”A 39 anni ho riscoperto il piacere di fare l’agricoltore. Grazie alla tecnologia”

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«Perché continui ad arare?»
«Perché l’ho sempre fatto».

Rispondono così a Verrua Po, in provincia di Pavia, gli agricoltori che continuano a rivoltare le fette di terreno e a passare avanti e indietro con gli erpici rotanti. E dire che i loro terreni sono molto ricchi di limo e quasi ogni anno, dopo aver tirato il terreno come un tavolo da biliardo, seminano e con le piogge che seguono si formano le classiche belle “croste”. E così, addio emergenze in tempo utile. Quest’anno c’è già chi ha dovuto riseminare la colza.

Simone ha venduto l’aratro: ora è un uomo felice

Ma almeno c’è qualcuno che cinque anni fa ha deciso di voltare pagina. Simone Casale e il papà Luciano hanno letto, si sono informati, hanno consultato i siti delle aziende che fabbricano attrezzature per trovare risposta a un’idea che da un po’ di tempo frullava loro in testa: “Se ci fosse un’attrezzatura che ci permette con un solo passaggio di preparare un buon letto di semina…”.

Simone Casale, 58 ettari a Verrua Po, ha venduto aratro ed erpici dopo che ha visto che il sogno è diventato realtà, grazie all’acquisto di un coltivatore Kverneland CLC. Papà Luciano all’inizio era un po’ scettico ad abbandonare l’aratro e a vedere quella terra così poco uniforme, con i residui colturali mischiati alle zolle, ma ha lasciato fare e ora è soddisfatto. «Certo che si può fare a meno dell’aratura – dice Simone – soprattutto nei nostri terreni limosi che, proprio grazie alla minima lavorazione, trattengono meglio l’acqua. Che è tutta quella che viene dal cielo, perché qui da noi non si irriga».

Da sinistra Luciano Casale, Paolo Lesmo (concessionario Kverneland) e Simone Casale.
Da sinistra Luciano Casale, Paolo Lesmo (il loro concessionario Kverneland) e Simone Casale.
Il campo di colza in emergenza seminato dopo un solo passaggio di coltivatore Kverneland CLC su residui di frumento.
Il campo di colza in emergenza seminato dopo un solo passaggio di coltivatore Kverneland CLC su residui di frumento.

I vantaggi della minima lavorazione

Dopo cinque anni di minima lavorazione, ecco i cambiamenti che Simone Casale ha notato: «Innanzitutto ho risparmiato circa 12 mila euro di gasolio all’anno, che non è un dettaglio. Inoltre riesco a essere più tempestivo negli interventi in campo e l’emergenza delle colture è sempre perfetta e in anticipo rispetto a quella dei vicini che arano».

«Il controllo delle infestanti è superiore rispetto all’aratura – prosegue Simone – perché i residui colturali ostacolano la vita delle malerbe; infatti sul mais è sufficiente un trattamento in pre-emergenza. Qui da noi poi c’è tanta sorghetta: se aro la interro e le do speranze di vita, mentre in superficie durante l’inverno muore. Lo stesso vale per le larve di piralide: se aro sotto gli stocchi dove le larve svernano, le conservo, mentre se rimangono in superficie non resistono ai rigori dell’inverno. E poi dopo tanti anni finalmente ho rivisto i lombrichi nei miei appezzamenti! Oltre ad aumentare la fertilità del suolo, loro combattono i terricoli, tant’è che mi posso permettere di seminare seme mais non conciato. Insomma, sono davvero molto soddisfatto di questa scelta: mi è cambiata la vita!».

E le produzioni medie sono notevoli: «120 ql/ha di mais, 35-40 ql/ha di soia e 650 ql/ha di mais trinciato: sottolineo che è tutto senza irrigazione», spiega Simone.

Le speciali ancore del coltivatore CLC Evo che lavorano perfettamente il terreno, miscelandolo ai residui colturali senza inversione degli strati di suolo.
Le speciali ancore del coltivatore CLC Evo che lavorano perfettamente il terreno, miscelandolo ai residui colturali senza inversione degli strati di suolo.

La scelta del Kverneland CLC dopo avere provato la concorrenza

Ma perché Simone ha scelto il CLC di Kverneland? Lui risponde così: «Ho iniziato a fare la minima lavorazione con un altro attrezzo, ma devo dire che il CLC Evo Wings a due file è davvero tutta un’altra cosa. La preparazione del letto di semina con una sola passata è perfetta, grazie a tante particolarità costruttive che ho imparato ad apprezzare sul campo. E poi questo attrezzo è più leggero rispetto a quello che usavo prima ed è sufficiente un trattore da 160 cavalli».

«Il lavoro che fa il dente Kverneland è eccezionale – prosegue Simone – riesce a flettere a destra e a sinistra miscelando a meraviglia il terreno con i residui colturali e sminuzza in maniera definitiva le infestanti, senza la necessità di dover intervenire una seconda volta. E poi c’è l’effetto vibrante che il dente imprime al suolo, che riduce lo sforzo di traino e sminuzza la zollosità del suolo. Infine il dente, con le grosse alette, riesce a lavorare anche con la presenza di residui abbondanti e di notevoli dimensioni».

