanare norme che si prestano a due o tre interpretazioni differenti e che quindi generano solo confusione e incertezze. Capita a proposito della nuova norma Pac sulla condizionalità, la BCAA 7, che introduce (con deroga per il 2023) l’obbligo del cambio di genere botanico, sulla medesima particella oggetto di domanda Pac, almeno una volta all’anno. Per il rispetto di questa norma, si legge nel testo ministeriale del decreto sulla condizionalità dello scorso marzo, «sono ammesse, per interrompere la monosuccessione, le colture secondarie, purché portate a fine ciclo produttivo e che permangano sul terreno per almeno 90 giorni».

Nei documenti ufficiali del ministero è scritto anche che «non sono ammesse le cover crops che permangono solitamente in campo per 60 giorni e non arrivano quindi al termine del ciclo produttivo». Dunque, se ci limitiamo a interpretare quanto scritto, ne discende che una cover crop che rimane sul terreno per almeno 90 giorni e termina il ciclo produttivo, può essere ammessa.

Un’interpretazione a favore delle cover crops

Infatti Antonio Frattarelli del Masaf, nel corso di un recente webinar che è ancora presente su Rete Rurale Nazionale, ha detto queste testuali parole: «Le cover crops non sono ammesse non perché la Commissione europea le abbia in antipatia, ma perché normalmente hanno un ciclo breve di 60 giorni, vengono sovesciate e quindi non completano il ciclo vegetativo. Ma per esempio il favino può essere ammesso per interrompere la monosuccessione, a patto che rimanga in campo sino al completamento del bacello. Quindi non è un problema di specie, ma di funzione della pianta in campo».

Frattarelli ha fatto l’esempio del favino, che tuttavia difficilmente può essere utilizzato dalle nostre aziende zootecniche padane anche per il costo, ma, seguendo la norma, si possono seminare anche senape, rafano-tillage radish o altre colture che rimangono sul terreno per oltre i 90 giorni e completano il loro ciclo vegetativo come richiesto dalla normativa.

I dubbi rimangono

Il Masaf a nostro parere è stato esplicito, ma forse non abbastanza, dal momento che alcune organizzazioni professionali e alcuni esperti continuano a ribadire che le cover crops non sono ammesse per interrompere la monosuccessione nella BCAA 7. Che le colture di copertura non vengano ammesse e siano escluse dal pagamento dell’eco-schema 4 (articolo 20, comma 1, DM 660087 del 23 dicembre 2022), che è tutt’altra cosa, può essere accettato, ma che non siano ammesse per interrompere la monosuccessione nella BCAA 7 è incomprensibile, dal momento che la normativa così come è scritta non lo esclude.

Le tante virtù delle cover crops

Tra l’altro le cover crops sono colture virtuose per combattere l’erosione e le emissioni di gas serra, per aumentare la fertilità chimica e fisica del terreno e per tenere a bada le infestanti, quindi dovrebbero essere ammesse senza tentennamenti come colture secondarie nella BCAA 7. Senza dimenticare che la gran parte delle aziende zootecniche, per le quali il mais è una coltura chiave, non possono che ricevere un danno dal vincolo di rotazione annuale senza alternative, trovandosi ad anni alterni a dover fare a meno di importanti superfici a mais.

Basta con le opinioni

Ora più che mai gli agricoltori hanno bisogno di regole chiare e univoche, quindi esortiamo chi di dovere al Masaf a emettere un comunicato ufficiale dove sia scritto una buona volta se e quali cover crops possono essere ammesse nell’ambito della BCAA 7, indicandone il genere botanico e il ciclo vegetativo. Noi del Nuovo Agricoltore, nel nostro piccolo, abbiamo inviato al funzionario del Masaf il nostro recente articolo chiedendo di fare ulteriore luce sull’argomento, ma per ora non abbiamo ottenuto nessuna risposta.

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


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