Per chi fa minima, le cover crops sono importanti

Sul CLC è stata montata anche la seminatrice Kverneland A-drill: «Certo – motiva Simone – perché facendo la minima lavorazione è buona norma tenere coperto il terreno tutto l’anno con le cover crops, che semino con un solo passaggio grazie all’abbinamento tra CLC e A-drill». Queste le cover che ha seminato: «Per ora un miscuglio di veccia, che fissa l’azoto, e frumento; ma userò anche pisello proteico e qualche cover geliva».

Ma i Casale continueranno a seminare frumento dopo la batosta del prezzo 2016? «Dobbiamo metterci in testa che sui prezzi dei prodotti nessuno può fare nulla – risponde Simone – quindi occorre ragionare facendo bene i conti sulla propria realtà aziendale e mettere in campo il massimo della capacità imprenditoriale. Certo che seminerò frumento, perché è fondamentale per la mia rotazione».

Emergenza del miscuglio di cover crops costituito da veccia e frumento.
Emergenza del miscuglio di cover crops costituito da veccia e frumento.

Quanto è difficile il cambio di mentalità!

I vicini dei Casale cosa dicono del loro nuovo sistema di lavoro? «Osservano in silenzio – risponde Simone – ma per ora continuano ad arare, dimenticandosi che la struttura del suolo e la sua vitalità sono i fattori più importanti che un agricoltore deve preservare». A fianco di un appezzamento dove i Casale hanno seminato la colza con un solo passaggio di CLC, c’è proprio un campo arato:

Su questo campo arato dovrà passare almeno due volte un erpice rotante per affinarlo prima della semina del cereale autunnale. Ma quanto costa? Qualcuno fa i conti?
Su questo campo arato dovrà passare almeno due volte un erpice rotante per affinarlo prima della semina del cereale autunnale. Ma quanto costa? Qualcuno fa i conti?

È stato lavorato con un trattore da 250 cavalli che pesa 130 quintali e ora si presenta con grosse zolle. Verrà affinato almeno due volte con un erpice da 5 metri, che procede alla velocità di 3 km/ora e ha un costo di almeno 75 euro/ha per passaggio. Il terreno, dopo, apparirà perfettamente livellato, uniforme e senza la minima presenza di residuo colturale: un tavolo da biliardo coperto da terra fine fine. Che se piove farà, come tutti gli anni, una bella crosta. Contenti loro…

Roberto Bartolini

Laureato in agraria all'Università di Bologna, giornalista professionista dal 1987, ha lavorato per 35 anni nel Gruppo Edagricole di Bologna, passando dal ruolo di redattore a quello direttore editoriale. Per oltre 15 anni è stato direttore responsabile del settimanale Terra e Vita. Oggi svolge attività di consulenza editoriale e agronomica, occupandosi di seminativi e di innovazione tecnologica.


3 commenti

  • Giuseppe D'Addario

    8 Ottobre 2016 at 11:35 am

    Leggendo l’articolo e in particolar modo mi sono soffermato sulla nota “I vantaggi della minima lavorazione”, e posso dire con certezza che di sicuro la minima apporta dei vantaggi per lo più economici e tecnico-operativi rispetto all’aratura ma che non sono né di calo delle infestanti né tantomeno di contenimento dell’ Ostrinia nubilalis; in primo luogo riguardo alle infestanti l’aratura consente di portare in profondità semi che non possono germinare riducendone così l’inoculo mentre riguardo al controllo della piralide, ricordo che fino al 1998 vigeva un decreto ministeriale che imponeva l’interramento, la distruzione.
    Mi sembrava d’obbligo puntualizzare questi aspetti, altrimenti se così non fosse bisognerebbe fare un bel falò di tutti i testi di agronomia e fitoiatria, nonché dei numerosi studi di settore a riguardo.
    Cordiali saluti

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    • Roberto Bartolini

      10 Ottobre 2016 at 4:07 pm

      Gentile dott. D’Addario, la ringrazio per le sue puntualizzazioni e per seguire il nostro lavoro informativo. Desidero sottolineare come le osservazioni fatte dall’agricoltore in questione trovano riscontro anche in tante altre realtà operative che abbiamo visitato. In campagna, come lei ben sa, non esistono verità assolute e valide ovunque, e quindi anche quello che dicono i testi sacri di agronomia e gli studi di settore vanno valutati con questa ottica.
      Cordialità.

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      • Efisio Marras

        11 Novembre 2016 at 3:34 pm

        La minima lavorazione apporta benefici anche in peschicoltura, sopratutto in terreni asfittici solitamente tenaci e poveri di sostanza organica, con una sola passata si può smuovere una crosta di terreno poco profonda seminare essenze vegetali che apportano sostanza organica e arieggiare il suolo. Le radici degli alberi continuano a vivere in un ambiente pedologico ottimale, tenendo gli attrezzi a presa di forza a riposo.

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